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Concorso in resistenza: la Cassazione chiarisce i ruoli

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che la condotta di una donna, che si è interposta tra le forze dell’ordine e il suo compagno urlando e impedendo l’arresto, integra pienamente il concorso nel reato, in quanto ha istigato e rafforzato l’azione del compagno, il quale ha poi minacciato gli agenti con un coltello. È stato inoltre confermato che le attenuanti generiche non possono prevalere sulla recidiva reiterata, come previsto dalla legge.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando l’Intervento Diventa Reato

Il confine tra una reazione emotiva e la commissione di un reato può essere sottile, specialmente in situazioni concitate come l’arresto di una persona cara. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina la figura del concorso in resistenza a pubblico ufficiale, chiarendo come anche un comportamento non direttamente violento possa integrare una piena responsabilità penale. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i limiti legali dell’opposizione a un atto d’ufficio.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’operazione di polizia finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un uomo. Al momento dell’intervento delle forze dell’ordine, la sua compagna, presente sul posto, ha reagito in modo veemente. Invece di rimanere passiva, la donna si è frapposta fisicamente tra i militari e il compagno, urlando e intimando loro di andarsene.

Questo comportamento ha avuto un duplice effetto: da un lato, ha ostacolato fisicamente l’operato degli agenti; dall’altro, ha concesso all’uomo il tempo e l’opportunità di raggiungere un grosso coltello, con il quale ha minacciato i pubblici ufficiali, affermando che si sarebbe fatto del male se si fossero avvicinati. Entrambi sono stati condannati per resistenza a pubblico ufficiale in concorso.

La Questione del Concorso in Resistenza a Pubblico Ufficiale

Nel suo ricorso in Cassazione, la donna sosteneva di non aver posto in essere alcun atto materiale di resistenza, limitandosi a una reazione verbale e a interporsi tra le parti. La Suprema Corte ha rigettato categoricamente questa tesi, qualificando il suo comportamento come una forma di concorso in resistenza a pubblico ufficiale, sia morale che materiale.

Secondo i giudici, la donna ha prima istigato e rafforzato il comportamento del compagno, alimentando la sua opposizione. La giurisprudenza è chiara su questo punto: integra il concorso morale in questo reato la condotta di chi rafforza l’altrui azione offensiva o ne aggrava gli effetti, ad esempio pronunciando espressioni intimidatorie. Successivamente, ponendosi fisicamente come ostacolo, ha impedito agli agenti di bloccare l’uomo e dichiararlo in arresto, fornendo un contributo materiale essenziale alla condotta delittuosa.

Il Bilanciamento tra Attenuanti Generiche e Recidiva

Un secondo motivo di ricorso, comune a entrambi gli imputati, riguardava il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva reiterata. I ricorrenti lamentavano che la Corte d’Appello non avesse bilanciato adeguatamente queste circostanze.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. La Corte ha ricordato che l’articolo 69, comma 4, del codice penale pone un divieto esplicito di ritenere le attenuanti generiche prevalenti sulla recidiva reiterata. Sebbene la Corte Costituzionale sia intervenuta in passato su questa norma, le sue pronunce hanno sempre riguardato circostanze attenuanti specifiche e connotate da profili di specialità, non le attenuanti generiche di cui all’art. 62 bis c.p. Pertanto, la decisione del giudice di merito era legalmente corretta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. La motivazione principale risiede nella corretta qualificazione della condotta della coimputata come concorso pieno nel reato di resistenza. La sua azione non è stata marginale, ma ha attivamente contribuito a creare e aggravare la situazione di pericolo e opposizione verso i pubblici ufficiali. Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha semplicemente applicato il chiaro dettato normativo, che impedisce la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata, sottolineando come la ratio delle sentenze della Corte Costituzionale in materia non sia estensibile al caso di specie.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. In primo luogo, ribadisce che il concorso in resistenza a pubblico ufficiale non richiede necessariamente l’uso diretto di violenza o minaccia da parte del concorrente. L’istigazione, il rafforzamento psicologico del reo principale e l’ostacolo fisico frapposto all’azione dei pubblici ufficiali sono sufficienti a configurare una responsabilità penale. In secondo luogo, conferma la rigidità della disciplina sul bilanciamento tra circostanze, specialmente quando è presente una recidiva reiterata, limitando notevolmente la discrezionalità del giudice nel mitigare la pena sulla base delle sole attenuanti generiche.

È possibile essere condannati per concorso in resistenza a pubblico ufficiale senza aver compiuto atti di violenza diretta?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che integra il concorso nel reato anche la condotta di chi, senza usare violenza diretta, istiga o rafforza l’azione offensiva di un’altra persona e si interpone fisicamente per impedire ai pubblici ufficiali di compiere il loro dovere.

Quale condotta integra il concorso morale nel reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Secondo la sentenza, il concorso morale si realizza attraverso la condotta di chi rafforza l’azione offensiva altrui o ne aggrava gli effetti, ad esempio pronunciando espressioni intimidatorie all’indirizzo dei soggetti passivi (in questo caso, le forze dell’ordine).

Le attenuanti generiche possono essere considerate prevalenti sulla recidiva reiterata?
No. La Corte ha confermato che, in base al divieto espresso dall’art. 69, comma 4, del codice penale, le attenuanti generiche non possono essere ritenute prevalenti sulla recidiva reiterata. Le deroghe a questo principio, stabilite dalla Corte Costituzionale, non si applicano alle attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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