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Concorso in furto: la distrazione della vittima

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso in furto. La Corte ha stabilito che l’atto di distrarre la vittima costituisce un contributo materiale e consapevole alla commissione del reato, confermando la piena responsabilità del complice. Il motivo di ricorso è stato ritenuto una mera riproduzione di argomenti già respinti nei gradi di merito.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Furto: Quando Distrarre la Vittima Diventa Reato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38350/2024, ha fornito un importante chiarimento sulla responsabilità penale nel concorso in furto. La Suprema Corte ha stabilito che anche un’azione apparentemente secondaria, come quella di distrarre la vittima, costituisce un contributo causale effettivo alla realizzazione del reato, sufficiente a fondare una condanna per concorso. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i principi applicati.

Il Caso: Un Furto con Destrezza e un Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da un furto commesso in un comune della provincia di Milano. Due individui agivano di concerto: mentre uno sottraeva materialmente dei beni alla vittima, l’altro aveva il compito specifico di distrarla, attirando la sua attenzione altrove.

Per questi fatti, entrambi venivano condannati sia dal Tribunale di Busto Arsizio che, in secondo grado, dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato con il ruolo di ‘distrattore’ decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza d’appello riguardo al riconoscimento della sua responsabilità a titolo di concorso.

La Tesi Difensiva sul concorso in furto

La difesa del ricorrente sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato il suo effettivo contributo al reato. Secondo l’imputato, il suo ruolo era stato marginale e non provava la sua piena consapevolezza e partecipazione al piano criminoso. In sostanza, si contestava che la sola distrazione potesse integrare gli estremi del concorso di persone nel reato di furto aggravato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. Le motivazioni della decisione si basano su due punti fondamentali.

In primo luogo, i giudici hanno rilevato che il motivo di ricorso era ‘meramente riproduttivo’, ovvero si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica e puntuale alla logica della sentenza impugnata. Questo tipo di ricorso è considerato inammissibile perché non mira a individuare un vero errore di diritto, ma a ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

In secondo luogo, e nel merito della questione, la Corte ha ribadito che la condotta del ricorrente era stata correttamente inquadrata. L’atto di distrarre la vittima non è un comportamento neutro o marginale; al contrario, rappresenta un contributo essenziale all’azione del complice. Creando un diversivo, il ricorrente ha reso possibile, o quantomeno ha notevolmente agevolato, l’impossessamento dei beni da parte del correo. Tale condotta, secondo la Corte, è prova inequivocabile della ‘consapevolezza dell’azione delittuosa’, dimostrando la piena adesione al progetto criminale.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

Con la dichiarazione di inammissibilità, la condanna è diventata definitiva. Il ricorrente è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

Questa ordinanza conferma un principio consolidato nella giurisprudenza penale: nel concorso in furto, non è necessario che tutti i partecipanti compiano l’atto materiale della sottrazione. Qualsiasi contributo, sia esso materiale o morale, che faciliti la commissione del reato, è sufficiente per essere considerati concorrenti. La distrazione della vittima è un classico esempio di contributo materiale che, abbassando la vigilanza della persona offesa, permette al complice di agire indisturbato, integrando così pienamente la fattispecie del concorso di persone nel reato.

Cosa costituisce concorso in furto secondo questa decisione?
Secondo la decisione, qualsiasi condotta che fornisca un contributo alla realizzazione del furto, come l’atto di distrarre la vittima, è sufficiente per configurare il concorso. Tale azione facilita l’operato del complice che compie materialmente la sottrazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni presentate erano una semplice ripetizione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorso mancava di una critica specifica e nuova contro la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che la condotta del complice prova la ‘consapevolezza dell’azione delittuosa’?
Significa che l’atto deliberato di distrarre la vittima dimostra che il complice era pienamente cosciente che si stava commettendo un reato e ha partecipato volontariamente al piano criminoso, condividendone il fine illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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