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Concorso morale resistenza: la fuga del passeggero

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione nei confronti di un passeggero di un’auto fuggita a un controllo. Il caso riguarda il concetto di concorso morale resistenza. La Corte ha stabilito che, per valutare la responsabilità del passeggero, non si può considerare solo la sua condotta passiva durante la guida pericolosa del conducente, ma occorre analizzare l’intera sequenza dei fatti, inclusa la successiva fuga a piedi. Tale valutazione complessiva è necessaria per accertare se vi fosse una condivisione del progetto criminoso di sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Morale Resistenza: Anche il Passeggero Risponde della Fuga in Auto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: la responsabilità penale del passeggero quando il conducente di un veicolo si dà alla fuga per sottrarsi a un controllo di polizia. La pronuncia chiarisce i confini del concorso morale resistenza, stabilendo che la condotta del passeggero deve essere valutata nella sua interezza e non in modo frammentario per accertare la sua partecipazione al reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale a carico di un giovane, passeggero di un’autovettura il cui conducente non si era fermato all’alt imposto dalle forze dell’ordine. Ne era scaturito un inseguimento, durante il quale il guidatore aveva posto in essere manovre azzardate, mettendo a rischio l’incolumità degli agenti e degli altri utenti della strada. Una volta costretta a fermarsi, l’autovettura vedeva i suoi occupanti tentare la fuga a piedi. In particolare, mentre l’imputato si dileguava, un altro passeggero puntava una pistola verso un agente per consentire al conducente di riprendere la fuga.

Il Tribunale di primo grado aveva assolto l’imputato dal reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), ritenendo la sua condotta una mera resistenza passiva, poiché non era stato lui a compiere materialmente le manovre pericolose.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso del Pubblico Ministero

Contro la sentenza di assoluzione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione. La tesi dell’accusa si fondava sull’idea che la condotta complessiva dell’imputato integrasse gli estremi del concorso morale resistenza. Secondo il PM, il Tribunale aveva errato nel non considerare l’intera sequenza degli eventi come un progetto unitario finalizzato a sottrarsi al controllo, progetto al quale l’imputato avrebbe aderito consapevolmente.

L’errore del giudice di merito, secondo il ricorrente, è stato quello di “segmentare” la condotta, valutando solo la fase della guida e non il comportamento successivo, ovvero la fuga a piedi, che dimostrava una volontà condivisa di eludere l’intervento delle forze dell’ordine.

Le Motivazioni della Cassazione sul Concorso Morale Resistenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza di assoluzione con rinvio per un nuovo giudizio. Gli Ermellini hanno ribadito principi consolidati in materia di resistenza a pubblico ufficiale e di concorso di persone nel reato.

La Violenza nella Resistenza

In primo luogo, la Corte ricorda che integra l’elemento materiale della violenza, richiesto dall’art. 337 c.p., la condotta di chi si dà alla fuga alla guida di un’auto, ponendo deliberatamente in pericolo l’incolumità degli altri. La fuga con manovre pericolose non è una semplice disobbedienza, ma una vera e propria forma di resistenza attiva.

Il Concorso Morale del Passeggero

Il punto centrale della sentenza riguarda il concorso morale resistenza. La Cassazione afferma che risponde del reato anche il passeggero che, pur non essendo alla guida, manifesta la volontà di sfuggire alla cattura e accetta di condividere le modalità della fuga. La sua presenza e il suo comportamento possono rafforzare l’azione del conducente.

Il Tribunale ha sbagliato a non valutare la condotta dell’imputato nella sua globalità. La fuga a piedi, successiva all’interruzione della marcia del veicolo, non è un fatto separato, ma la prosecuzione del medesimo disegno criminoso: sottrarsi al controllo. L’analisi deve quindi considerare l’intero contesto per stabilire se il comportamento del passeggero possa essere interpretato come una condivisione del progetto comune di fuga, attuato prima in auto e poi a piedi.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, stabilisce un principio di diritto chiaro: per valutare la sussistenza del concorso morale resistenza a carico del passeggero, il giudice non può limitarsi a verificare chi fosse alla guida. È necessario un esame complessivo di tutti gli elementi del fatto e del contesto. La decisione di fuggire a piedi dopo l’inseguimento in auto è un elemento fondamentale che, unito agli altri, può dimostrare l’adesione psicologica e la condivisione del piano criminoso di resistere alle forze dell’ordine. La sentenza è stata quindi annullata e il caso dovrà essere riesaminato da un’altra sezione del Tribunale, che dovrà attenersi a questo principio.

Un passeggero può essere accusato di resistenza a pubblico ufficiale per la guida pericolosa del conducente?
Sì, può essere accusato a titolo di concorso morale nel reato se si dimostra che ha condiviso e rafforzato il progetto criminoso del conducente di sottrarsi al controllo mediante una fuga pericolosa.

Cosa si intende per ‘valutazione complessiva della condotta’ in questo caso?
Significa che il giudice non deve analizzare i singoli atti in modo isolato (la guida, la fuga a piedi), ma deve considerare l’intera sequenza degli eventi come un potenziale progetto unitario, per verificare se il passeggero abbia aderito al piano di resistenza dall’inizio alla fine.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la precedente sentenza di assoluzione?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché il giudice di primo grado ha commesso un errore di diritto, segmentando la condotta dell’imputato e non valutando se la sua fuga a piedi, dopo l’inseguimento in auto, fosse indicativa di un’adesione al piano complessivo di resistenza al pubblico ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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