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Concorso esterno: la Cassazione sui gravi indizi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza conferma la misura cautelare dell’obbligo di dimora, ribadendo che la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza da parte del Tribunale del riesame era logicamente motivata. La Corte chiarisce i limiti del proprio sindacato, che non può consistere in una nuova valutazione dei fatti, ma solo in un controllo di legittimità e coerenza della motivazione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Esterno in Associazione Mafiosa: La Cassazione sui Gravi Indizi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29379/2025, si è pronunciata su un caso di concorso esterno in associazione mafiosa, delineando con precisione i confini del proprio giudizio in materia di misure cautelari. La decisione conferma l’importanza di una motivazione solida e coerente da parte dei giudici di merito nel valutare i gravi indizi di colpevolezza, e chiarisce come le censure dell’indagato debbano essere specifiche per poter essere esaminate in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: La Misura Cautelare per Concorso Esterno

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Palermo, che aveva confermato l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nei confronti di un individuo. L’accusa era quella di aver agito come concorrente esterno di un clan mafioso affiliato a “cosa nostra”.

Secondo l’impianto accusatorio, il contributo dell’indagato consisteva nell’assicurare canali di comunicazione riservati e stabili per la famiglia mafiosa e nel contribuire all’organizzazione di riunioni segrete finalizzate alla pianificazione ed esecuzione del programma criminoso. L’uomo avrebbe svolto questo ruolo anche mettendo a disposizione un centro scommesse da lui gestito.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione sui gravi indizi di colpevolezza: La difesa sosteneva che l’ordinanza non avesse individuato in modo adeguato gli elementi distintivi del reato contestato, in particolare riguardo all’idoneità del contributo causale fornito per rafforzare l’associazione.
2. Errata valutazione della chiamata in correità: Si contestava l’utilizzo delle dichiarazioni di un altro soggetto senza un preventivo vaglio sulla sua credibilità e senza riscontri esterni individualizzanti.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: Il ricorrente evidenziava il breve arco temporale della condotta, l’interruzione dei rapporti con il clan e il suo trasferimento in un’altra città per motivi lavorativi e familiari come elementi che dimostravano l’assenza di un pericolo di reiterazione del reato.

L’Analisi della Corte sul Concorso Esterno e le Misure Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dalla difesa. L’analisi della Corte si è concentrata sulla corretta applicazione dei principi procedurali e sulla natura del giudizio di legittimità.

La Valutazione dei Gravi Indizi

In merito al primo motivo, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva fondato la sua decisione su un’ampia attività di indagine, incluse intercettazioni ambientali, telefoniche e videosorveglianza. Questi elementi, secondo i giudici di merito, fornivano una chiave di lettura chiara del ruolo di messaggero e organizzatore svolto dall’indagato. Le critiche del ricorrente sono state ritenute un tentativo di proporre una diversa valutazione dei fatti, inammissibile in sede di Cassazione.

La Gestione della Chiamata in Correità

Sul secondo motivo, la Corte lo ha ritenuto “inedito” e “manifestamente infondato”. La questione non era stata sollevata davanti al Tribunale del riesame. Inoltre, la sentenza chiarisce che le dichiarazioni del co-indagato erano state utilizzate solo come ulteriore conferma degli elementi già raccolti, i quali, a loro volta, fungevano da riscontro esterno alle dichiarazioni stesse, creando un quadro probatorio solido.

La Sussistenza delle Esigenze Cautelari

Infine, riguardo alle esigenze cautelari, il ricorso è stato giudicato “generico”. La Cassazione ha sottolineato come il Tribunale del riesame non si fosse limitato a una presunzione, ma avesse concretamente verificato il pericolo di reiterazione del reato basandosi sui precedenti penali specifici e recenti dell’indagato. Il ricorso non si era confrontato con questo elemento cruciale, risultando così viziato da aspecificità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso riaffermando i limiti del proprio sindacato in materia di misure cautelari. La motivazione del Tribunale del riesame, integrando e completando quella del primo giudice, è stata ritenuta immune da vizi logici o giuridici. La gravità del quadro indiziario a carico dell’indagato per il reato di concorso esterno era stata adeguatamente argomentata sulla base di plurime fonti di prova. Le critiche del ricorrente, al contrario, sono state qualificate come tentativi di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda, estranea alle competenze della Corte di legittimità. La decisione si fonda quindi sulla corretta applicazione dei principi che regolano la valutazione degli indizi e delle esigenze cautelari, nonché sulla necessità che i motivi di ricorso siano specifici e non generici.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui il controllo della Cassazione sui provvedimenti cautelari è un controllo di legittimità e non di merito. Per ottenere l’annullamento di una misura, non è sufficiente proporre una lettura alternativa delle prove, ma è necessario dimostrare un’evidente illogicità o una violazione di legge nella motivazione del giudice. Questo principio garantisce che la valutazione del quadro indiziario rimanga prerogativa dei giudici di merito, mentre alla Suprema Corte spetta il compito di assicurare la corretta applicazione delle norme e la coerenza del ragionamento giuridico.

Quando si possono considerare sussistenti i ‘gravi indizi di colpevolezza’ per una misura cautelare?
Secondo la sentenza, per ‘gravi indizi di colpevolezza’ si intendono tutti quegli elementi a carico che, pur non essendo una prova definitiva, consentono di prevedere con un’alta probabilità che la responsabilità dell’indagato potrà essere dimostrata in futuro. Devono essere sufficientemente consistenti da fondare una qualificata probabilità di colpevolezza.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare i gravi indizi per un concorso esterno?
Il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare nel merito le prove, ma di controllare la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato. La Corte verifica se il giudice di merito ha dato adeguatamente conto delle ragioni che lo hanno portato a ritenere gravi gli indizi, senza sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale.

Come deve essere motivata la sussistenza delle esigenze cautelari?
La sussistenza delle esigenze cautelari, come il pericolo di reiterazione del reato, non può basarsi su una semplice presunzione. Il giudice deve verificare concretamente tale pericolo, come in questo caso, basandosi su elementi specifici quali i precedenti penali recenti e pertinenti dell’indagato, spiegando perché questi elementi rendono attuale il rischio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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