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Concorso in rapina: il ruolo del basista è decisivo

Un soggetto, agendo come basista in una sala giochi, informa i complici di una vincita cospicua, portando a una rapina. Condannato per concorso in rapina, ricorre in Cassazione lamentando l’assoluzione di un coimputato e vizi procedurali. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, affermando che il ruolo di basista e i contatti con un altro complice sono sufficienti per la condanna, rendendo irrilevante l’assoluzione dell’altro e la mancanza di alcune prove video.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Rapina: La Cassazione Sancisce l’Irrilevanza dell’Assoluzione del Complice

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23264 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del concorso in rapina e sulla rilevanza probatoria del ruolo del cosiddetto “basista”. Il caso analizzato dimostra come la responsabilità penale di chi fornisce l’informazione decisiva per il colpo non venga meno neanche a fronte dell’assoluzione di uno dei presunti complici. La Suprema Corte ha delineato con precisione i confini della prova e della motivazione in un contesto complesso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una rapina avvenuta ai danni di una persona che aveva appena conseguito una cospicua vincita, pari a 11.000 euro, in una sala giochi. Secondo la ricostruzione accusatoria, confermata nei gradi di merito, un uomo presente all’interno del locale (il ricorrente) ha agito da basista. Dopo aver assistito alla vincita, ha segnalato il fatto ai suoi complici, i quali hanno atteso la vittima nei pressi della sua abitazione. Qui, dopo averla percossa con calci e pugni, due individui si sono impossessati della somma di denaro, fuggendo poi a bordo di un ciclomotore.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imputato, condannato in primo grado e in appello per concorso in rapina aggravata, ha presentato ricorso per cassazione affidandosi a diverse censure. Tra le principali, lamentava la mancata acquisizione di tutti i supporti video relativi alle fasi del crimine, sostenendo che la sua difesa fosse stata menomata. Inoltre, evidenziava una presunta contraddizione nel giudizio: era stato condannato per un reato in concorso con un soggetto che, in un separato procedimento, era stato assolto per non aver commesso il fatto. Contestava, infine, il riconoscimento dell’aggravante delle più persone riunite e il diniego delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul concorso in rapina

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutte le doglianze manifestamente infondate o aspecifiche. Analizziamo i punti salienti del ragionamento dei giudici.

1. La questione delle prove video: I giudici hanno chiarito che l’assenza di alcuni filmati nel fascicolo processuale non era decisiva. La condanna si fondava su altri elementi probatori “assorbenti”, quali la pacifica permanenza del basista nella sala giochi in un arco temporale compatibile con i fatti e, soprattutto, i numerosi contatti telefonici intercorsi con uno dei complici (diverso da quello poi assolto) poco prima che questi raggiungesse il luogo del delitto. La Corte d’Appello aveva, peraltro, visionato il DVD relativo al tragitto della vittima, elemento ritenuto sufficiente.

2. L’irrilevanza dell’assoluzione del coimputato: Questo è il fulcro della decisione. La Cassazione ha spiegato che la responsabilità penale del ricorrente era stata affermata sulla base dei suoi rapporti e contatti con il complice alla guida del ciclomotore, la cui posizione era stata definita separatamente. L’assoluzione del terzo imputato (l’esecutore materiale secondo l’accusa originaria) non creava alcuna contraddizione logica, poiché il contributo del basista al concorso in rapina era provato in modo autonomo e distinto rispetto alle sorti processuali degli altri partecipanti.

3. La sussistenza delle aggravanti: Anche la mancata identificazione certa del secondo rapinatore a bordo del ciclomotore non è stata ritenuta un ostacolo al riconoscimento dell’aggravante delle più persone riunite. La testimonianza della persona offesa, che aveva riferito di aver visto sia l’esecutore materiale che un complice a brevissima distanza, è stata considerata sufficiente a provare la compresenza di più soggetti nella fase esecutiva del crimine.

4. Il diniego delle attenuanti generiche: Infine, la Corte ha giudicato logica e incensurabile la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche. Tale diniego era fondato sulla particolare gravità delle modalità esecutive della rapina, che rivelavano una spiccata inclinazione a delinquere dell’imputato, desumibile dalla scelta della vittima e dai costanti contatti con i correi.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di concorso di persone nel reato: la posizione di ogni concorrente deve essere valutata autonomamente sulla base degli elementi di prova a suo carico. L’assoluzione di uno dei coimputati non produce un effetto “assolutorio a cascata” sugli altri, specialmente quando il contributo causale di questi ultimi sia provato da elementi distinti e solidi. Nel caso del basista, la prova della sua funzione informativa, unita ai contatti documentati con gli esecutori materiali, è sufficiente a fondare un giudizio di piena responsabilità per concorso in rapina, indipendentemente dalle vicende processuali di tutti i membri del gruppo criminale.

L’assoluzione di un presunto complice annulla la condanna per concorso in rapina di un altro imputato?
No, la sentenza chiarisce che la responsabilità penale del ricorrente non è inficiata dall’assoluzione di un coimputato, specialmente quando il suo ruolo è fondato su elementi di prova autonomi, come i contatti telefonici con un altro complice la cui partecipazione è accertata.

L’assenza di alcune prove video nel fascicolo processuale rende automaticamente inefficace la condanna?
No. La Corte ha ritenuto l’assenza di alcuni filmati irrilevante ai fini della decisione, poiché il giudizio di colpevolezza si basava su altri elementi “assorbenti” e provati, come la presenza del ricorrente sulla scena e i suoi colloqui telefonici con i complici.

Per riconoscere l’aggravante delle più persone riunite è necessario identificare tutti i partecipanti alla rapina?
No. La Corte ha stabilito che la mancata identificazione certa di uno dei materiali esecutori non impedisce il riconoscimento dell’aggravante, se altre prove, come la testimonianza della vittima, confermano senza dubbio la presenza di più persone sulla scena del crimine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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