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Concorso spaccio stupefacenti: l’accompagnatore

Un individuo ha impugnato una misura cautelare per traffico di droga, sostenendo di essere stato un mero accompagnatore dell’acquirente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che facilitare attivamente un acquisto di droga, anche solo guidando l’auto, integra il reato di concorso spaccio stupefacenti se compiuto con consapevolezza. La Corte ha inoltre confermato la validità della misura cautelare basata su un concreto e attuale pericolo di recidiva.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Spaccio Stupefacenti: Quando l’Accompagnatore Diventa Complice

Offrire un passaggio a un amico può sembrare un gesto innocuo, ma cosa succede se la destinazione è un appuntamento per acquistare sostanze stupefacenti? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6859 del 2024, affronta un caso emblematico di concorso spaccio stupefacenti, chiarendo quando la condotta di un semplice accompagnatore si trasforma in una partecipazione penalmente rilevante. Questa decisione offre importanti spunti sulla differenza tra mera connivenza e contributo attivo al reato, nonché sui criteri per l’applicazione delle misure cautelari.

I Fatti: Dalla Semplice Accompagnata all’Accusa di Concorso

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Bari che applicava la misura cautelare dell’obbligo di dimora a un uomo. L’accusa era di aver concorso nell’acquisto di eroina e cocaina. L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso sostenendo di non essere un concorrente nel reato, ma un mero accompagnatore della coimputata, la quale era la reale acquirente e utilizzatrice della sostanza. A suo dire, il suo ruolo si sarebbe limitato a dare un passaggio, senza partecipare attivamente alla compravendita e senza trarne alcun vantaggio.

Il Tribunale del riesame, tuttavia, confermava la misura, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a stabilire se la condotta dell’uomo potesse effettivamente configurare un’ipotesi di concorso nel reato di spaccio.

La Valutazione del Concorso Spaccio Stupefacenti in Sede Cautelare

La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito alcuni principi fondamentali in materia di misure cautelari e concorso di persone nel reato.

Il Contributo ‘Agevolatore’ dell’Accompagnatore

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del contributo dell’indagato. Secondo i giudici, non è necessario che il contributo sia una condizione indispensabile per la realizzazione del reato (efficacia causale). È sufficiente che assuma la forma di un contributo agevolatore, ovvero un’azione che, pur non essendo essenziale, rende la commissione del crimine più semplice, veloce o meno rischiosa.

Nel caso di specie, l’uomo non si era limitato a essere presente passivamente. Dalle intercettazioni telefoniche era emerso che aveva accompagnato la coimputata su sua “espressa e pressante richiesta”, consentendole di raggiungere rapidamente il luogo della consegna. Questo comportamento, secondo la Corte, ha facilitato la condotta criminosa, integrando a pieno titolo un contributo attivo.

Differenza tra Connivenza e Partecipazione Attiva

La sentenza traccia una linea netta tra la connivenza non punibile e la partecipazione attiva. La connivenza si ha quando una persona è a conoscenza del reato altrui ma rimane completamente passiva. La partecipazione, invece, richiede un comportamento esteriore che fornisca un contributo apprezzabile, anche solo rafforzando il proposito criminoso altrui o facilitandone l’esecuzione.

L’aver accompagnato la donna, nella piena consapevolezza della finalità criminale del viaggio, è stato considerato un comportamento attivo e un contributo causale idoneo a escludere la mera connivenza.

Le Esigenze Cautelari e il Pericolo Attuale di Recidiva

Un altro motivo di ricorso riguardava la sussistenza delle esigenze cautelari. La difesa sosteneva che, trattandosi di un singolo episodio risalente nel tempo e di modesta entità, non vi fosse un pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato. La Corte ha respinto anche questa argomentazione.

I giudici hanno chiarito che il requisito dell'”attualità” del pericolo non va inteso come imminenza di commissione di nuovi reati. Si tratta, piuttosto, di una prognosi basata su elementi concreti che rivelano una continuità nel rischio di recidiva. Nel caso esaminato, il Tribunale aveva correttamente valorizzato non solo la gravità del fatto, ma anche le modalità della condotta (l’immediata disponibilità a contribuire all’illecito), i precedenti penali specifici dell’indagato e la sua personalità, elementi che rendevano probabile una “ricaduta nel delitto prossima”.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto la decisione del Tribunale del riesame immune da vizi logici o giuridici. La valutazione dei gravi indizi di colpevolezza era fondata su una corretta interpretazione delle risultanze investigative, in particolare delle conversazioni telefoniche intercettate. Da queste emergeva che l’indagato aveva fornito un contributo fattivo alla cessione della sostanza, accompagnando l’acquirente nel luogo della consegna e agevolando così la condotta criminosa. La Corte ha sottolineato che, ai fini del concorso, è sufficiente una condotta che faciliti l’esecuzione del reato, aumentandone le probabilità di riuscita. Anche la valutazione sulle esigenze cautelari è stata considerata corretta, poiché basata su una analisi complessiva della personalità dell’indagato e delle circostanze del fatto, che giustificavano una prognosi di pericolosità sociale attuale e concreta, nonostante il tempo trascorso dall’episodio.

Conclusioni

La sentenza n. 6859/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: nel concorso spaccio stupefacenti, anche un’azione apparentemente secondaria come quella di accompagnare l’acquirente può configurare una piena responsabilità penale. Ciò che conta è la consapevolezza della finalità illecita e il contributo, anche solo agevolatore, fornito alla sua realizzazione. La decisione conferma inoltre che la valutazione del pericolo di recidiva deve essere ancorata a elementi concreti e attuali, che vanno oltre il singolo episodio e considerano la personalità complessiva dell’indagato.

Chi accompagna un acquirente di droga commette reato?
Sì, può commettere il reato di concorso in acquisto di stupefacenti se la sua condotta non è di mera presenza passiva, ma costituisce un contributo attivo e consapevole che facilita la commissione del reato, ad esempio fornendo il mezzo di trasporto per raggiungere il luogo dello scambio.

Cosa significa ‘contributo agevolatore’ nel concorso di persone nel reato?
Significa fornire un aiuto che, pur non essendo indispensabile per la commissione del reato, lo rende più facile, più sicuro o meno incerto. La sentenza chiarisce che anche questo tipo di contributo è sufficiente per essere considerati complici.

Quando il pericolo di commettere nuovi reati è considerato ‘attuale’ per applicare una misura cautelare?
Il pericolo è considerato ‘attuale’ non quando c’è l’imminenza di un nuovo reato, ma quando un’analisi della personalità dell’indagato, dei suoi precedenti e delle concrete condizioni di vita porta a ritenere probabile una ricaduta nel delitto in un futuro prossimo, anche se non immediatamente. La valutazione si basa su elementi concreti e non su mere congetture.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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