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Concorso nel reato di spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso nel reato di traffico di stupefacenti. La sentenza chiarisce la differenza tra la semplice connivenza non punibile e il contributo attivo che configura il concorso nel reato. Nel caso specifico, il ruolo dell’imputato come autista per condurre i complici all’incontro per l’acquisto di droga è stato ritenuto un contributo causale essenziale e non una mera presenza passiva, confermando così la condanna e l’aggravante della transnazionalità.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso nel Reato di Spaccio: Quando Essere Presenti Diventa Partecipazione Attiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla sottile ma decisiva linea che separa la mera presenza passiva sulla scena di un crimine dalla partecipazione attiva che configura un concorso nel reato. Il caso analizzato riguarda un traffico internazionale di stupefacenti e chiarisce come anche un ruolo apparentemente secondario, come quello di autista, possa essere considerato un contributo essenziale alla commissione del reato, escludendo la possibilità di invocare la cosiddetta ‘connivenza non punibile’.

I Fatti del Caso

I giudici di merito avevano accertato la responsabilità di un uomo nell’acquisto, in concorso con altre persone, di tre chilogrammi di cocaina. La sostanza faceva parte di un carico molto più grande, importato in Italia e gestito da emissari di una potente organizzazione criminale messicana. L’imputato, secondo le ricostruzioni, aveva avuto il ruolo di condurre l’auto utilizzata dal gruppo per recarsi al luogo dell’incontro con i venditori, partecipare alla trattativa e poi ripartire. Condannato in primo grado e in appello, l’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di non aver partecipato attivamente al reato.

I Motivi del Ricorso e il Ruolo della Cassazione

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su diversi punti, tra cui:

* Insussistenza del fatto: Mancanza di prove certe e travisamento dei fatti, in particolare riguardo alla data di analisi della sostanza.
* Erronea valutazione della responsabilità: La sua condotta sarebbe stata al massimo una connivenza non punibile, e non un vero e proprio concorso nel reato.
* Mancata riqualificazione del reato: Si chiedeva di considerare il fatto come di lieve entità.
* Insussistenza dell’aggravante della transnazionalità.
* Errato diniego dell’attenuante della minima partecipazione.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il suo compito non è rivalutare i fatti, ma verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. I giudici di merito avevano già fornito una motivazione ampia, articolata e priva di vizi logici.

La Decisione della Corte sul Concorso nel Reato

Il punto cruciale della sentenza riguarda la distinzione tra connivenza e concorso nel reato. La Corte ha spiegato che la ‘connivenza non punibile’ si configura solo quando un soggetto assiste passivamente alla commissione di un reato, senza fornire alcun contributo causale. Al contrario, si ha concorso nel reato quando si offre un apporto, anche non materiale, che agevola o rafforza il proposito criminoso altrui.

Nel caso specifico, l’imputato non è stato un mero spettatore. Guidando l’auto, ha fornito un contributo attivo e consapevole, essenziale per la realizzazione dell’operazione. La sua presenza all’incontro non era casuale, ma funzionale all’acquisto della droga. Questo comportamento, secondo la Corte, integra pienamente gli estremi del concorso di persone nel reato.

L’Aggravante della Transnazionalità

La Corte ha confermato anche la sussistenza dell’aggravante della transnazionalità (art. 61-bis cod. pen.). Per la sua applicazione è sufficiente che alla consumazione del reato contribuisca consapevolmente un gruppo criminale organizzato, anche con una struttura minimale, che opera oltre i confini nazionali. Le prove avevano dimostrato che l’imputato era pienamente consapevole di trattare con emissari di un’organizzazione criminale straniera per l’acquisto della sostanza.

Il Diniego delle Attenuanti

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo alla circostanza attenuante della minima partecipazione (art. 114 cod. pen.). Questa attenuante richiede che il contributo del correo sia stato così marginale da risultare quasi trascurabile nell’economia generale del crimine. Il ruolo di autista, invece, è stato giudicato determinante per il trasporto dei complici e quindi essenziale per la conclusione dell’affare illecito.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso poiché le censure sollevate miravano a una nuova e non consentita valutazione dei fatti, già ampiamente e logicamente motivati dalla Corte d’Appello. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata congrua e coerente nell’affermare la piena responsabilità dell’imputato. È stato evidenziato che la condotta di guidare l’auto per recarsi all’incontro finalizzato all’acquisto di stupefacenti e partecipare attivamente allo stesso costituisce un contributo causale consapevole alla realizzazione del delitto, integrando così il concorso di persone nel reato e non una mera connivenza passiva. Allo stesso modo, le motivazioni relative alla sussistenza dell’aggravante della transnazionalità e al diniego dell’attenuante della minima partecipazione sono state ritenute correttamente argomentate, dato il coinvolgimento di un’organizzazione criminale internazionale e il ruolo non marginale ma essenziale svolto dall’imputato.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale: nel concorso nel reato, non conta solo chi compie l’azione principale, ma anche chi fornisce un contributo che, seppur secondario, si rivela necessario o anche solo utile alla riuscita del piano criminale. Essere l’autista in un’operazione di narcotraffico non è un atto neutro, ma una forma di partecipazione attiva che comporta una piena responsabilità penale. La decisione sottolinea inoltre i limiti del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a un controllo di legittimità e logicità delle decisioni precedenti.

Qual è la differenza tra connivenza non punibile e concorso nel reato di spaccio?
La connivenza non punibile consiste in una condotta meramente passiva di chi, pur essendo a conoscenza del reato, non fornisce alcun contributo alla sua realizzazione. Il concorso nel reato, invece, richiede un contributo consapevole, anche in forme che agevolino il proposito criminoso del concorrente, come fornire un passaggio in auto per concludere l’affare.

Perché la Corte di Cassazione ha confermato l’aggravante della transnazionalità?
L’aggravante è stata confermata perché l’imputato era consapevole di contribuire a un reato che coinvolgeva un gruppo criminale organizzato operante a livello internazionale. Era stato accertato che l’acquisto della droga avveniva grazie all’intermediazione di emissari di una nota organizzazione criminale estera.

Il ruolo di autista in un’operazione di acquisto di droga è considerato partecipazione minima?
No. Secondo la sentenza, il ruolo di autista per trasportare i complici sul luogo del reato non è considerato di minima partecipazione. Al contrario, è ritenuto un contributo determinante e essenziale per la realizzazione dell’impresa criminosa, tale da escludere l’applicazione della specifica circostanza attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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