LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso nel reato di spaccio: la copertura è reato

La Corte di Cassazione conferma la condanna per una donna accusata di concorso nel reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La sua condotta, consistente nel fungere da ‘copertura’ per il compagno durante il trasporto di cocaina, è stata ritenuta un contributo attivo al crimine e non una mera connivenza non punibile. La Corte ha stabilito che creare un’apparenza di normalità per eludere i controlli costituisce una forma di partecipazione penalmente rilevante, escludendo sia l’attenuante del contributo di minima importanza sia la qualificazione del fatto come di lieve entità, dato l’ingente quantitativo di droga.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso nel reato di spaccio: quando accompagnare qualcuno è reato?

Il confine tra una semplice presenza passiva sulla scena di un crimine e una partecipazione attiva può essere molto sottile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di concorso nel reato di spaccio, stabilendo che fungere da “copertura” durante il trasporto di sostanze stupefacenti non è una mera connivenza, ma una vera e propria forma di complicità penalmente rilevante.

I Fatti del Caso: un Viaggio di Coppia o un Trasporto di Droga?

Il caso esaminato riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per aver concorso con il proprio compagno nella detenzione e nel trasporto di un ingente quantitativo di cocaina, pari a 358,6 grammi. La sostanza era stata prelevata in una città del nord Italia per essere trasportata a Trieste, dove sarebbe stata destinata allo spaccio al dettaglio.

Secondo la ricostruzione dei giudici, il ruolo della donna era stato quello di accompagnare il compagno durante il viaggio. La sua difesa ha sostenuto che la sua fosse stata una mera presenza, un comportamento passivo che non aveva in alcun modo contribuito alla realizzazione del reato, configurando al più un’ipotesi di connivenza non punibile.

Le Doglianze della Ricorrente

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata applicazione dell’art. 110 c.p.: Si sosteneva che la condotta non integrasse il concorso di persone nel reato, ma una semplice connivenza, poiché la sua presenza non avrebbe agevolato l’azione criminale.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante ex art. 114 c.p.: In subordine, si chiedeva di riconoscere che il suo contributo fosse stato di minima importanza.
3. Mancata riqualificazione come fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90): Si contestava la mancata considerazione delle circostanze specifiche del suo comportamento per far rientrare il fatto in un’ipotesi di reato meno grave.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il concorso nel reato di spaccio

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra connivenza e concorso. I giudici hanno affermato che, mentre la connivenza implica un comportamento puramente passivo, il concorso nel reato di spaccio si configura quando l’agente fornisce un contributo consapevole che, anche in forme non materiali, agevola il proposito criminoso del concorrente.

Nel caso specifico, la presenza della donna non è stata considerata passiva. Accompagnando il compagno, ella ha contribuito a creare un’apparenza di normalità – quella di una coppia in viaggio – finalizzata a eludere più facilmente eventuali controlli delle forze dell’ordine. Questa funzione di “copertura”, secondo la Corte, garantisce una maggiore sicurezza all’esecutore materiale del trasporto e rappresenta una collaborazione implicita su cui quest’ultimo può contare.

Di conseguenza, la Corte ha escluso anche l’applicazione delle altre due richieste:
* Nessun contributo di minima importanza: Fornire una copertura non è un apporto marginale, ma un elemento che si inserisce a pieno titolo nel disegno criminale per assicurarne il successo.
* Nessun fatto di lieve entità: È stato ritenuto contraddittorio valorizzare gli stessi elementi (comportamento e atteggiamento psicologico) usati per dimostrare la piena responsabilità a titolo di concorso per poi sostenere la lieve entità del fatto, soprattutto a fronte di un quantitativo di cocaina così significativo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio consolidato: nel diritto penale, anche un’azione apparentemente neutra come accompagnare una persona può assumere rilevanza penale se si inserisce con consapevolezza in un piano criminoso. Fornire una “facciata” di normalità per agevolare un’attività illecita è considerato un contributo attivo e consapevole. La decisione sottolinea come la valutazione della condotta debba andare oltre l’atto materiale, per considerare il ruolo strategico che essa svolge all’interno del progetto criminale complessivo. Pertanto, chiunque accetti di fungere da copertura, anche senza toccare mai la sostanza stupefacente, rischia una condanna per concorso pieno nel reato.

Accompagnare una persona che trasporta droga è sempre reato?
Non sempre, ma lo diventa quando l’accompagnamento non è casuale ma ha lo scopo di fornire una ‘copertura’, ovvero di creare un’apparenza di normalità per ridurre il rischio di controlli e agevolare il trasporto illecito. In tal caso, secondo la sentenza, si configura un concorso nel reato.

Qual è la differenza tra concorso nel reato e connivenza non punibile?
La connivenza è un atteggiamento meramente passivo di chi assiste a un reato senza contribuire in alcun modo. Il concorso nel reato, invece, richiede un contributo attivo, anche non materiale, che faciliti o rafforzi l’esecuzione del crimine, come nel caso di chi funge da copertura garantendo maggiore sicurezza al complice.

Fungere da ‘copertura’ può essere considerato un contributo di minima importanza ai fini della pena?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che fornire una copertura è un contributo rilevante al disegno criminale, poiché mira a garantirne il buon esito. Pertanto, non può essere qualificato come un apporto di minima importanza ai sensi dell’art. 114 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati