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Concorso spaccio stupefacenti: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso spaccio stupefacenti in relazione a un ingente quantitativo di droga. La Corte ha ritenuto che i motivi di ricorso fossero mere rivalutazioni dei fatti già esaminati, confermando la logicità della motivazione della Corte d’Appello sulla base di prove come il possesso di un cellulare dedicato e il comportamento dell’imputato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso spaccio stupefacenti: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Introduzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Il caso in esame riguarda un concorso spaccio stupefacenti aggravato dall’ingente quantitativo, dove la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, poiché mirava a una rivalutazione dei fatti già ampiamente analizzati nei precedenti gradi di giudizio. Analizziamo la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti di Causa

L’imputato era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di detenzione ai fini di spaccio di un’enorme quantità di sostanze stupefacenti, specificamente 344,80 kg di hashish e 8,70 kg di marijuana. La condanna era basata sull’ipotesi di concorso nel reato con un’altra persona.

La tesi difensiva sostenuta dall’imputato si fondava sulla sua presunta inconsapevolezza. Egli affermava di non conoscere il contenuto di una valigia che stava trasportando su un furgone da lui guidato, sostenendo che fosse stata caricata a sua insaputa. Negava inoltre di essere a conoscenza della detenzione della sostanza stupefacente presso i locali di un caf, le cui chiavi erano in possesso della coimputata.

I Motivi del Ricorso e il concorso spaccio stupefacenti

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello:

1. Difetto di motivazione: A suo dire, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente motivato la sua responsabilità a titolo di concorso nel reato. L’affermazione di colpevolezza si basava su elementi indiziari non sufficientemente provati.
2. Trattamento sanzionatorio eccessivo: Il ricorrente contestava la severità della pena, in particolare il diniego delle circostanze attenuanti generiche e il giudizio di bilanciamento con l’aggravante dell’ingente quantitativo di droga.

Con motivi nuovi, ha inoltre ribadito la presunta eccessività della pena, lamentando un’omessa valutazione delle sue doglianze da parte della corte territoriale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che le censure mosse dall’imputato fossero, in realtà, un tentativo di ottenere una nuova e più favorevole valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non riesamina le prove, ma si limita a verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Nel merito, i Giudici hanno sottolineato come la motivazione della Corte d’Appello fosse del tutto congrua e non manifestamente illogica. La tesi difensiva dell’imputato era stata giudicata ‘palesemente inveritiera’ sulla base di specifici elementi oggettivi:

* Comportamento dell’imputato: Dopo aver trasportato e condotto la valigia all’interno del locale, l’imputato non si era allontanato, ma era entrato insieme alla coimputata, trattenendosi per diversi minuti. Un comportamento ritenuto incompatibile con la sua presunta estraneità ai fatti.
* Mancanza di giustificazioni credibili: Il ricorrente non ha mai fornito una spiegazione plausibile del perché fosse entrato in quel locale e di cosa avesse fatto al suo interno con la coimputata.
* Il cellulare ‘dedicato’: Elemento decisivo è stato il possesso, da parte del ricorrente, di un telefono cellulare utilizzato esclusivamente per le comunicazioni con la coimputata. Tale circostanza è stata ritenuta sintomatica di una complicità tra i due, non altrimenti giustificata.

Anche riguardo al trattamento sanzionatorio, la Corte ha definito le decisioni del giudice di merito come ‘insindacabili’, poiché basate su criteri logici e pertinenti: l’ingente quantitativo di droga, la detenzione di strumenti per pesatura e confezionamento, un precedente specifico e la totale assenza di segni di resipiscenza o collaborazione con le autorità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per contestare l’apprezzamento delle prove operato dal giudice di merito, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o contraddittoria. Nel caso di concorso spaccio stupefacenti, la prova della complicità può derivare da una serie di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come il comportamento tenuto dagli imputati e l’uso di strumenti (come un cellulare dedicato) che denotano un rapporto di fiducia e un piano comune. La decisione ribadisce, infine, l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena, specialmente di fronte a reati di particolare gravità e in assenza di elementi positivi di valutazione della condotta dell’imputato.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare vizi di legittimità della sentenza, tendeva a ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. Questo tipo di riesame è precluso alla Corte di Cassazione.

Quali prove sono state considerate decisive per affermare il concorso nel reato?
La Corte ha ritenuto decisivi diversi elementi: il fatto che l’imputato, dopo aver trasportato la valigia, sia entrato nel locale con la coimputata rimanendovi per diversi minuti senza fornire una spiegazione credibile, e soprattutto il possesso di un cellulare dedicato esclusivamente alle comunicazioni con lei, considerato sintomo di una chiara complicità.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche non sono state concesse a causa della gravità del fatto (l’ingente quantitativo di stupefacenti), della presenza di un precedente penale specifico a carico dell’imputato e della sua mancata manifestazione di resipiscenza o di un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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