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Concorso in furto aggravato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per due donne accusate di concorso in furto aggravato ai danni di una signora anziana. Le imputate, insieme a una terza complice, si erano introdotte nell’abitazione della vittima con un pretesto; mentre una la distraeva, le altre sottraevano denaro e gioielli. La Corte ha rigettato i ricorsi, chiarendo che per il concorso in furto aggravato è sufficiente un coordinamento delle azioni, anche con ruoli diversi, e che l’aggravante della destrezza sussiste quando si elude la sorveglianza della vittima, ad esempio tramite la distrazione.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Furto Aggravato: La Cassazione sul Ruolo dei Complici e la Destrezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti del concorso in furto aggravato, analizzando un caso che coinvolge tre donne e una vittima anziana. La decisione sottolinea come la suddivisione dei compiti e l’uso di stratagemmi per distrarre la vittima siano elementi chiave per configurare sia il concorso di persone sia l’aggravante della destrezza.

I fatti del caso

Tre donne, dopo aver perlustrato una zona residenziale a bordo di un’auto, decidono di entrare nell’abitazione di una signora di 84 anni. Con il pretesto che una di loro, in stato di gravidanza, avesse urgente bisogno di usare il bagno, riescono a farsi accogliere in casa. Una volta all’interno, mettono in atto un piano coordinato: mentre una delle complici intrattiene l’anziana padrona di casa con una conversazione, le altre due si allontanano nelle altre stanze, rovistano e sottraggono denaro e monili.
Condannate in primo e secondo grado per furto pluriaggravato, due delle donne hanno proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni giuridiche.

L’impugnazione in Cassazione e il concorso in furto aggravato

La difesa delle ricorrenti ha basato l’impugnazione su diversi motivi, tra cui:

1. Errata qualificazione del fatto: Secondo la difesa, il fatto storico posto a base della condanna era diverso da quello contestato nell’imputazione, violando il diritto di difesa.
2. Insussistenza del concorso di persone: Si sosteneva la mancanza di prove di un accordo criminoso (pactum sceleris), riducendo la condotta a una mera connivenza non punibile.
3. Insussistenza delle aggravanti: Veniva contestata la sussistenza sia dell’aggravante della destrezza (sostenendo che la distrazione fosse stata creata dalla vittima stessa) sia quella della minorata difesa (ritenuta basata solo sull’età anagrafica della vittima).
4. Errata valutazione della recidiva e delle attenuanti: Si contestava il giudizio sulla pericolosità sociale di una delle imputate e il bilanciamento delle circostanze per l’altra.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, respingendo tutte le censure difensive con argomentazioni puntuali e dense di principi giuridici.

Correlazione tra accusa e sentenza

La Corte ha stabilito che non vi è stata alcuna violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Il nucleo essenziale del fatto (l’introduzione in casa con una scusa e la successiva sottrazione di beni) era presente sia nel capo d’imputazione sia nelle sentenze di merito. L’uso dello stratagemma per accedere all’abitazione non ha modificato l’imputazione da furto aggravato a furto in abitazione (art. 624 bis c.p.), ma ha rappresentato una delle modalità esecutive del reato contestato.

La prova del concorso in furto aggravato

Sul punto centrale del concorso in furto aggravato, i giudici hanno ribadito che non è necessario un accordo formale. È sufficiente un coordinamento operativo che dimostri un’intesa comune. Nel caso di specie, il perfetto coordinamento tra le tre donne – la perlustrazione della zona, la scelta della vittima, la divisione dei ruoli (chi distraeva e chi rubava) – ha dimostrato in modo inequivocabile l’esistenza di un contributo consapevole e apprezzabile di ciascuna alla realizzazione del reato.

L’aggravante della destrezza e della minorata difesa

La Corte ha confermato la sussistenza dell’aggravante della destrezza. Questa non si limita all’abilità fisica, ma include qualsiasi condotta caratterizzata da astuzia e avvedutezza idonea a eludere la sorveglianza della vittima sui propri beni. La distrazione della persona offesa tramite la conversazione è stata ritenuta una classica manifestazione di destrezza.
Anche l’aggravante della minorata difesa è stata confermata, non solo per l’età avanzata della vittima (84 anni), ma anche per il contesto: la donna era sola in un’abitazione isolata, e il suo comportamento ‘ingenuo’ ha manifestato una particolare vulnerabilità, della quale le imputate hanno approfittato.

La valutazione della recidiva e delle attenuanti

Infine, la Corte ha ritenuto corrette le valutazioni dei giudici di merito sulla recidiva di una delle imputate, basata non su un astratto status ma sulla concretezza dei reati contro il patrimonio commessi nel tempo. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato ben motivato, così come il bilanciamento di equivalenza per l’altra imputata, ponderato tra la sua giovane età e incensuratezza da un lato e la gravità delle circostanze del reato dall’altro.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di reati contro il patrimonio. In primo luogo, il concorso in furto aggravato non richiede un patto esplicito, ma può essere provato attraverso la logica e coordinata concatenazione delle azioni dei complici. In secondo luogo, la destrezza non è solo abilità manuale, ma anche astuzia nel creare situazioni che neutralizzano la vigilanza della vittima. Questa decisione serve da monito sulla severità con cui l’ordinamento valuta i reati predatori commessi con piani articolati, specialmente quando a farne le spese sono soggetti vulnerabili.

Quando si configura il concorso di persone nel reato di furto?
Si configura quando ogni partecipe fornisce un contributo consapevole e apprezzabile alla commissione del reato, anche senza un accordo formale. È sufficiente un coordinamento delle azioni, con una suddivisione dei ruoli, che faciliti l’esecuzione del furto.

In cosa consiste l’aggravante della destrezza nel furto?
L’aggravante della destrezza consiste in una condotta caratterizzata da abilità, astuzia o avvedutezza idonea a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza della vittima sulla cosa sottratta. Distrarre la persona offesa con una conversazione mentre i complici agiscono è un tipico esempio.

L’età avanzata della vittima è sufficiente per l’aggravante della minorata difesa?
No, da sola non è sufficiente. Secondo la Corte, l’età avanzata deve essere valutata insieme ad altre circostanze concrete (come il fatto che la vittima si trovi da sola, in un luogo isolato o manifesti particolare ingenuità) che creino una situazione di specifica vulnerabilità di cui l’agente approfitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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