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Concorso reati tributari: l’aggravante si estende

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro un sequestro preventivo. La sentenza chiarisce che nel concorso in reati tributari, l’aggravante per l’uso di schemi di evasione ideati da un professionista si estende a tutti i partecipanti, non solo al professionista stesso. La Corte ha inoltre ribadito che non è possibile introdurre nuovi motivi di ricorso in sede di legittimità se non sono stati presentati nel precedente grado di giudizio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Reati Tributari: L’Aggravante del Professionista si Estende a Tutti i Partecipanti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel concorso in reati tributari: l’applicabilità dell’aggravante legata all’elaborazione di modelli di evasione fiscale da parte di un professionista. La decisione chiarisce che tale circostanza non riguarda solo l’ideatore dello schema, ma si estende a tutti coloro che partecipano all’illecito, a condizione che ne siano consapevoli. Questo principio rafforza la responsabilità solidale nelle frodi fiscali complesse.

Il Caso: Sequestro Preventivo e Appello

Il caso origina dal ricorso di un imprenditore contro un’ordinanza del Tribunale di Bergamo, che aveva confermato un sequestro preventivo sui suoi beni. Il sequestro era finalizzato alla confisca del profitto derivante da un reato di omessa dichiarazione, contestato in concorso con un professionista. La difesa dell’imprenditore sosteneva che l’aggravante specifica, prevista dall’art. 13-bis del D.Lgs. 74/2000 per chi elabora o commercializza modelli di evasione fiscale, dovesse applicarsi esclusivamente al professionista coinvolto e non a lui, in qualità di concorrente extraneus.

Inoltre, il ricorrente lamentava la mancanza di motivazione riguardo al periculum in mora, ovvero il rischio concreto che i beni potessero essere dispersi prima della fine del processo.

L’Aggravante nel Concorso in Reati Tributari

Il punto centrale della controversia legale riguardava l’estensione dell’aggravante a tutti i partecipanti al reato. Secondo la tesi difensiva, l’aggravante avrebbe una natura strettamente personale, legata alla qualifica di professionista. Tuttavia, la Procura e i giudici di merito avevano adottato un’interpretazione differente, ritenendo che la circostanza aggravante si comunicasse a tutti i concorrenti che ne fossero a conoscenza.

La questione è di fondamentale importanza, poiché l’applicazione dell’aggravante incide non solo sulla pena, ma anche sulla legittimità e sull’entità delle misure cautelari reali, come il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale di Bergamo e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione della normativa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive punto per punto. In primo luogo, ha stabilito che la motivazione del Tribunale non era affatto “apparente”, ma rappresentava una piena e consapevole adesione alle valutazioni del giudice precedente. L’indicazione del professionista nell’imputazione serviva solo a identificare chi possedesse la qualifica richiesta dalla norma, non a escludere l’applicabilità dell’aggravante agli altri concorrenti.

Il Collegio ha ribadito l’orientamento consolidato secondo cui l’aggravante dell’art. 13-bis, comma 3, del D.Lgs. 74/2000 è una circostanza a “matrice mista”, sia oggettiva (perché riguarda le modalità della condotta) sia soggettiva (perché richiede un coefficiente di colpevolezza). Di conseguenza, essa si estende ai concorrenti diversi dal professionista, a patto che questi fossero a conoscenza del fatto che il reato veniva commesso tramite l’elaborazione di modelli di evasione fiscale. La condotta agevolata dal professionista diventa un elemento del fatto tipico a cui tutti i concorrenti consapevoli partecipano.

Infine, per quanto riguarda la censura sulla mancanza di motivazione del periculum in mora, la Corte ha rilevato un vizio procedurale dirimente: la questione non era stata sollevata nel precedente atto di appello. Pertanto, essendo stata introdotta per la prima volta in Cassazione, è stata dichiarata inammissibile. Questo principio impedisce di utilizzare il ricorso di legittimità per sollevare questioni che dovevano essere discusse nei gradi di merito.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio di rigore nel contrasto alle frodi fiscali strutturate. Le conclusioni che possiamo trarre sono due: primo, chiunque partecipi a un reato fiscale sapendo che si basa su schemi fraudolenti ideati da un professionista, risponderà della relativa aggravante, con tutte le conseguenze in termini di pena e di misure patrimoniali. Secondo, la strategia processuale è fondamentale: le eccezioni e i motivi di doglianza devono essere tempestivamente sollevati nei gradi di merito, pena l’inammissibilità in Cassazione. Questa decisione, quindi, non solo chiarisce un importante aspetto del diritto penale tributario, ma serve anche da monito sull’importanza di una difesa tecnica completa sin dalle prime fasi del procedimento.

L’aggravante per i reati tributari commessi con l’aiuto di un professionista si applica anche a chi non ha tale qualifica?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’aggravante prevista dall’art. 13-bis, comma 3, D.Lgs. 74/2000, si estende a tutti i concorrenti nel reato, a condizione che siano consapevoli che l’illecito è stato commesso attraverso l’elaborazione o la commercializzazione di modelli di evasione fiscale.

È possibile sollevare un nuovo motivo di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla mancanza di motivazione sul periculum in mora perché non era stato dedotto nel precedente atto di appello. Non è possibile introdurre censure nuove nel giudizio di legittimità.

La responsabilità nel concorso in reati tributari è limitata al proprio ruolo?
No, secondo la sentenza, la responsabilità si estende agli elementi del reato di cui il concorrente è a conoscenza. Se un imprenditore partecipa a un’evasione sapendo che si basa su uno schema ideato da un consulente, risponderà anche della circostanza aggravante legata a tale modalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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