LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso in usura: la Cassazione sul ruolo dell’esattore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24109/2025, ha chiarito i contorni del concorso in usura. La Corte ha stabilito che chi tenta di riscuotere un credito usurario, anche senza successo, dopo che sono già state pagate delle rate, commette concorso in usura e non il meno grave reato di favoreggiamento reale. Questo perché l’usura è un reato a consumazione prolungata, che si perpetua con ogni pagamento. Nella stessa sentenza, è stato dichiarato inammissibile il ricorso di un’altra imputata contro la misura della custodia in carcere per reati di reimpiego e autoriciclaggio, ritenendo la misura adeguata alla sua elevata pericolosità sociale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in usura: quando l’esattore è complice?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 24109 del 2025, offre un’importante chiave di lettura sul delitto di usura, specificando i confini tra il concorso in usura e il meno grave reato di favoreggiamento reale. La Corte ha stabilito che chi interviene nella fase di riscossione di un debito usurario, quando il reato è ancora in corso, risponde a titolo di concorso, anche se il suo tentativo di incasso non va a buon fine. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due distinti ricorsi presentati avverso un’ordinanza del Tribunale del Riesame.

Il primo ricorso riguardava una donna, indagata per reimpiego e autoriciclaggio, alla quale era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere. La difesa sosteneva che tale misura fosse sproporzionata, proponendo gli arresti domiciliari fuori regione con controllo elettronico.

Il secondo ricorso era stato presentato nell’interesse di un giovane uomo, posto agli arresti domiciliari per concorso in usura. Secondo la sua difesa, egli non avrebbe dovuto rispondere di concorso nel reato, ma al massimo di favoreggiamento reale. Il suo ruolo si era limitato a un tentativo, peraltro fallito, di riscuotere una rata del debito usurario per conto del padre, in un momento in cui la vittima aveva già iniziato a effettuare i pagamenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

Gli Ermellini hanno adottato decisioni diverse per i due ricorsi.

Per quanto riguarda la posizione della donna, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del Riesame logica e coerente nel confermare la custodia in carcere, data l’elevata pericolosità sociale dell’indagata, derivante dalla sua stretta e continua collaborazione con il marito, figura di spicco di un’associazione criminale.

Relativamente al giovane uomo, il ricorso è stato invece rigettato. La Corte ha confermato l’impostazione accusatoria, ritenendolo a tutti gli effetti un concorrente nel reato di usura e non un mero favoreggiatore.

Le Motivazioni: la natura del concorso in usura

Il fulcro della sentenza risiede nella dettagliata analisi giuridica del reato di usura e del concorso in usura. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’usura non è un reato istantaneo che si esaurisce con la semplice pattuizione di interessi illeciti. Al contrario, è un reato a “consumazione prolungata” o a “condotta frazionata”.

Questo significa che il reato si perfeziona con l’accordo, ma la sua consumazione si protrae nel tempo, rinnovandosi con ogni singolo pagamento degli interessi usurari da parte della vittima. Ogni dazione di denaro costituisce parte integrante del fatto lesivo e segna un momento consumativo del reato.

In base a questo principio, chiunque si inserisca nella dinamica del rapporto usurario in una fase successiva all’accordo iniziale, ad esempio con l’incarico di riscuotere le rate, fornisce un contributo causale alla prosecuzione del reato. L’esattore, in questo scenario, non è un semplice “favoreggiatore” che aiuta a consolidare il profitto di un reato già concluso, ma un vero e proprio “concorrente” che partecipa attivamente a un reato ancora in corso di consumazione.

Nel caso specifico, il tentativo di riscossione da parte del ricorrente è avvenuto quando la vittima aveva già versato alcune somme. L’usura era, quindi, “in corso di progressiva consumazione”. Pertanto, anche se il suo intervento non ha prodotto l’effetto sperato (l’incasso della rata), la sua condotta è stata correttamente qualificata come un atto di partecipazione al delitto di usura.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche

La pronuncia della Corte di Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. La distinzione tra concorso in usura e favoreggiamento reale non è puramente teorica, ma comporta conseguenze sanzionatorie molto diverse. La sentenza chiarisce che il momento in cui si interviene è cruciale.

In sintesi:
1. Esattore come concorrente: Chi tenta di riscuotere rate di un debito usurario dopo che almeno un pagamento è già avvenuto, risponde di concorso in usura, poiché il reato è in piena fase esecutiva.
2. Esattore come favoreggiatore: L’ipotesi del favoreggiamento reale potrebbe configurarsi solo nel caso in cui, dopo la pattuizione, non segua alcun pagamento e il reato si sia quindi consumato in via definitiva con il solo accordo. Un successivo tentativo di riscossione fallito potrebbe, in tale scenario, essere considerato un aiuto postumo.

Questa sentenza serve da monito: qualsiasi forma di partecipazione alla fase di riscossione di crediti usurari espone al rischio di essere considerati complici a pieno titolo nel reato, con tutte le gravi conseguenze che ne derivano.

Quando chi tenta di riscuotere un debito usurario commette concorso in usura?
Secondo la sentenza, una persona commette concorso in usura se interviene per riscuotere il debito quando il reato è in “corso di consumazione”, ovvero dopo che la vittima ha già effettuato almeno un pagamento degli interessi illeciti. In questo caso, il suo contributo prolunga la condotta criminosa.

Qual è la differenza tra concorso in usura e favoreggiamento reale in questo contesto?
La differenza risiede nel momento in cui si interviene. Si ha concorso in usura quando si partecipa al reato mentre è ancora in svolgimento (ad esempio, durante la riscossione delle rate). Si potrebbe parlare di favoreggiamento reale (reato meno grave) solo se si interviene dopo che il reato è già stato completamente e definitivamente consumato (es. se dopo il patto non fosse seguito alcun pagamento).

Perché la misura della custodia in carcere per l’altra ricorrente è stata ritenuta adeguata?
La Corte ha confermato la custodia in carcere perché ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente valutato l’allarmante e attuale pericolosità sociale della persona, basata sulla sua continua e stretta collaborazione con il marito, indagato per associazione mafiosa. Misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, sono state giudicate insufficienti a contenere il rischio di reiterazione di condotte criminose.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati