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Concorso nel reato immigrazione: prova e Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso nel reato di immigrazione clandestina. La condanna, confermata in appello, si basa su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti: la stessa nazionalità degli scafisti (diversa da quella di tutti i migranti), il possesso di due cellulari, coltelli e uno sfollagente. Secondo i giudici, questi elementi, valutati nel loro complesso, dimostrano un ruolo attivo e non quello di un semplice passeggero, rendendo la motivazione della corte d’appello logica e coerente.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso nel Reato di Immigrazione: Prova Indiziaria e Ruolo della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26568 del 2024, affronta un caso di concorso nel reato di immigrazione clandestina, chiarendo quali elementi indiziari possono essere sufficienti a fondare una condanna. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione complessiva delle prove e i limiti del sindacato di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per aver contribuito all’ingresso illegale di cittadini stranieri nel territorio dello Stato. La sua difesa sosteneva che egli fosse un semplice passeggero, il quale, avendo pagato una somma maggiore, aveva ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri migranti, senza però partecipare attivamente all’organizzazione criminale.

Secondo la tesi difensiva, il ricorrente non avrebbe viaggiato ‘sottocoperta’ come gli altri e gli oggetti personali sequestratigli – due cellulari, due coltelli e uno sfollagente – gli erano stati appena restituiti dagli scafisti. Pertanto, questi elementi non potevano provare un suo ruolo attivo nel reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che le censure mosse dalla difesa fossero manifestamente infondate e mirassero, in realtà, a una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha confermato la solidità del ragionamento seguito dai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), i quali avevano basato la condanna su un quadro probatorio coerente e logico.

Le Motivazioni: Come si Prova il Concorso nel Reato di Immigrazione?

La Corte di Cassazione ha evidenziato come la decisione dei giudici di merito fosse fondata su una pluralità di elementi indiziari che, letti congiuntamente, assumevano un chiaro significato accusatorio. La motivazione della condanna si basa su tre pilastri principali:

1. La Nazionalità del Ricorrente

Un dato ritenuto ‘estremamente significativo’ è la nazionalità dell’imputato, turca, la stessa degli altri due scafisti identificati. Al contrario, tutti gli altri migranti trasportati erano di nazionalità egiziana. Questa coincidenza, secondo i giudici, non era casuale ma rappresentava un forte indizio di appartenenza al gruppo organizzatore.

2. Gli Oggetti Sequestrati

La difesa aveva tentato di minimizzare il peso del sequestro di due cellulari, due coltelli e uno sfollagente, sostenendo che fossero semplici oggetti personali appena restituiti. La Corte ha respinto questa tesi, definendola ‘inverosimile’. In particolare, il rinvenimento dello sfollagente è stato considerato un elemento cruciale, poiché tale strumento era stato utilizzato proprio per costringere i migranti a rimanere sottocoperta, dimostrando un ruolo di controllo e coercizione.

3. La Valutazione Complessiva e la Coerenza Logica

La Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il suo compito non è rivalutare le prove, ma verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e completa. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una spiegazione esaustiva e convincente, integrando la sentenza di primo grado e rispondendo a tutte le obiezioni difensive. Il tentativo del ricorrente di proporre una ‘diversa e alternativa lettura dell’istruttoria’ è stato giudicato inconferente e inammissibile.

Conclusioni

La sentenza in esame offre importanti spunti sulla prova del concorso nel reato di immigrazione clandestina. Dimostra come, in assenza di prove dirette, una condanna possa legittimamente basarsi su un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti. Elementi come la nazionalità, il possesso di specifici oggetti funzionali al controllo dei migranti e la generale inverosimiglianza delle giustificazioni fornite dall’imputato possono, se valutati unitariamente, costituire una prova sufficiente della colpevolezza. La decisione riafferma inoltre il perimetro del giudizio di Cassazione, che si concentra sulla correttezza giuridica e logica della motivazione, senza poter entrare nel merito dei fatti già accertati nei precedenti gradi di giudizio.

La nazionalità condivisa con gli scafisti può essere un indizio di colpevolezza?
Sì, secondo la sentenza, la condivisione della stessa nazionalità tra l’imputato e gli scafisti, a fronte di una diversa nazionalità di tutti i migranti trasportati, è un dato estremamente significativo che può contribuire a formare la prova del concorso nel reato.

Il semplice possesso di oggetti come cellulari o coltelli è sufficiente per una condanna?
Da solo, potrebbe non esserlo. Tuttavia, nel caso specifico, il possesso di due cellulari, due coltelli e, soprattutto, di uno sfollagente (strumento usato per la coercizione), unito ad altri indizi come la nazionalità e le testimonianze, è stato ritenuto prova di un ruolo attivo e non di semplice passeggero.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte di Cassazione, le argomentazioni della difesa non denunciavano un reale vizio di legge o di motivazione, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti. Questo tipo di riesame è precluso nel giudizio di legittimità, il cui compito è solo verificare la correttezza logico-giuridica della decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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