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Concorso in bancarotta: quando l’esterno risponde

La Cassazione conferma la condanna per concorso in bancarotta preferenziale a carico di un imprenditore, inizialmente accusato come amministratore di fatto. Anche senza un ruolo formale, la consapevole partecipazione a operazioni che favoriscono un creditore a danno di altri, durante lo stato di insolvenza, integra il reato. La riqualificazione del fatto non viola il diritto di difesa se gli elementi storici restano invariati.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Bancarotta Preferenziale: La Responsabilità dell’Extraneus

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 25506/2025 offre importanti chiarimenti sulla figura del concorso in bancarotta preferenziale da parte di un soggetto extraneus, ovvero esterno alla gestione della società fallita. La Corte ha stabilito che anche un creditore, che agisce per recuperare il proprio credito, può essere ritenuto responsabile se è consapevole di partecipare a un’operazione che viola la parità di trattamento tra i creditori (par condicio creditorum) in un contesto di dissesto aziendale. Analizziamo i dettagli di questa decisione.

Il Caso: Da Amministratore di Fatto a Concorrente Esterno

La vicenda processuale riguarda un imprenditore, amministratore unico di una società (la ‘società beneficiaria’), che aveva ricevuto beni aziendali da un’altra impresa (la ‘società fallita’) poco prima che quest’ultima venisse dichiarata fallita. I trasferimenti erano avvenuti a fronte di un credito vantato dalla società beneficiaria, attraverso una compensazione parziale.

Inizialmente, l’accusa mossa all’imprenditore era quella di bancarotta per distrazione in qualità di amministratore di fatto della società poi fallita. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno riqualificato il reato in concorso in bancarotta preferenziale, attribuendogli non più il ruolo di amministratore, bensì quello di concorrente esterno (extraneus). L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione del suo diritto di difesa a causa di questo cambiamento di accusa.

La Riqualificazione del Fatto nel concorso in bancarotta

Uno dei punti centrali del ricorso era la presunta violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. L’imputato sosteneva che il passaggio da amministratore di fatto in bancarotta distrattiva a concorrente esterno in bancarotta preferenziale costituisse una trasformazione radicale del fatto contestato, tale da pregiudicare le sue strategie difensive.

La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, ritenendo il motivo manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, la giurisprudenza è costante nell’affermare che la riqualificazione del fatto in un reato meno grave (come la bancarotta preferenziale rispetto a quella per distrazione) è ammissibile, in quanto ‘il più contiene il meno’. Inoltre, anche il passaggio dalla qualifica di amministratore di fatto a quella di concorrente esterno non viola il diritto di difesa, a condizione che il nucleo storico del fatto contestato – ovvero l’operazione societaria illecita – rimanga immutato. Nel caso di specie, l’operazione era sempre la stessa: la cessione di beni a condizioni preferenziali. Tale sviluppo era, secondo la Corte, un epilogo processuale prevedibile e non una ‘sorpresa’ per la difesa.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando Scatta il Concorso dell’Extraneus

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i presupposti del concorso in bancarotta preferenziale da parte del soggetto esterno.

L’Elemento Oggettivo: La Violazione della Par Condicio Creditorum

Il reato si configura quando un’operazione altera l’ordine di soddisfazione dei creditori stabilito dalla legge. Nel caso specifico, la società beneficiaria aveva ottenuto beni dalla società poi fallita tramite una compensazione volontaria, accordata in un momento in cui lo stato di insolvenza era già manifesto. Sebbene la compensazione sia uno strumento lecito, il suo utilizzo in prossimità del fallimento con lo scopo di favorire un creditore a danno della massa degli altri creditori integra la condotta illecita.

L’Elemento Soggettivo: Il Dolo del Concorrente

Per la responsabilità dell’extraneus non è necessaria la prova di una specifica attività di istigazione o determinazione nei confronti dell’amministratore della società fallita. È invece sufficiente il dolo, che consiste in due elementi:
1. La volontarietà della condotta: L’aver consapevolmente partecipato all’operazione (ad esempio, accettando i beni in pagamento).
2. La consapevolezza del risultato: La coscienza che tale operazione avvantaggia la propria posizione a scapito degli altri creditori, in un contesto di difficoltà economica del debitore.

La Corte ha precisato che non è richiesta la ‘specifica conoscenza’ tecnica dello stato di dissesto. Tuttavia, tale conoscenza assume un forte valore probatorio. Nel caso esaminato, l’imprenditore era strettamente coinvolto nella vita operativa della società fallita, ne conosceva le difficoltà economiche e la presenza di altri creditori (tra cui una società gestita dalla propria moglie). Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti per dimostrare la sua piena consapevolezza di partecipare a un’operazione che violava la par condicio creditorum.

Le Conclusioni

La sentenza in esame conferma un principio di rigore nei confronti di chi, pur non essendo amministratore, partecipa a operazioni che danneggiano la massa dei creditori di un’impresa in crisi. La Cassazione chiarisce che la responsabilità per concorso in bancarotta preferenziale non richiede un ruolo attivo di istigazione, ma si fonda sulla volontaria e consapevole partecipazione a un atto che altera la parità di trattamento tra i creditori. Un creditore che, a conoscenza delle difficoltà finanziarie del proprio debitore, accetta un pagamento che sa essere preferenziale rispetto ad altri, rischia di passare da soggetto tutelato a concorrente nel reato.

È possibile essere condannati per un reato diverso da quello inizialmente contestato?
Sì, è possibile a condizione che il fatto storico rimanga lo stesso e la diversa qualificazione giuridica non costituisca una ‘sorpresa’ per l’imputato, ledendo il suo diritto di difesa. La giurisprudenza ammette la riqualificazione in un reato meno grave (es. da bancarotta per distrazione a preferenziale) o il cambio di qualifica soggettiva (da amministratore di fatto a concorrente esterno), se l’azione delittuosa descritta nell’imputazione non viene modificata.

Cosa deve fare un creditore per essere considerato complice in un reato di bancarotta preferenziale?
Non è necessario che il creditore istighi o solleciti attivamente il pagamento. Secondo la sentenza, è sufficiente che egli fornisca un contributo causale determinante alla violazione della par condicio creditorum, essendo consapevole dello stato di dissesto del debitore. Accettare un pagamento o una cessione di beni, sapendo che ciò danneggia gli altri creditori, integra la condotta di concorso nel reato.

Per il concorso in bancarotta da parte di un soggetto esterno è necessario che conosca lo stato di dissesto della società debitrice?
La ‘specifica conoscenza’ dello stato di dissesto non è un elemento strutturale del dolo richiesto per il concorso. Tuttavia, essa assume un rilievo probatorio fondamentale. La consapevolezza della situazione di difficoltà economica del debitore è un indice significativo della volontà, condivisa tra amministratore e creditore, di privilegiare quest’ultimo a danno degli altri, integrando così l’elemento psicologico del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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