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Concorso in resistenza: passeggero responsabile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il passeggero di un’auto, in fuga dopo aver commesso un furto, risponde di concorso in resistenza a pubblico ufficiale insieme al conducente. Secondo la Corte, la scelta di fuggire in auto implica un’accettazione e condivisione delle modalità della fuga, rendendo irrilevante chi fosse materialmente alla guida. L’ordinanza chiarisce che l’accordo, anche implicito, di sottrarsi alla cattura rende tutti i partecipi responsabili del reato di resistenza.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in resistenza a pubblico ufficiale: quando il passeggero è complice?

Il concorso in resistenza a pubblico ufficiale è un tema giuridico complesso, specialmente quando si analizza la posizione dei soggetti non alla guida durante una fuga in auto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali, stabilendo che anche il semplice passeggero può essere ritenuto pienamente responsabile del reato, al pari del conducente. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un individuo condannato in appello per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, insieme ad altri due complici, aveva commesso un furto di un portafogli. Subito dopo, i tre si erano dati alla fuga a bordo di un’autovettura, dando vita a un pericoloso inseguimento da parte delle forze dell’ordine. L’appellante sosteneva di non essere responsabile del reato di resistenza, in quanto si trovava a bordo del veicolo solo in qualità di passeggero e non era lui a guidare.

La Decisione della Corte sul concorso in resistenza

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la legittimità della sentenza di condanna, ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza: chi partecipa a un reato e successivamente si dà alla fuga con i complici utilizzando un veicolo, accetta implicitamente le modalità scelte per sottrarsi alla cattura.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul concetto di accordo, anche solo implicito, tra i correi. Nel momento in cui i tre soggetti, dopo aver commesso il furto, hanno deciso di usare l’auto per fuggire, hanno condiviso un intento comune: eludere l’intervento della polizia. In tale contesto, l’autovettura diventa lo strumento per realizzare il fine condiviso. Di conseguenza, chiunque si trovi a bordo, avendo manifestato la volontà di sfuggire alla cattura, accetta di condividere ogni possibilità offerta dal veicolo per riuscire nell’intento.

Secondo la Corte, non è necessario che ogni partecipe ponga in essere materialmente la condotta violenta o minacciosa tipica della resistenza. È sufficiente la consapevolezza e l’accettazione che la fuga, per avere successo, possa richiedere manovre spericolate e pericolose, che integrano appunto il reato di cui all’art. 337 c.p. La decisione di rimanere a bordo del veicolo durante l’inseguimento costituisce una manifestazione di tale volontà condivisa. La Corte ha richiamato precedenti pronunce che affermano come risponda di concorso nel delitto di resistenza il soggetto che, dopo un furto, si trovi a bordo dell’auto usata per la fuga, in quanto la sua presenza avvalora e rafforza il proposito criminoso comune.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un importante principio di responsabilità penale. Essere un “semplice passeggero” non è una scusante valida quando si è coinvolti in una fuga successiva a un’attività criminosa condivisa. La partecipazione al reato presupposto (in questo caso, il furto) e la successiva decisione di fuggire insieme creano un vincolo di correità che si estende anche alle azioni necessarie per garantire l’impunità, come la resistenza attuata tramite una fuga pericolosa. Questa decisione sottolinea come la responsabilità penale per concorso di persone si basi non solo sull’azione materiale, ma anche sulla condivisione del progetto criminoso e sull’accettazione dei rischi e delle modalità per portarlo a termine.

Un passeggero di un’auto in fuga può essere ritenuto responsabile per il reato di resistenza a pubblico ufficiale commesso dal conducente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il passeggero che, dopo aver commesso un reato con altre persone, si trova a bordo dell’auto usata per la fuga, risponde in concorso del reato di resistenza, poiché la sua scelta di fuggire implica l’accettazione e la condivisione delle modalità della fuga stessa.

Cosa è sufficiente per dimostrare il concorso del passeggero nel reato di resistenza?
È sufficiente dimostrare l’esistenza di un accordo, anche implicito, tra i partecipi per sottrarsi all’inseguimento della polizia. La decisione di fuggire insieme in auto dopo un crimine manifesta la volontà condivisa di eludere la cattura, rendendo tutti i presenti nel veicolo responsabili delle condotte di resistenza.

Per quale motivo il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile e manifestamente infondato perché la motivazione della sentenza d’appello è stata ritenuta logica e conforme ai principi di diritto consolidati. La Corte ha stabilito che la tesi difensiva (essere solo un passeggero) non era idonea a scalfire il ragionamento dei giudici di merito sulla base del principio del concorso di persone nel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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