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Concorso esterno: limiti del ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’annullamento di una misura cautelare per un imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte ha stabilito che il ricorso del PM mirava a una non consentita rivalutazione dei fatti, mentre il Tribunale del riesame aveva logicamente motivato l’assenza di gravi indizi di colpevolezza, ritenendo le prove generiche, ambigue e non sufficientemente riscontrate.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Esterno e Misure Cautelari: Quando gli Indizi Non Bastano

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale, numero 43195 del 2024, offre un’importante lezione sui presupposti per l’applicazione delle misure cautelari e sui limiti del sindacato di legittimità in materia. Il caso riguarda un imprenditore accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, la cui misura di custodia in carcere era stata annullata dal Tribunale del riesame. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, delineando con chiarezza la differenza tra una legittima critica per violazione di legge e un inammissibile tentativo di rivalutare il merito delle prove.

I Fatti del Caso: Dall’Arresto all’Annullamento della Misura

Un imprenditore era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver supportato un’associazione criminale. Secondo l’impostazione accusatoria, basata sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e su alcune intercettazioni, l’indagato avrebbe agito come intermediario tra imprese estorte e i vertici del sodalizio, messo a disposizione il proprio capannone come luogo sicuro per incontri e agevolato le attività del clan in cambio di vantaggi, in particolare nell’aggiudicazione di appalti pubblici.

Tuttavia, il Tribunale del riesame, rivalutando il quadro indiziario, aveva annullato il provvedimento, ritenendo gli elementi a carico non sufficientemente gravi per giustificare la misura. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Questione del Concorso Esterno

Il ricorso della Procura si fondava sull’idea che il Tribunale del riesame avesse errato nel valutare le prove, trascurando i ‘circuiti relazionali’ dell’indagato e il significato delle conversazioni intercettate. Secondo l’accusa, le dichiarazioni del collaboratore e i dialoghi captati avrebbero dovuto essere interpretati come prova di un patto di reciproca convenienza tra l’imprenditore e l’associazione criminale, configurando così il concorso esterno.

La Procura sosteneva, in sostanza, che il Tribunale avesse operato una lettura atomistica e riduttiva degli indizi, senza coglierne la portata complessiva.

La Valutazione del Tribunale del Riesame: Indizi Generici e Ambigui

La sentenza della Cassazione mette in luce come il Tribunale del riesame avesse, in realtà, condotto un’analisi approfondita e logica degli elementi. In particolare, il Tribunale aveva evidenziato che:

1. Le dichiarazioni del collaboratore, pur ritenute attendibili, erano generiche. Mancavano indicazioni precise su imprese, periodi e circostanze specifiche del presunto patto sinallagmatico.
2. Mancavano riscontri contabili: l’ipotesi di un meccanismo di sovrafatturazione per dissimulare versamenti al clan non era supportata da alcuna documentazione bancaria o contabile.
3. Le accuse sul monopolio degli appalti erano smentite dai fatti: i documenti acquisiti dimostravano che l’impresa riconducibile all’indagato si era aggiudicata solo una minima parte dei lavori pubblici nel comune di riferimento, contraddicendo la tesi di un controllo del settore.
4. Le intercettazioni erano ambivalenti: le conversazioni, specialmente quelle del cugino dell’indagato, potevano essere interpretate non come prova di affiliazione, ma come espressione di preoccupazione per la vicinanza dell’imprenditore ad ambienti pericolosi, suggerendo uno stato di soggezione piuttosto che di paritaria collusione.

Le Motivazioni della Suprema Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, ribadendo un principio fondamentale del giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari è consentito solo per violazione di legge o per una motivazione manifestamente illogica, non per proporre una diversa lettura delle prove.

La Corte ha osservato che il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione coerente, logica e priva di vizi giuridici, spiegando punto per punto perché gli elementi raccolti non raggiungevano la soglia della ‘qualificata probabilità di colpevolezza’ richiesta dall’art. 273 c.p.p. Il ricorso del PM, invece, si limitava a riproporre la propria interpretazione degli indizi, chiedendo di fatto alla Cassazione una nuova valutazione del merito, compito che esula dalle sue funzioni.

Le Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità e la Tenuta degli Indizi

La decisione sottolinea che, affinché una misura cautelare possa essere legittimamente applicata, non è sufficiente presentare una serie di elementi sospetti. È necessario che questi elementi siano gravi, precisi e concordanti, e che la loro valutazione da parte del giudice sia esente da vizi logici e giuridici. La Cassazione non è un ‘terzo grado di merito’ e non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato le prove. Il ricorso è ammissibile solo se si denuncia un errore di diritto o un’irragionevolezza palese e incontrovertibile nel ragionamento del provvedimento impugnato, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non denunciava una violazione di legge o un vizio di manifesta illogicità della motivazione, ma si risolveva in un tentativo di sollecitare alla Corte di Cassazione una diversa e non consentita rivalutazione degli elementi di fatto già esaminati dal Tribunale del riesame.

Quali erano le principali debolezze del quadro indiziario secondo il Tribunale del riesame?
Le principali debolezze erano la genericità delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, l’assoluta mancanza di riscontri contabili alle accuse di sovrafatturazione, la smentita documentale riguardo al presunto monopolio degli appalti pubblici e l’ambiguità delle conversazioni intercettate, che suggerivano più uno stato di soggezione che un accordo paritario con il clan.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel giudicare un ricorso su una misura cautelare?
Il ruolo della Corte di Cassazione è limitato a un giudizio di legittimità. Deve verificare se il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e se la motivazione della sua decisione sia logica e congruente. Non può riesaminare le prove nel merito né sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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