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Concorso spaccio: presenza in auto non è connivenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo in custodia cautelare per concorso spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo, passeggero di un’auto in cui è stata trovata cocaina, sosteneva la propria estraneità ai fatti, invocando la mera connivenza. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale del Riesame, ritenendo che elementi come la posizione della droga vicino al passeggero e l’inverosimiglianza delle giustificazioni fornite costituissero gravi indizi di un contributo attivo al reato, distinguendo nettamente tale condotta dalla passiva connivenza non punibile.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso spaccio: la sottile linea tra partecipazione e semplice presenza

Essere presenti al momento della commissione di un reato non significa automaticamente esserne complici. Tuttavia, la recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26305/2024 ci offre un importante chiarimento sulla differenza tra la mera connivenza (non punibile) e il concorso spaccio di sostanze stupefacenti. Il caso analizzato riguarda un uomo, passeggero di un’auto, arrestato dopo il ritrovamento di un ingente quantitativo di cocaina. La sua difesa si basava sull’estraneità ai fatti, ma la Suprema Corte ha confermato la misura cautelare, delineando i criteri per cui una presenza può essere considerata un contributo attivo al crimine.

I fatti del caso

Durante un controllo di polizia effettuato in tarda serata, due uomini a bordo di un’autovettura vengono fermati. L’uomo alla guida è il proprietario del veicolo, mentre sul sedile del passeggero siede l’indagato, soggetto a sorveglianza speciale e privo di patente. A seguito del controllo, nel vano portaoggetti dello sportello anteriore destro, quindi dal lato del passeggero, le forze dell’ordine rinvengono due involucri contenenti 166 grammi di cocaina. Entrambi gli occupanti del veicolo vengono arrestati in flagranza di reato. Il Tribunale del Riesame conferma la custodia cautelare in carcere per il passeggero, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza per concorso spaccio.

Le argomentazioni della difesa e il ricorso in Cassazione

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione del Tribunale. I punti principali del ricorso erano:

* Mancanza di un contributo attivo: Si sosteneva che la condotta del passeggero potesse al massimo configurarsi come mera connivenza, un atteggiamento passivo non punibile, e non come un concorso di persone nel reato.
* Logica del nascondiglio: Secondo la difesa, se ci fosse stato un accordo per nascondere la droga, sarebbe stato utilizzato il cruscotto chiuso e non un vano portaoggetti aperto e facilmente visibile.
* Inverosimiglianza delle motivazioni del Tribunale: Veniva criticata la tesi del Tribunale secondo cui fosse ‘inverosimile’ uscire per un caffè alle 20:00 di un giorno feriale, definendola una regola di giudizio singolare.
* Irrilevanza di altri procedimenti: La difesa ha sottolineato che, nonostante l’arresto, il Tribunale di Sorveglianza non aveva revocato la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali a cui l’indagato era sottoposto, un elemento che a suo dire doveva essere considerato.

La decisione della Cassazione sul concorso spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, la motivazione del Tribunale del Riesame è stata giudicata coerente, logica e priva di vizi.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il Tribunale ha correttamente fondato la sua decisione su una pluralità di elementi che, letti congiuntamente, superavano la soglia dei gravi indizi di colpevolezza per concorso spaccio. Questi elementi includevano:

1. La posizione della droga: La sostanza stupefacente era stata trovata nel vano portaoggetti dello sportello del passeggero, un’area nella sua diretta disponibilità. Questo non è un dettaglio trascurabile.
2. Il comportamento degli indagati: Al momento del controllo, sia il conducente che il passeggero avevano mostrato evidenti segni di nervosismo.
3. L’inverosimiglianza delle dichiarazioni: Le versioni fornite da entrambi sono state ritenute poco credibili. Il conducente aveva affermato di aver acquistato la droga poco prima di incontrare l’amico, ignaro di tutto, ma il prezzo indicato era troppo basso e la scelta di riporre un quantitativo così importante in un vano non chiuso appariva illogica. Anche la giustificazione del passeggero (un semplice caffè) è stata giudicata debole nel contesto generale.

La Cassazione ha chiarito che il concorso di persone nel reato richiede un contributo consapevole, positivo, sia esso morale o materiale, all’altrui condotta criminosa. La connivenza, al contrario, presuppone un comportamento meramente passivo. Nel caso in esame, gli elementi raccolti hanno permesso al giudice di merito di concludere, in modo non irragionevole, che l’indagato non fosse un mero spettatore, ma un partecipe attivo alla detenzione della sostanza. Infine, la Corte ha specificato che la decisione del Tribunale di Sorveglianza in un procedimento diverso è inconferente, poiché la valutazione sulla misura cautelare deve basarsi esclusivamente sugli argomenti e sugli atti del procedimento in corso.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la distinzione tra concorso spaccio e connivenza si gioca sull’analisi complessiva del contesto e degli elementi fattuali. La semplice presenza su un’auto dove viene trovata droga non è di per sé sufficiente per una condanna, ma può diventarlo quando è accompagnata da altri indizi (come la posizione della sostanza, il comportamento dei soggetti, l’incoerenza delle giustificazioni) che, nel loro insieme, delineano un quadro di partecipazione consapevole all’attività illecita. Il giudizio del giudice di merito, se logicamente motivato, non può essere messo in discussione in sede di legittimità con una semplice rilettura alternativa dei fatti.

Essere passeggero in un’auto con droga costituisce sempre concorso nello spaccio?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che è necessario dimostrare un contributo attivo, materiale o morale, alla condotta illecita. La mera presenza passiva (connivenza) non è punibile. Tuttavia, la presenza, unita ad altri elementi indiziari come la collocazione della droga o l’inverosimiglianza delle giustificazioni, può integrare i gravi indizi di colpevolezza per concorso nel reato.

Qual è la differenza tra connivenza non punibile e concorso nel reato?
La connivenza è un atteggiamento puramente passivo, una sorta di tolleranza dell’illecito altrui senza fornire alcun aiuto. Il concorso nel reato (ex art. 110 c.p.), invece, richiede un contributo causale positivo alla commissione del crimine. Questo contributo può essere materiale (compiere una parte dell’azione) o morale (rafforzare l’intento criminoso altrui).

Il ricorso in Cassazione può riesaminare i fatti di un caso?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o i fatti (ad esempio, decidere se un testimone sia credibile o meno), ma solo verificare che il giudice del precedente grado di giudizio abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e non contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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