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Concorso in bancarotta: dolo e aggravanti

Un soggetto esterno alla gestione societaria è stato condannato per concorso in bancarotta per aver ricevuto merce senza corrispettivo da una società poi fallita. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per la configurabilità del reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la coscienza e volontà di contribuire a depauperare il patrimonio sociale, senza che sia necessaria la conoscenza dello stato di insolvenza. La Corte ha inoltre escluso l’interesse a impugnare un’aggravante già neutralizzata da attenuanti prevalenti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Bancarotta: la Cassazione sul Ruolo dell’Estraneo

La recente sentenza n. 13628/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale, con particolare riferimento alla posizione del soggetto extraneus, cioè colui che partecipa al reato senza essere l’amministratore della società fallita. La Corte si è soffermata sulla natura del dolo richiesto e sull’interesse processuale a contestare un’aggravante già neutralizzata da circostanze attenuanti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato per aver concorso nel reato di bancarotta fraudolenta. Nello specifico, l’amministratore di una società, poi dichiarata fallita, gli aveva consegnato una quantità significativa di merce (venti o trenta scatoloni) senza ricevere alcun pagamento. L’imputato aveva successivamente rivenduto tale merce, utilizzando il ricavato per acquistare le quote della stessa società. La Corte di Appello aveva confermato la sua responsabilità penale per la bancarotta patrimoniale, pur dichiarando prescritto un altro reato connesso (bancarotta semplice documentale).

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge sulla responsabilità penale: Sosteneva che per la bancarotta fraudolenta fosse necessario il dolo specifico, ossia l’intenzione di procurare un ingiusto profitto o di danneggiare i creditori. Affermava di non essere a conoscenza dello stato di insolvenza della società e che quindi mancasse tale elemento soggettivo.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante del contributo minimo: Riteneva che il suo ruolo fosse stato di minima rilevanza, limitandosi a ricevere la merce.
3. Errata applicazione dell’aggravante: Contestava il mancato venir meno dell’aggravante della pluralità dei fatti di bancarotta, nonostante uno dei reati fosse stato dichiarato prescritto, e la conseguente mancata riduzione della pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul concorso in bancarotta

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo argomentazioni precise su ciascun punto.

Il Dolo nel Concorso in Bancarotta dell’Estraneo

Sul primo motivo, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale richiede il dolo generico e non quello specifico. Ciò significa che è sufficiente la consapevolezza che la propria condotta contribuisca a depauperare il patrimonio sociale, creando un potenziale danno per i creditori. Non è richiesta la specifica intenzione di causare tale danno, né la conoscenza formale dello stato di dissesto della società. Nel caso di specie, ricevere una grande quantità di merce senza pagare alcun corrispettivo è un’azione la cui natura distrattiva è evidente. L’imputato, accettando la merce a tali condizioni, ha volontariamente contribuito all’impoverimento della società, integrando così l’elemento soggettivo del reato.

La Valutazione del Contributo Causale

Il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile per genericità. I giudici di merito avevano accertato che il ruolo dell’imputato non era stato affatto marginale, poiché la sua disponibilità a ricevere la merce era stata una condizione essenziale per la realizzazione della condotta distrattiva da parte dell’amministratore. Non è emerso alcun elemento che potesse qualificare il suo contributo come di minima importanza.

L’Interesse ad Impugnare l’Aggravante

La Corte ha affrontato il terzo motivo aderendo all’orientamento giurisprudenziale secondo cui non sussiste un concreto interesse a impugnare per ottenere l’esclusione di una circostanza aggravante quando questa è già stata ritenuta sub-valente (cioè meno importante) rispetto a circostanze attenuanti nel giudizio di bilanciamento. Nel caso in esame, le attenuanti generiche erano state giudicate prevalenti sull’aggravante, portando a una significativa riduzione della pena. La pena base era stata fissata al minimo edittale e poi ridotta di un terzo. L’aggravante, quindi, non aveva avuto alcun effetto pratico sulla determinazione della sanzione finale. Di conseguenza, essendo la pena già insuscettibile di ulteriore riduzione, è venuto meno l’interesse concreto del ricorrente a ottenere una pronuncia sul punto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi in materia di concorso in bancarotta. In primo luogo, conferma che la responsabilità dell’estraneo non richiede una conoscenza tecnica dello stato di crisi dell’impresa, ma la semplice e logica consapevolezza di partecipare a un’operazione che ne riduce le garanzie patrimoniali. In secondo luogo, chiarisce che l’interesse a ricorrere deve essere concreto e attuale: non è sufficiente contestare un aspetto della sentenza se la sua eventuale modifica non comporterebbe alcun beneficio pratico per l’imputato, come una riduzione della pena. La decisione finale è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa dell’inammissibilità del suo ricorso.

Per il concorso in bancarotta fraudolenta, l’estraneo deve essere a conoscenza dello stato di insolvenza della società?
No, secondo la sentenza non è richiesta la consapevolezza dello stato di dissesto della società. È sufficiente che l’estraneo apporti un contributo causale volontario al depauperamento del patrimonio sociale.

Quale tipo di dolo è richiesto per il concorso in bancarotta patrimoniale?
È sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza che le operazioni compiute sul patrimonio sociale sono idonee a cagionare un danno ai creditori, senza che sia necessaria la specifica intenzione di causarlo.

Sussiste l’interesse a impugnare un’aggravante se è già stata ‘neutralizzata’ da attenuanti prevalenti?
Secondo l’orientamento seguito in questa sentenza, no. Se l’aggravante non ha avuto alcuna influenza sulla determinazione della pena finale perché ‘superata’ da attenuanti prevalenti, e la pena non potrebbe essere ulteriormente ridotta, viene a mancare un interesse concreto all’accoglimento del motivo di ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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