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Concorso ricettazione e art. 474 c.p.: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un venditore ambulante condannato per ricettazione di sciarpe contraffatte. La sentenza stabilisce un principio chiave sul concorso ricettazione e commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.), affermando che i due reati possono coesistere in quanto descrivono condotte diverse e non sussiste tra loro un rapporto di specialità. Il ricorso è stato giudicato generico e meramente ripetitivo dei motivi d’appello.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso tra Ricettazione e Commercio di Prodotti Falsi: La Cassazione fa Chiarezza

Chi acquista e poi vende merce contraffatta può essere accusato di due reati distinti? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24281/2025, si è pronunciata su un caso emblematico, affrontando la delicata questione del concorso ricettazione e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.). La decisione ribadisce principi fondamentali sia di diritto penale sostanziale che processuale, offrendo spunti cruciali per la difesa in procedimenti simili.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un venditore ambulante, ritenuto responsabile del reato di ricettazione per il possesso di quattro sciarpe contraffatte, raffiguranti l’effigie di un noto cantante. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, dichiarando prescritto il reato di cui all’art. 474 c.p. (commercio di prodotti falsi) ma confermando la condanna per la ricettazione (art. 648 c.p.), ricalcolando la pena.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso: il concorso ricettazione in discussione

La difesa ha articolato il ricorso su quattro punti principali:

1. Vizio di motivazione: La valutazione della prova si basava esclusivamente sul possesso di un numero esiguo di sciarpe, senza considerare adeguatamente l’effettiva esistenza di un marchio protetto e il contesto di modesta vendita ambulante.
2. Violazione di legge sul concorso di reati: Secondo il ricorrente, i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.) non possono concorrere, data la presunta relazione di specialità tra le due norme.
3. Mancanza del dolo: La difesa sosteneva l’impossibilità di provare il dolo diretto richiesto per la ricettazione, suggerendo che al massimo si potesse configurare un dolo eventuale (non compatibile con tale reato) o, più correttamente, la fattispecie meno grave di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.).
4. Pena eccessiva: Si lamentava l’applicazione di una pena sproporzionata rispetto alla modesta entità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concorso ricettazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando implicitamente la decisione dei giudici di merito. La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni sia di carattere processuale che sostanziale, ritenendo i motivi del ricorso generici, manifestamente infondati e meramente reiterativi di doglianze già respinte in appello.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento su diversi piani. In primo luogo, ha sottolineato come il ricorso non si confrontasse criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre le stesse argomentazioni dell’appello. Questo comportamento processuale è sanzionato con l’inammissibilità, specialmente in presenza di una cosiddetta “doppia conforme”, ovvero quando le sentenze di primo e secondo grado giungono alle medesime conclusioni logico-argomentative.

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: il delitto di ricettazione (art. 648 c.p.) e quello di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) possono concorrere. Le due fattispecie incriminatrici, infatti, descrivono condotte diverse sia sul piano strutturale che cronologico. La ricettazione punisce l’acquisto o la ricezione di beni di provenienza illecita, mentre l’art. 474 c.p. sanziona la successiva messa in commercio di tali beni. Non esiste, pertanto, un rapporto di specialità che possa assorbire un reato nell’altro.

La Corte ha inoltre ritenuto corretta e adeguatamente motivata la valutazione della Corte d’Appello riguardo alla sussistenza del reato di ricettazione, inclusa la consapevolezza da parte dell’imputato della contraffazione dei prodotti. Questo ha escluso la possibilità di riqualificare il fatto nella meno grave ipotesi dell’art. 712 c.p.

Infine, anche il motivo relativo all’eccessività della pena è stato giudicato generico. La Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero esplicitamente giustificato la dosimetria della pena, tenendo conto dei numerosi precedenti penali specifici del ricorrente, che impedivano di considerare il fatto di modesta portata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. La prima, di natura sostanziale, è la conferma della piena compatibilità e del possibile concorso tra ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. Chi acquista merce falsa per rivenderla commette due reati distinti e può essere punito per entrambi. La seconda lezione è di carattere processuale: un ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione dei motivi d’appello, ma deve contenere una critica puntuale e argomentata della decisione di secondo grado, pena la sua inammissibilità. Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso che mira a preservare la funzione di legittimità della Corte di Cassazione.

È possibile essere condannati sia per ricettazione (art. 648 c.p.) che per commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) per la stessa merce?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che i due reati possono concorrere. Essi descrivono condotte diverse sia sotto il profilo strutturale che cronologico (la prima riguarda la ricezione di merce illecita, la seconda la sua commercializzazione) e tra di essi non sussiste un rapporto di specialità.

Un ricorso in Cassazione che ripete gli stessi motivi dell’appello è valido?
No, la Corte ha dichiarato tale ricorso inammissibile. Un ricorso è considerato generico e reiterativo se non si confronta criticamente con la motivazione della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte.

Per il reato di ricettazione è sufficiente il dolo eventuale?
La sentenza chiarisce che il dolo eventuale è ritenuto incompatibile con il delitto di ricettazione. Tuttavia, nel caso specifico, i giudici di merito avevano accertato la piena consapevolezza dell’imputato riguardo alla provenienza illecita della merce, configurando quindi un dolo diretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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