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Concorso in furto aggravato: la responsabilità si estende

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45067/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per una serie di furti aggravati. Il caso è rilevante per la questione del concorso in furto aggravato. La Corte ha ribadito che la circostanza aggravante della violenza sulle cose (es. rottura di un finestrino) si applica a tutti i concorrenti nel reato, anche a chi non ha materialmente compiuto l’atto di effrazione, a condizione che ne fosse a conoscenza o l’abbia ignorata per colpa.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Furto Aggravato: La Cassazione Chiarisce la Responsabilità del Complice

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso di concorso in furto aggravato, fornendo importanti chiarimenti sulla responsabilità penale di chi partecipa a un reato senza compiere materialmente l’azione che costituisce l’aggravante. Con l’ordinanza n. 45067/2024, i giudici hanno confermato un principio consolidato: l’aggravante della violenza sulle cose si estende a tutti i complici, anche a chi non ha materialmente rotto il finestrino dell’auto.

I Fatti del Caso: Furti su Auto in Sosta

Due persone venivano condannate nei gradi di merito per aver commesso plurimi episodi di furto ai danni di autovetture in sosta. I reati erano aggravati sia dalla violenza sulle cose (l’effrazione dei veicoli) sia dall’esposizione alla pubblica fede dei beni sottratti.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, entrambi gli imputati proponevano ricorso in Cassazione. Uno di essi lamentava una presunta carenza di motivazione sulla prova della sua responsabilità e un’errata applicazione delle norme sulla valutazione della prova. L’altra imputata, in particolare, contestava la sussistenza dell’aggravante della violenza sulle cose, sostenendo di non aver materialmente partecipato alle effrazioni.

Concorso in Furto Aggravato: La Decisione della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso generici e orientati a una nuova valutazione dei fatti, un’operazione preclusa in sede di legittimità. Il fulcro della decisione, tuttavia, risiede nella risposta fornita al secondo motivo di ricorso dell’imputata, relativo alla sua responsabilità per l’aggravante.

La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato la legge, evidenziando come l’imputata avesse voluto e contribuito alla realizzazione dei furti, sebbene non avesse partecipato materialmente alle effrazioni. Di conseguenza, doveva rispondere anche dell’aggravante della violenza sulle cose.

La Natura Oggettiva dell’Aggravante

Il principio chiave richiamato dalla Cassazione è quello relativo alla natura della circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 2, del codice penale. Questa circostanza è considerata di natura ‘oggettiva’, in quanto riguarda le modalità esecutive del reato.

In base all’articolo 59, secondo comma, del codice penale, le circostanze oggettive che aggravano la pena sono valutate a carico dell’agente anche se da lui non conosciute, qualora le abbia ignorate per colpa. Nel caso del concorso di persone, questo principio si estende a tutti i compartecipi.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità sottolineando che i ricorsi erano palesemente versati in fatto e miravano a una non consentita diversa ricostruzione degli episodi criminosi. I giudici di merito, secondo la Cassazione, avevano fornito una motivazione congrua, adeguata e priva di vizi logici, basata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza.

Per quanto riguarda specificamente l’aggravante, la Corte ha ribadito che, in tema di concorso in furto aggravato, la circostanza della violenza sulle cose si comunica anche ai compartecipi che non hanno realizzato materialmente l’azione, a meno che non sia il risultato di un’iniziativa estemporanea di un solo concorrente, del tutto imprevedibile per gli altri. Nel caso di specie, era evidente che la rottura dei finestrini fosse una modalità esecutiva pianificata o comunque prevedibile nell’ambito dei furti su auto, e quindi l’imputata ne rispondeva a titolo di colpa per non averla prevista pur potendolo fare.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato e di grande importanza pratica. Chi decide di partecipare a un reato, come un furto, risponde non solo dell’azione principale ma anche delle aggravanti connesse, a meno che queste non siano frutto di un’azione imprevedibile e autonoma di un altro complice. La partecipazione consapevole a un piano criminoso implica l’accettazione del rischio che vengano utilizzate modalità esecutive più gravi, come la violenza sulle cose. La decisione serve da monito: la responsabilità penale nel concorso di reato è solidale e non può essere frazionata semplicemente sulla base di chi ha compiuto materialmente ogni singolo atto.

Chi partecipa a un furto senza rompere il finestrino risponde comunque dell’aggravante della violenza sulle cose?
Sì. Secondo la Corte, la circostanza aggravante della violenza sulle cose è di natura ‘oggettiva’ e si estende a tutti i concorrenti nel reato, anche a chi non ha compiuto materialmente l’effrazione, se l’ha conosciuta o ignorata per colpa.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. Alla Corte di Cassazione è preclusa la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non rivalutare le prove.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato generico o basato su questioni di fatto?
Un ricorso di questo tipo viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non entra nel merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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