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Concorso in resistenza: il contributo del passeggero

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 5598/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un passeggero condannato per concorso in resistenza a pubblico ufficiale. È stato ritenuto decisivo il suo ‘contributo rafforzativo’ alla condotta del conducente in fuga, manifestato attraverso uno spintone agli agenti. Tale gesto è stato considerato prova sufficiente a integrare il concorso morale nel reato, confermando la valutazione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in resistenza: quando il passeggero è complice?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di concorso in resistenza a pubblico ufficiale. L’ordinanza chiarisce come anche il passeggero di un veicolo, pur non essendo alla guida durante una fuga, possa essere ritenuto complice se la sua condotta fornisce un supporto, anche solo morale, all’azione del conducente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un controllo di polizia. Durante le operazioni, il conducente di un’automobile, invece di fermarsi, si dava a una fuga pericolosa, commettendo il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, che si trovava a bordo del veicolo come passeggero, una volta sceso dalla vettura, spintonava gli agenti operanti. A seguito di questi eventi, sia il conducente che il passeggero venivano condannati. Il passeggero, in particolare, decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo la sua estraneità alla condotta di resistenza posta in essere dal guidatore.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concorso in resistenza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato che i motivi proposti dall’imputato non erano ammissibili in quella sede, in quanto si limitavano a riproporre censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. In questo caso, i giudici di merito avevano valutato correttamente le prove, giungendo a una conclusione logica e ben motivata.

Le Motivazioni: Il Contributo Rafforzativo

Il punto centrale della decisione risiede nella nozione di ‘contributo rafforzativo’. La Corte d’Appello, con un ragionamento confermato dalla Cassazione, ha stabilito che il gesto dell’imputato – lo spintonamento (in atti ‘strattonamento’) degli agenti – non poteva essere considerato un atto isolato. Al contrario, tale azione è stata interpretata come una manifestazione di sostegno alla condotta del complice che era alla guida.

Questo comportamento ha rafforzato la determinazione del conducente a resistere, integrando così gli estremi del concorso morale previsto dall’art. 110 c.p. Non è necessario, quindi, compiere materialmente l’azione principale (in questo caso, la fuga con il veicolo) per essere considerati concorrenti nel reato. È sufficiente un comportamento che, valutato nel contesto, dimostri un’adesione e un supporto all’azione illecita altrui.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nel concorso in resistenza, la responsabilità penale non è limitata a chi compie l’azione materiale. Qualsiasi condotta che supporti, anche psicologicamente, l’autore principale del reato può essere sufficiente a fondare una condanna per concorso. Per i cittadini, ciò significa che anche gesti apparentemente secondari in situazioni concitate possono avere gravi conseguenze legali se interpretati come un incoraggiamento o un aiuto a chi sta commettendo un reato. La decisione sottolinea la sottile ma decisiva linea che separa la mera presenza passiva da una partecipazione penalmente rilevante.

Un passeggero può essere condannato per concorso in resistenza a pubblico ufficiale se è il conducente a fuggire?
Sì. Secondo l’ordinanza, anche un’azione del passeggero, come spintonare gli agenti dopo essere sceso dall’auto, può essere considerata un ‘contributo rafforzativo’ alla condotta del conducente, integrando così il concorso morale nel reato.

Cosa si intende per ‘contributo rafforzativo’ in questo contesto?
Per ‘contributo rafforzativo’ si intende un comportamento che, pur non costituendo l’azione principale della resistenza (la fuga), serve a sostenere e incoraggiare la determinazione del complice (il conducente) a commettere il reato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano semplici riproposizioni di censure già esaminate e respinte correttamente dai giudici di merito, i quali avevano logicamente motivato la sussistenza del contributo dell’imputato alla condotta del correo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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