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Concorso in tentato omicidio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un giovane accusato di concorso in tentato omicidio. La Corte ha confermato la misura degli arresti domiciliari, ritenendo che il suo ruolo di accompagnatore e le sue azioni durante l’agguato costituissero gravi indizi di colpevolezza. La decisione sottolinea che il ricorso per cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la logicità e legalità della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 30 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Tentato Omicidio: Quando Accompagnare è Partecipare

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari e sulla configurabilità del concorso in tentato omicidio. Il caso riguarda un giovane accusato di aver contribuito a un grave agguato, pur non essendo l’esecutore materiale degli spari. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando la misura degli arresti domiciliari.

I Fatti alla Base della Vicenda

La vicenda trae origine da una serie di contrasti tra due nuclei familiari. In questo clima di tensione, un uomo, accompagnato in scooter dal nipote, si è recato presso l’attività commerciale di un rivale. Sceso dal veicolo, l’uomo ha prima colpito la vittima con due pugni e poi ha estratto una pistola, esplodendo diversi colpi nella sua direzione senza riuscire a colpirlo, grazie alla pronta reazione del bersaglio.
Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, basata anche sulle immagini di videosorveglianza, il nipote (l’indagato ricorrente) non era un semplice spettatore. Egli, infatti:

* Aveva condotto lo zio sul luogo del delitto.
* Non aveva mostrato alcuna sorpresa o preoccupazione quando lo zio ha estratto l’arma, suggerendo una piena consapevolezza delle sue intenzioni.
* Aveva attivamente ostacolato il padre della vittima, che cercava di intervenire in difesa del figlio.
* Aveva gettato a terra delle motociclette esposte nel negozio, aumentando la confusione e ostacolando un’eventuale fuga della vittima.

La Valutazione del Concorso in Tentato Omicidio

Il Tribunale del Riesame aveva ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza per il concorso in tentato omicidio. L’apporto del nipote non è stato considerato marginale, ma un contributo essenziale alla realizzazione del piano criminoso. L’aver accompagnato lo zio armato, l’averlo ‘spalleggiato’ durante l’azione e l’aver cercato di neutralizzare l’intervento di terzi sono state tutte condotte valutate come rafforzative del proposito omicida dell’esecutore materiale.
La difesa dell’indagato aveva invece proposto una lettura alternativa dei fatti, sostenendo la mancanza dell’elemento soggettivo del reato. A loro dire, il giovane non sapeva che lo zio volesse uccidere, e le sue azioni sarebbero state dettate dalla sorpresa e dalla confusione del momento.

Le Esigenze Cautelari e la Pericolosità Sociale

Oltre ai gravi indizi, il Tribunale aveva motivato la necessità degli arresti domiciliari sulla base di una prognosi di recidivanza. Le modalità dell’azione, la dinamica dei fatti e la spiccata pericolosità sociale dimostrata sono stati elementi ritenuti sufficienti per giustificare la misura restrittiva, nonostante l’indagato fosse incensurato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove e i fatti. Il compito della Suprema Corte, in sede di legittimità, è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione del provvedimento impugnato.
Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame fosse completa, coerente e priva di vizi logici. Il Tribunale aveva analizzato le prove (in particolare i video) e aveva fornito una spiegazione plausibile e argomentata del perché le azioni dell’indagato integrassero un contributo consapevole al delitto. Le argomentazioni della difesa, al contrario, sono state qualificate come un tentativo di proporre una diversa interpretazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.
Le censure relative alle esigenze cautelari sono state parimenti respinte come generiche e assertive, incapaci di scalfire il costrutto motivazionale del giudice del riesame, fondato sulla gravità dei fatti e sul contesto conflittuale tra le famiglie.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui, in tema di misure cautelari, il controllo della Cassazione è strettamente limitato alla legittimità e non si estende al merito. Per configurare il concorso in tentato omicidio, non è necessario compiere l’azione tipica (sparare), ma è sufficiente fornire un contributo materiale o morale consapevole, che agevoli o rafforzi il proposito criminoso altrui. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la conferma della misura cautelare per l’indagato e la sua condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quali condotte possono integrare il concorso in un reato, anche senza compiere l’azione principale?
Secondo la sentenza, anche condotte come accompagnare l’autore del reato sul posto, essere consapevoli delle sue intenzioni, non mostrare sorpresa e ostacolare chi cerca di intervenire possono costituire un contributo concorsuale rilevante.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove, come un video, per decidere su una misura cautelare?
No. La Corte di Cassazione non riesamina le prove nel merito. Il suo ruolo è verificare che il giudice precedente (in questo caso il Tribunale del Riesame) abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e coerente, senza cadere in contraddizioni.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La decisione impugnata diventa definitiva per quella fase processuale. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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