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Concorso in resistenza: misura cautelare sproporzionata

Una persona, accusata di concorso in resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione, si è vista annullare la misura cautelare del divieto di dimora. La Corte di Cassazione ha confermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza basati sulla partecipazione a un ‘fatto collettivo’, ma ha ritenuto la misura sproporzionata e priva di adeguata motivazione rispetto alla situazione personale dell’indagata e alle misure applicate ai coindagati, rinviando la decisione al Tribunale del riesame.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Resistenza: Misura Cautelare Annullata per Sproporzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12146/2025, affronta un caso di concorso in resistenza a pubblico ufficiale, delineando i confini tra la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e la necessità di un’adeguata motivazione nella scelta della misura cautelare. La Suprema Corte, pur riconoscendo la partecipazione dell’indagata all’azione illecita, ha annullato il provvedimento per la sua sproporzione, offrendo importanti principi sulla valutazione della pericolosità e sull’individualizzazione delle misure.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una manifestazione di protesta, durante la quale un gruppo di persone, tra cui l’indagata, veniva accusato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Nello specifico, il gruppo avrebbe spinto con violenza un carrello da supermercato, carico di oggetti atti ad offendere, contro le forze dell’ordine che tentavano di fermare la loro marcia. A seguito di ciò, il Tribunale del riesame di Torino applicava all’indagata la misura cautelare del divieto di dimora nella città e nella provincia, riformando una precedente decisione del Giudice per le indagini preliminari che aveva invece rigettato la richiesta.
Contro tale ordinanza, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando sia un’errata applicazione della norma sul concorso di persone nel reato, sia un difetto di motivazione sulla sussistenza delle esigenze cautelari e sulla proporzionalità della misura adottata.

Il Concorso in Resistenza secondo la Cassazione

La Corte ha rigettato i motivi di ricorso relativi alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: nel reato di resistenza a pubblico ufficiale, il concorso morale si configura anche per chi, pur non compiendo materialmente l’atto violento, partecipa a una manifestazione collettiva e con la sua presenza rafforza l’azione offensiva altrui, mettendo in discussione l’operato delle forze dell’ordine.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale del riesame, secondo cui l’azione del gruppo – dal caricamento del carrello alla spinta contro gli agenti – costituiva un ‘fatto collettivo’ unitario. L’identificazione certa dell’indagata tra coloro che spingevano il carrello è stata considerata sufficiente a dimostrare il suo contributo causale al reato. La Corte ha sottolineato che, per integrare il concorso in resistenza, è sufficiente che ciascun agente abbia la consapevolezza, anche unilaterale, del contributo che il proprio comportamento apporta alla condotta altrui, unificando così le singole azioni in un unico fatto illecito.

Le Motivazioni: la Scelta Sproporzionata della Misura Cautelare

Il punto cruciale della sentenza, che ha portato all’annullamento con rinvio, risiede nell’analisi delle esigenze cautelari. La Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla mancanza di adeguatezza e proporzionalità della misura del divieto di dimora.

Il Tribunale del riesame, pur avendo correttamente individuato un pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, non ha giustificato in modo adeguato la scelta di una misura così afflittiva. La decisione di allontanare l’indagata dal suo luogo di residenza e di abituale dimora è stata giudicata sproporzionata per diverse ragioni:

1. Disparità di trattamento: Ad altri coindagati, autori della medesima condotta, erano state applicate misure molto meno gravose, come l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
2. Mancata valutazione di alternative: Il Tribunale non ha spiegato perché non fosse possibile contenere il rischio di recidiva con misure meno limitative della libertà personale.
3. Situazione personale: La Corte ha evidenziato lo stato di incensuratezza della ricorrente come un elemento da considerare nella valutazione complessiva.

In sostanza, i giudici di legittimità hanno censurato la lacuna motivazionale dell’ordinanza impugnata, che non ha fornito una spiegazione logica e convincente per giustificare una misura così severa e difforme rispetto a quella applicata agli altri compartecipi del medesimo ‘fatto collettivo’.

Le Conclusioni: Il Dovere di Motivazione Individualizzata

La sentenza n. 12146/2025 ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la valutazione per l’applicazione di una misura cautelare è duplice. Non basta accertare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, ma è altresì indispensabile che il giudice motivi in modo puntuale e individualizzato la scelta della specifica misura, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità. La gravità del fatto, pur rilevante, non può da sola giustificare l’applicazione di una misura restrittiva senza un’analisi approfondita della personalità dell’indagato e senza una comparazione con le posizioni degli eventuali coindagati. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza, rinviando gli atti al Tribunale del riesame per colmare tale vuoto motivazionale.

Quando si configura il concorso in resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione?
Secondo la sentenza, il concorso si configura quando una persona partecipa attivamente a un’azione collettiva di resistenza, rafforzando con la propria condotta l’azione offensiva del gruppo, essendo sufficiente la consapevolezza di contribuire al fatto illecito comune.

La semplice presenza a una protesta è sufficiente per essere accusati di concorso in resistenza?
No. La decisione chiarisce che non è la mera presenza a essere punita, ma la partecipazione attiva alla specifica condotta di resistenza. Nel caso di specie, l’atto contestato era spingere un carrello contro le forze dell’ordine, un’azione che va oltre la semplice presenza.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la misura cautelare se ha ritenuto sussistenti gli indizi di colpevolezza?
La Corte ha annullato la misura non per l’assenza di indizi, ma perché il Tribunale del riesame non ha motivato adeguatamente la scelta di una misura così severa (divieto di dimora), risultata sproporzionata rispetto alla situazione dell’indagata (incensurata) e alle misure più lievi applicate ai coindagati per la stessa condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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