LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso formale reati: resistenza a più agenti

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che non aveva applicato l’aumento di pena per il concorso formale di reati. Un imputato, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, si era opposto a due agenti con un’unica azione. La Suprema Corte ha stabilito che tale condotta integra una pluralità di reati e la pena deve essere calcolata secondo l’art. 81 c.p., partendo dalla pena per il reato più grave e applicando un aumento. Il caso è stato rinviato al giudice di primo grado per la rideterminazione della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a più Agenti: Quando si Applica il Concorso Formale di Reati?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38145 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale in materia di resistenza a pubblico ufficiale: quando la condotta violenta o minacciosa è rivolta a più agenti contemporaneamente, si configura un concorso formale di reati. Questa qualificazione giuridica ha un impatto diretto e significativo sulla determinazione della pena, come chiarito in questo caso.

I Fatti del Caso: Una Sola Azione Contro Due Ufficiali

Il caso trae origine da una sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo. Un imputato era stato condannato, a seguito di giudizio abbreviato, alla pena di quattro mesi di reclusione per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Nello specifico, l’uomo si era opposto con violenza a due agenti di polizia che stavano tentando di identificarlo. Il giudice di primo grado, pur riconoscendo la colpevolezza, aveva trattato la condotta come un singolo reato, comminando una pena basata sul minimo edittale, poi ridotta per la scelta del rito.

Il Concorso Formale di Reati e il Ricorso del Procuratore

Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore generale presso la Corte di appello di Brescia. L’unico motivo di doglianza era la violazione dell’articolo 81, primo comma, del codice penale. Secondo il Procuratore, il giudice di merito aveva errato nel non applicare l’istituto del concorso formale di reati. Poiché l’imputato aveva diretto la sua azione di resistenza contro due distinti pubblici ufficiali, seppur nel medesimo contesto spazio-temporale, avrebbe dovuto rispondere di due reati uniti dal vincolo della continuazione. Di conseguenza, la pena avrebbe dovuto essere calcolata partendo da quella base per il reato più grave, aumentata per il secondo reato commesso.

La Decisione della Cassazione: Applicazione del Principio delle Sezioni Unite

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 40981 del 2018), che ha definitivamente chiarito come la condotta di chi, con un’unica azione, usa violenza o minaccia per opporsi a più pubblici ufficiali integra un concorso formale di reati e non un reato unico. Ogni pubblico ufficiale è titolare del bene giuridico protetto dalla norma (il regolare svolgimento della pubblica funzione), pertanto l’offesa a ciascuno di essi costituisce un reato autonomo.

Le Motivazioni

La Corte ha osservato che dalla stessa sentenza impugnata emergeva chiaramente che la resistenza era stata posta in essere ai danni di due agenti di polizia. Il Giudice per le indagini preliminari, quindi, ha commesso un errore di diritto non applicando il regime sanzionatorio previsto per il concorso formale. La pena di quattro mesi di reclusione era il risultato di una riduzione per il rito abbreviato applicata alla pena base di sei mesi, ovvero il minimo legale per un singolo reato di resistenza. Il calcolo corretto, invece, avrebbe dovuto prevedere una pena base per il primo reato, aumentata per il secondo, e solo successivamente ridotta per il rito.

Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente al punto della determinazione della pena. È stato inoltre precisato che il nuovo giudizio dovrà essere celebrato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo, e non dalla Corte d’Appello, poiché la sentenza originale, emessa in un giudizio abbreviato per una pena di tale entità, non era appellabile.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza della corretta qualificazione giuridica dei fatti ai fini sanzionatori. Opporsi a più agenti con un’unica condotta non è un’aggravante, ma una pluralità di reati. Ciò comporta un trattamento sanzionatorio più severo, basato sull’aumento della pena per il reato più grave. La decisione della Suprema Corte garantisce l’uniforme applicazione della legge, richiamando i giudici di merito a conformarsi ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite per assicurare che la pena sia proporzionata alla reale offensività del fatto commesso.

Resistere a più poliziotti con una sola azione è un unico reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che si conforma a una precedente decisione delle Sezioni Unite, la condotta di chi si oppone a più pubblici ufficiali con una sola azione integra un concorso formale di reati, poiché vengono lesi i beni giuridici facenti capo a ogni singolo ufficiale.

Cosa succede alla pena in caso di concorso formale di reati?
La pena non è quella prevista per un singolo reato. Si applica la disciplina dell’art. 81, primo comma, del codice penale: si individua la pena per la violazione più grave e la si aumenta fino al triplo per tenere conto degli altri reati commessi.

Perché la Cassazione ha rinviato il caso al Giudice di primo grado e non alla Corte d’Appello?
La Corte ha rinviato il caso al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo perché la sentenza originale, essendo stata emessa all’esito di un giudizio abbreviato con una pena contenuta, non era appellabile. In questi casi, la competenza per il nuovo giudizio dopo l’annullamento della Cassazione rimane al giudice che ha emesso la pronuncia impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati