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Concorso in rapina: quando il contributo è rilevante?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6869/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per rapina in concorso. La pronuncia analizza il concetto di concorso in rapina, escludendo l’attenuante del contributo di minima importanza per chi ha aiutato a pianificare il colpo e quella del risarcimento parziale del danno quando questo non copre anche i danni non patrimoniali subiti da tutte le vittime.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in rapina: la Cassazione delinea i confini del contributo minimo e del risarcimento

Con la recente sentenza n. 6869 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di concorso in rapina, offrendo chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: l’applicazione dell’attenuante del contributo di minima importanza e i requisiti per il riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno. La decisione ribadisce la necessità di una valutazione complessiva del ruolo di ciascun concorrente e della natura plurioffensiva del reato di rapina.

La vicenda processuale

Due soggetti venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di rapina in concorso. La Corte d’Appello di Venezia aveva confermato integralmente la sentenza di condanna emessa dal G.u.p. del Tribunale. I due imputati, tramite il loro difensore, decidevano di proporre ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

Le doglianze principali erano due:
1. Per uno degli imputati, si contestava l’assenza di un effettivo contributo materiale o morale alla commissione del reato e, in subordine, si chiedeva l’applicazione dell’attenuante del contributo di minima importanza (art. 114 c.p.).
2. Per l’altro imputato, si lamentava la mancata concessione dell’attenuante per l’avvenuto risarcimento del danno (art. 62, n. 6, c.p.).

Il concorso in rapina e l’attenuante del contributo minimo

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, sottolineando come la motivazione dei giudici di merito fosse congrua e priva di vizi logici (c.d. “doppia conforme”). Per quanto riguarda il concorso in rapina, i giudici hanno evidenziato che la responsabilità di uno dei concorrenti era ampiamente provata dai suoi contatti con gli altri complici, dalle conversazioni intercettate e dalla sua presenza sul luogo del delitto.

Sul punto più tecnico, la Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello di non applicare l’attenuante del contributo di minima importanza. I giudici hanno specificato che il contributo dell’imputato non era stato affatto marginale, avendo egli:
* Fornito ausilio nell’individuazione della vittima e dell’obiettivo.
* Affiancato un altro complice nell’esecuzione del piano.
* Messo a disposizione il proprio telefono per le comunicazioni tra i correi.
* Rafforzato la determinazione criminale degli altri partecipanti.

Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, la Cassazione ha ribadito che per l’applicazione dell’art. 114 c.p. non basta una minore efficacia causale rispetto agli altri, ma è necessario che il contributo sia così lieve da risultare quasi trascurabile nell’economia generale del crimine, cosa non avvenuta nel caso di specie.

Il risarcimento del danno nella rapina

Anche la censura relativa al mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno è stata respinta. La Corte ha chiarito un principio fondamentale: il danno derivante da una rapina non è solo quello patrimoniale (legato ai beni sottratti), ma ha una natura plurioffensiva. Esso include anche il danno non patrimoniale, ovvero la sofferenza e il turbamento causati dalla violenza o dalla minaccia subita non solo dalle persone derubate, ma da tutte le vittime dell’aggressione.

Di conseguenza, un risarcimento, per essere considerato “integrale” ai fini dell’applicazione dell’attenuante, deve coprire sia il danno patrimoniale che quello non patrimoniale subito da tutte le persone offese. Nel caso esaminato, la Corte di Appello aveva correttamente escluso l’attenuante proprio perché il risarcimento offerto non teneva conto dei consistenti danni non patrimoniali patiti dalle vittime.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili basandosi su una motivazione rigorosa e coerente. In primo luogo, ha evidenziato come le censure mosse dalla difesa fossero di natura fattuale e ripetitive rispetto a quanto già esaminato nei gradi di merito, esulando quindi dall’ambito del giudizio di legittimità. In secondo luogo, ha confermato la correttezza giuridica delle valutazioni della Corte d’Appello. La non applicazione dell’attenuante del contributo minimo è stata giustificata dal ruolo attivo e funzionale svolto da uno dei correi nella fase preparatoria ed esecutiva. La negazione dell’attenuante del risarcimento è stata motivata dalla natura parziale dell’offerta, che non comprendeva il ristoro per il danno non patrimoniale, aspetto essenziale nel reato di rapina data la sua componente violenta.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma di principi consolidati in materia di concorso in rapina e di valutazione delle circostanze attenuanti. Emerge con chiarezza che qualsiasi contributo funzionale alla realizzazione del delitto, anche se non direttamente esecutivo, è sufficiente per integrare una piena responsabilità a titolo di concorso. Inoltre, viene riaffermato che il reato di rapina offende non solo il patrimonio ma anche la persona, e pertanto un risarcimento del danno, per avere rilevanza ai fini della riduzione di pena, deve essere completo e tenere conto di tutte le conseguenze pregiudizievoli, patrimoniali e non, subite da tutte le vittime coinvolte.

Quando un contributo in un reato può essere considerato di ‘minima importanza’ ai sensi dell’art. 114 c.p.?
Secondo la sentenza, non è sufficiente che il contributo di un concorrente sia meno rilevante di quello degli altri. Per essere considerato di minima importanza, deve avere un’efficacia causale così lieve da risultare quasi trascurabile nell’economia complessiva del reato. Attività come l’aiuto nella pianificazione o il rafforzamento del proposito criminoso non rientrano in questa categoria.

Per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno in una rapina, è sufficiente restituire i beni rubati?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che il danno da rapina è ‘plurioffensivo’, cioè riguarda sia il patrimonio (danno patrimoniale) sia la persona a causa della violenza o minaccia (danno non patrimoniale). Pertanto, per ottenere l’attenuante, il risarcimento deve essere integrale e coprire entrambi i tipi di danno subiti da tutte le vittime dell’aggressione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la fine del processo, rendendo definitiva la condanna stabilita dalla Corte d’Appello. Inoltre, come previsto dall’art. 616 c.p.p., i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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