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Concorso esterno: la Cassazione sulla custodia cautelare

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’indagata per concorso esterno in associazione mafiosa, accusata di finanziare le attività illecite di un clan. La Corte ha confermato la misura cautelare in carcere, ritenendo logica la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza e ancora attuali le esigenze cautelari, nonostante il tempo trascorso dai fatti contestati.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Esterno e Misure Cautelari: La Cassazione Fa il Punto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18842 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla figura del concorso esterno in associazione di tipo mafioso e sui presupposti per l’applicazione della custodia cautelare in carcere. La Corte ha esaminato il caso di una persona indagata per aver fornito un cruciale supporto finanziario a un noto clan camorristico, confermando la solidità dell’impianto accusatorio e l’attualità delle esigenze cautelari.

I Fatti del Caso: Finanziamento a un Clan Mafioso

L’indagata era stata sottoposta alla misura della custodia in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e di partecipazione ad un’associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Secondo l’accusa, la donna, forte di una notevole disponibilità economica ereditata dal defunto marito (a sua volta capo di un clan), avrebbe finanziato le attività lecite e illecite di un’altra potente organizzazione criminale. In particolare, il suo contributo economico sarebbe stato determinante per la realizzazione di un opificio clandestino destinato alla produzione di sigarette di contrabbando, un’operazione transnazionale che coinvolgeva soggetti e materiali provenienti dall’area balcanica.

La decisione del Giudice per le indagini preliminari era stata integralmente confermata dal Tribunale del riesame, contro la cui ordinanza la difesa ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Logica e Attualità delle Esigenze Cautelari

La difesa ha articolato il ricorso su tre motivi principali:
1. Manifesta illogicità della motivazione: Secondo i legali, la valutazione degli indizi, basata principalmente su conversazioni intercettate, era viziata. Le intercettazioni non proverebbero un coinvolgimento della donna nel finanziamento della fabbrica clandestina, ma semmai un suo debito, la cui causa non era riconducibile ai fatti contestati.
2. Violazione di legge: La difesa contestava che il generico interessamento dell’indagata alle sorti dell’affare e l’utilizzo di un suo locale commerciale (per il quale peraltro richiedeva il pagamento del canone) potessero configurare un contributo penalmente rilevante al sodalizio criminale.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: Si sosteneva che le esigenze cautelari non fossero né attuali né concrete. La condotta era circoscritta a un arco temporale remoto (2016-2018), il potere economico dell’indagata era stato azzerato da un precedente provvedimento di sequestro e il suo regime detentivo speciale era cessato. Di conseguenza, non vi era più pericolo di reiterazione del reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, offrendo una disamina dettagliata dei principi che governano le misure cautelari in materia di criminalità organizzata.

La Valutazione degli Indizi nel Concorso Esterno

La Cassazione ha ribadito che, in fase cautelare, la nozione di ‘gravi indizi di colpevolezza’ non richiede la stessa forza probatoria necessaria per una condanna definitiva. È sufficiente un quadro probatorio che renda la responsabilità dell’indagato qualificatamente probabile. Il giudice di merito, inoltre, non è tenuto a confutare ogni singola argomentazione difensiva, ma deve fornire una motivazione logica e coerente che dimostri di aver considerato tutti gli elementi decisivi. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente ricostruito il ruolo di finanziatrice dell’indagata basandosi non solo su una singola conversazione, ma su un complesso di elementi, tra cui le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l’analisi di chat e il contesto generale dei rapporti tra i clan.

La Corte ha sottolineato un principio fondamentale: ogni elemento indiziario non va valutato in modo parcellizzato, ma deve essere inserito in un contesto unitario. Solo una visione d’insieme permette di cogliere l’effettivo significato di ciascun dato probatorio. Il contributo economico alla realizzazione della fabbrica clandestina, secondo la Corte, è stato un elemento determinante per l’attività di contrabbando del clan, integrando così un grave quadro indiziario sia per il reato associativo specifico sia per il concorso esterno nell’associazione mafiosa.

Le Esigenze Cautelari e il Tempo Trascorso

Particolarmente interessante è l’analisi sulle esigenze cautelari. La Corte ha confermato che per il concorso esterno la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere è relativa, a differenza di quanto previsto per gli affiliati. Ciò significa che è possibile superarla dimostrando che misure meno afflittive sono sufficienti a neutralizzare la pericolosità sociale.

Tuttavia, la valutazione deve essere ancorata a dati fattuali concreti. Il mero trascorrere del tempo non è, di per sé, un elemento risolutivo. Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto che la ‘versatilità criminale’ dell’indagata, la sua capacità manageriale di investire proventi illeciti in settori diversificati e le particolari modalità della condotta, finalizzate a consolidare il primato di organizzazioni criminali in violento conflitto tra loro, rendessero ancora attuale e concreto il pericolo di reiterazione del reato. Né il sequestro patrimoniale né il mutato regime detentivo sono stati considerati elementi sufficienti a far venire meno tale pericolo, data la capacità del soggetto di operare anche tramite la disponibilità di denaro contante.

Conclusioni

La sentenza ribadisce la solidità dei principi giurisprudenziali in materia di misure cautelari per reati di mafia. In primo luogo, la valutazione degli indizi deve essere globale e non frammentaria, mirando a una ricostruzione logica e coerente del quadro probatorio. In secondo luogo, per la figura del concorso esterno, sebbene la presunzione di pericolosità sia relativa, il superamento della necessità della custodia in carcere richiede la prova di elementi concreti che neutralizzino il rischio di recidiva. Il solo passare del tempo o precedenti misure ablatorie possono non essere sufficienti di fronte a una comprovata e persistente capacità criminale e a una spiccata pericolosità sociale del soggetto.

Per l’applicazione di una misura cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa sono necessari gli stessi indizi richiesti per una condanna?
Risposta: No. Per una misura cautelare sono sufficienti ‘gravi indizi di colpevolezza’, intesi come elementi che fondano un giudizio di qualificata probabilità sulla responsabilità dell’indagato. Non è richiesta la stessa qualificazione di ‘gravi, precisi e concordanti’ necessaria per una sentenza di condanna.

La presunzione di pericolosità sociale vale in modo assoluto per il concorrente esterno?
Risposta: No. A differenza dell’associato mafioso, per il concorrente esterno la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere è solo relativa. È possibile superarla dimostrando, con elementi specifici, che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con misure meno afflittive.

Il tempo trascorso tra i fatti e l’applicazione della misura cautelare esclude automaticamente la sua necessità?
Risposta: No. Il decorso di un lasso di tempo rilevante è un fattore da considerare, ma non esclude di per sé le esigenze cautelari. Il giudice deve valutare se, nonostante il tempo, persistano elementi concreti che indichino un pericolo di reiterazione del reato, come la capacità criminale dell’indagato e la sua versatilità in contesti illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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