LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso spaccio stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che, in caso di concorso spaccio stupefacenti, ogni correo risponde dell’intera quantità di droga, indipendentemente da chi la deteneva materialmente. La finalità di spaccio è stata confermata da indizi quali la suddivisione in dosi e il tentativo di occultamento della sostanza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Spaccio Stupefacenti: Se Detieni Solo una Parte, Rispondi per Tutto?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di concorso spaccio stupefacenti. Anche se un soggetto viene trovato in possesso solo di una frazione della droga, se agisce in collaborazione con altri, risponde penalmente per l’intero quantitativo. Questa decisione chiarisce come la responsabilità penale venga estesa a tutti i correi quando l’azione criminale è frutto di un piano condiviso.

Il Caso in Esame: Dalla Difesa dell’Uso Personale alla Condanna per Spaccio

Il caso ha origine dalla condanna di un giovane, confermata in appello, per detenzione ai fini di spaccio di cannabis. L’imputato era stato trovato in possesso di 13 involucri contenenti sostanza stupefacente, per un totale di 74 dosi, in concorso con un’altra persona, nel frattempo deceduta.

La difesa del ricorrente si basava su un punto cruciale: egli sosteneva di essere stato trovato in possesso di soli 3 grammi di sostanza, destinati a uso personale, e che la quantità maggiore (circa 15,5 grammi) era stata consegnata spontaneamente dal suo coimputato. Secondo la sua tesi, i giudici di merito avrebbero erroneamente attribuito anche a lui la disponibilità dell’intero quantitativo, senza provare la reale finalità di spaccio della sua condotta.

La Decisione della Cassazione e il principio del concorso spaccio stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte infondate e volte a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha evidenziato come la sentenza impugnata avesse motivato in modo logico ed esauriente la responsabilità del ricorrente.

La Logica del “Fatto Unico” nel Concorso di Reato

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 110 del codice penale sul concorso di persone nel reato. I giudici hanno chiarito che, quando più persone agiscono insieme per commettere un reato, il fatto è considerato unico e viene addebitato a tutti i partecipanti. Di conseguenza, è irrilevante stabilire chi detenesse materialmente una parte piuttosto che un’altra della droga. L’intero quantitativo viene imputato a ciascun correo, poiché l’azione è il risultato di una volontà comune.

Gli Indizi che Incriminano: Oltre la Quantità

La Corte ha inoltre valorizzato le circostanze concrete dell’azione per desumere la finalità di spaccio. Non era solo la quantità a contare, ma una serie di elementi probatori che, letti insieme, delineavano un quadro inequivocabile:

* La suddivisione in dosi: Lo stupefacente era già confezionato in 13 involucri e 74 dosi, un chiaro indizio di una destinazione alla vendita.
* L’occultamento: L’imputato aveva tentato di nascondere la sostanza in una fessura di un muro.
* Il ruolo di “palo”: Il coimputato svolgeva la funzione di vedetta.
* La fuga: Entrambi si erano allontanati repentinamente alla vista degli agenti.

Questi comportamenti, secondo la Corte, erano incompatibili con la tesi dell’uso personale e confermavano pienamente l’intento di spacciare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione di inammissibilità sottolineando che le argomentazioni del ricorrente non denunciavano vizi di legittimità della sentenza d’appello, ma si limitavano a proporre una lettura alternativa e più favorevole degli elementi di prova. Questo tipo di valutazione è riservato ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere oggetto del giudizio di cassazione. La sentenza impugnata è stata ritenuta immune da vizi logici o giuridici, in quanto ha correttamente applicato il principio del concorso spaccio stupefacenti e ha basato la condanna su un’analisi complessiva e coerente degli indizi raccolti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulle dinamiche del concorso di persone nei reati di droga. La lezione è chiara: partecipare a un’attività di spaccio, anche con un ruolo apparentemente marginale o detenendo solo una piccola parte della sostanza, comporta la piena responsabilità per l’intero reato. Le circostanze fattuali, come il confezionamento in dosi e i tentativi di eludere i controlli, assumono un peso decisivo nel distinguere l’uso personale dallo spaccio, con conseguenze penali molto diverse. La decisione conferma quindi un orientamento consolidato, ribadendo che la valutazione delle prove è compito dei giudici di merito e che in Cassazione si può contestare solo la corretta applicazione della legge.

Se vengo trovato con una piccola quantità di droga ma sono con un’altra persona che ne ha di più, posso essere accusato di spaccio per l’intera quantità?
Sì. Secondo la Corte, se si agisce in concorso con un’altra persona, si risponde per l’intero quantitativo di stupefacente detenuto da entrambi, poiché il reato viene considerato un’azione unica realizzata dai due correi.

Quali elementi, oltre alla quantità, possono dimostrare la finalità di spaccio?
La sentenza evidenzia che elementi come la suddivisione della sostanza in singole dosi, il tentativo di occultarla e la fuga alla vista delle forze dell’ordine sono circostanze che, valutate insieme, possono logicamente dimostrare l’intenzione di spacciare.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove del processo?
No. Il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile proprio perché tendeva a una rilettura dei fatti e a una valutazione alternativa delle prove, cosa non consentita in sede di legittimità. La Cassazione valuta solo la corretta applicazione della legge, non il merito dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati