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Concorso esterno: la Cassazione chiarisce i requisiti

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per concorso esterno in associazione terroristica, stabilendo un principio fondamentale: non basta un’adesione unilaterale, come la diffusione di propaganda online, ma è necessaria la prova di una relazione bilaterale tra l’individuo e l’organizzazione criminale. Il mero contributo individuale, senza interazione, non integra il reato di cui all’art. 270-bis c.p. La sentenza chiarisce i confini tra il supporto individuale e la complicità penalmente rilevante in reati associativi.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso esterno: non basta l’adesione unilaterale, serve un rapporto con l’associazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha tracciato una linea netta sui requisiti del concorso esterno in associazione terroristica, affermando che la mera diffusione di propaganda, seppur funzionale agli scopi del gruppo, non è sufficiente per una condanna. Per configurare questo grave reato, è indispensabile dimostrare l’esistenza di una relazione bilaterale e di un’interazione concreta tra il soggetto e l’organizzazione criminale.

I fatti del processo

Il caso riguardava una donna condannata in primo e secondo grado per concorso esterno in un’associazione terroristica internazionale e per istigazione a commettere delitti di terrorismo. L’accusa si basava principalmente sulla sua attività di diffusione di materiale propagandistico inneggiante alla lotta armata e al martirio, svolta tramite strumenti informatici. I giudici di merito avevano ritenuto che tale condotta costituisse un contributo rilevante per l’associazione, pur escludendo che l’imputata fosse un membro operativo o avesse avuto contatti diretti con i vertici del gruppo.

La questione giuridica e i limiti del concorso esterno

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la logicità della sentenza d’appello. La difesa ha sostenuto la contraddizione tra l’essere ritenuta concorrente esterna e l’assenza totale di prove di un qualsiasi contatto con l’associazione terroristica. La questione centrale, dunque, era stabilire se un’attività di proselitismo online, svolta in modo autonomo e unilaterale (uti singulus), potesse integrare gli estremi del concorso esterno nel reato associativo previsto dall’art. 270-bis del codice penale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la condanna per concorso esterno perché ‘il fatto non sussiste’. Il ragionamento dei giudici si è basato su una rigorosa analisi della struttura dei reati associativi e della figura del concorrente esterno.

La necessità di un rapporto bilaterale

Il punto cardine della decisione è che il contributo del concorrente esterno, per essere penalmente rilevante, deve inserirsi in un contesto di relazione bilaterale con il sodalizio criminoso. Non è sufficiente una mera ‘adesione unilaterale’ o una condotta che, pur oggettivamente utile agli scopi dell’associazione, rimanga isolata. La Corte ha specificato che il contributo deve nascere da un’interazione, anche indiretta, in cui l’organizzazione si rivolge all’esterno per ottenere un supporto specifico e il soggetto risponde a tale ‘chiamata’. L’azione del concorrente deve soddisfare una specifica esigenza del gruppo criminale, non può essere il frutto di un’iniziativa personale slegata da ogni contatto.

Differenza tra partecipazione e concorso esterno

La sentenza ribadisce la distinzione tra il ‘partecipe’ (intraneus) e il ‘concorrente esterno’ (extraneus). Il primo è organicamente inserito nella struttura, legato da un pactum sceleris e a disposizione dell’associazione. Il secondo, pur rimanendo estraneo al vincolo associativo, fornisce un contributo concreto, specifico e causalmente rilevante per la conservazione o il rafforzamento del gruppo. Tuttavia, anche questo contributo atipico non può essere ‘monosoggettivo’. Deve esserci una consapevolezza, da parte dell’associazione, dell’apporto esterno e della sua utilità.

Il rigetto della richiesta di perizia informatica

La Corte ha invece ritenuto infondato l’altro motivo di ricorso, relativo al rigetto della richiesta di una perizia sui dispositivi elettronici della ricorrente. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, qualificando la richiesta come ‘meramente esplorativa’ e tardiva, in quanto non presentata durante il giudizio di primo grado. La rinnovazione dell’istruttoria in appello è un evento eccezionale, non uno strumento per cercare prove nuove e ipotetiche non individuate in precedenza.

Le conclusioni

Questa pronuncia assume un’importanza cruciale perché stabilisce che, per il reato di concorso esterno, l’accusa deve provare non solo l’efficacia del contributo dell’imputato, ma anche l’esistenza di una relazione, di un’interazione tra quest’ultimo e l’associazione. L’azione unilaterale di chi, mosso da simpatia ideologica, diffonde materiale di propaganda senza alcun contatto o coordinamento con il gruppo terroristico, non rientra nella fattispecie del concorso esterno. Tali condotte potranno essere punite a titolo diverso (come l’istigazione o l’apologia), ma non come forma di complicità nel più grave reato associativo, garantendo così una maggiore aderenza al principio di legalità e determinatezza della fattispecie penale.

Cosa è necessario dimostrare per una condanna per concorso esterno in un’associazione criminale?
Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente provare che l’imputato abbia fornito un contributo utile all’associazione. È indispensabile dimostrare l’esistenza di una relazione bilaterale, ovvero un’interazione tra il soggetto esterno e l’organizzazione, in cui quest’ultima richiede o accoglie consapevolmente il contributo.

La sola diffusione di propaganda terroristica online integra il reato di concorso esterno?
No. Se l’attività di propaganda è svolta in modo unilaterale (uti singulus), senza alcuna prova di contatto, coordinamento o interazione con l’associazione terroristica, non si configura il reato di concorso esterno. Tale condotta può eventualmente integrare altri reati, come quello di istigazione.

Perché la Corte ha rigettato la richiesta di una nuova perizia sui dispositivi informatici dell’imputata?
La richiesta è stata respinta perché ritenuta tardiva (non era stata formulata nel processo di primo grado) e ‘meramente esplorativa’. In appello, la rinnovazione dell’istruttoria è ammessa solo in casi eccezionali e non per cercare prove ipotetiche senza alcun riscontro concreto negli atti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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