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Concorso spaccio droga: fischio e fuga bastano?

Un individuo ricorre contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso spaccio droga, sostenendo di aver solo fischiato e di essere fuggito per paura. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il ruolo di ‘vedetta’, manifestato con un fischio di allarme e la fuga coordinata, costituisce piena partecipazione al reato e giustifica la misura restrittiva, anche per un soggetto incensurato.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Spaccio Droga: il Ruolo della “Vedetta” secondo la Cassazione

Un semplice fischio e una fuga possono bastare a configurare un concorso spaccio droga? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7438/2024, ha risposto affermativamente, delineando con chiarezza i contorni del ruolo della cosiddetta “vedetta” e le sue responsabilità penali. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere come anche un contributo apparentemente marginale possa essere considerato una piena partecipazione al reato.

I Fatti del Caso: un Fischio e una Fuga Sospetti

Il caso ha origine da un’operazione di polizia in un parco cittadino, durante la quale le forze dell’ordine intervengono per fermare una cessione di oltre due chilogrammi di cocaina. Un individuo, seduto in disparte su una panchina, al momento dell’arrivo degli agenti emette un fischio e si dà alla fuga insieme agli altri soggetti coinvolti nella compravendita.

Sulla base di questi elementi, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva per lui la custodia cautelare in carcere, ritenendo il suo comportamento un chiaro indizio del ruolo di vedetta, essenziale per la riuscita dell’operazione illecita. La decisione veniva confermata anche dal Tribunale del Riesame.

I Motivi del Ricorso: Paura o Partecipazione al Reato?

L’indagato presentava ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:

1. Insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: Sosteneva di aver fischiato e di essere fuggito unicamente per paura, in modo autonomo e non coordinato con gli altri, e di non aver partecipato attivamente alla cessione della droga.
2. Inadeguatezza della misura cautelare: Essendo incensurato, riteneva la custodia in carcere una misura sproporzionata, lamentando che il Tribunale avesse erroneamente valutato la sua pericolosità sulla base dei precedenti penali di un coindagato.

Il Concorso Spaccio Droga e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando le argomentazioni della difesa e confermando la validità dell’ordinanza cautelare. Vediamo nel dettaglio le motivazioni della Suprema Corte.

La Valutazione dei Gravi Indizi di Colpevolezza

Secondo la Corte, l’interpretazione del Tribunale del Riesame era immune da vizi logici. Il comportamento dell’indagato – il fischio per allertare i complici e la fuga contestuale – non poteva essere liquidato come una reazione di paura. Al contrario, questi elementi rappresentavano gravi indizi del suo ruolo attivo di “vedetta”. Tale contributo, pur non consistendo nella manipolazione diretta dello stupefacente, è considerato essenziale per la buona riuscita del reato, integrando così a pieno titolo il concorso spaccio droga e non un meno grave reato di favoreggiamento.

La Giustificazione delle Esigenze Cautelari

Anche riguardo alla misura applicata, la Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale adeguata. La custodia in carcere non era basata solo sulla gravità del reato, ma su elementi concreti che indicavano un pericolo di recidiva:

* Modalità professionali: L’operazione di spaccio era strutturata e non occasionale.
* Condizione personale: L’indagato era privo di una fissa dimora e di fonti di reddito lecite.
* Contesto criminale: I precedenti del coindagato non sono stati usati per giudicare l’indagato, ma per inquadrare l’elevato spessore criminale del contesto in cui si era inserito.

Questi fattori rendevano la custodia in carcere l’unica misura idonea a prevenire la reiterazione del reato, essendo gli arresti domiciliari impraticabili e insufficienti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio che la valutazione dei fatti e la loro interpretazione logica spettano al giudice di merito. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale del Riesame se quest’ultima è congrua e priva di palesi illogicità. Nel caso di specie, ritenere che un fischio seguito da una fuga coordinata fosse un segnale di allarme è stata considerata una deduzione logica e plausibile, sufficiente a configurare i gravi indizi di colpevolezza per il concorso spaccio droga. La Corte ha ribadito che il contributo della vedetta è un elemento che facilita l’esecuzione del reato, configurando una piena partecipazione e non un semplice aiuto esterno.

Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione?

La sentenza n. 7438/2024 rafforza un principio consolidato nella giurisprudenza: nel concorso spaccio droga, ogni contributo funzionale alla riuscita dell’illecito è penalmente rilevante. Anche chi non tocca materialmente la sostanza stupefacente, ma svolge un ruolo di supporto strategico come quello della vedetta, è considerato concorrente a tutti gli effetti. La decisione evidenzia inoltre come, ai fini delle misure cautelari, la valutazione del pericolo di recidiva si basi su un’analisi complessiva della condotta, del contesto e delle condizioni di vita dell’indagato, andando oltre la mera assenza di precedenti penali.

Fischiare e scappare all’arrivo della polizia è sufficiente per essere accusato di concorso in spaccio di droga?
Sì. Secondo la sentenza, se tali azioni possono essere logicamente interpretate come un segnale di allarme per i complici (il ruolo di ‘vedetta’), costituiscono un contributo essenziale al reato e sono considerate un grave indizio di colpevolezza per concorso spaccio droga.

Perché è stata confermata la custodia in carcere per una persona incensurata?
La misura è stata confermata non solo per la gravità del fatto, ma per la presenza di concreti elementi indicativi di un pericolo di reiterazione del reato, come le modalità professionali dell’operazione, la grande quantità di stupefacente e la condizione personale dell’indagato (senza fissa dimora né redditi leciti), che rendevano ogni altra misura inadeguata.

Il ruolo di ‘vedetta’ è considerato un semplice favoreggiamento o un concorso pieno nel reato?
La sentenza chiarisce che il ruolo di vedetta costituisce un concorso effettivo alla compravendita di droga. Fornire una copertura per avvisare dell’arrivo delle forze dell’ordine è un contributo causale fondamentale per la riuscita del reato, configurando quindi una piena partecipazione e non un meno grave favoreggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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