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Concorso esterno: inammissibile il ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro un sequestro preventivo per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte ha ribadito che il ricorso in Cassazione è limitato alla sola violazione di legge e non può contestare il merito della valutazione probatoria del giudice del riesame, se la motivazione non è del tutto mancante o manifestamente illogica.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Esterno: Limiti al Ricorso Contro il Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11798 del 2024, torna a definire i confini del ricorso contro le misure cautelari reali, in particolare nei casi di concorso esterno in associazione mafiosa. La decisione chiarisce che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma deve limitarsi a denunciare una chiara violazione di legge.

I Fatti del Caso: Il Sequestro per Concorso Esterno

Un imprenditore, indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, si è visto sequestrare diversi immobili, tra cui fabbricati e terreni facenti parte di un complesso turistico. Secondo l’accusa, l’acquisizione della proprietà del villaggio turistico era stata orchestrata da un noto clan mafioso per mantenere il controllo sulla struttura.

L’imprenditore, secondo gli inquirenti, avrebbe agito come prestanome, seguendo le direttive dei suoi referenti criminali e acquisendo il loro “consenso” per l’operazione. Il Tribunale del Riesame aveva confermato il sequestro, ritenendo sussistenti sia il fumus commissi delicti (la parvenza del reato) sia il periculum in mora (il pericolo nel ritardo).

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imprenditore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Mancanza di motivazione sul fumus commissi delicti: A suo dire, il Tribunale si sarebbe limitato a riportare il contenuto di alcune intercettazioni senza spiegare concretamente quale fosse il profitto da lui ricavato o come i beni sequestrati fossero riconducibili al clan. Sosteneva, inoltre, di essere stato vittima di vessazioni e non un complice.
2. Assenza del periculum in mora: Il ricorrente contestava la mancanza di motivazione sul pericolo concreto, affermando che la sua intenzione era quella di vendere i beni a prezzo di mercato e non di commettere ulteriori reati.

L’Analisi della Corte e il Principio del Concorso Esterno

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire un principio fondamentale della procedura penale. Ai sensi dell’art. 325 c.p.p., il ricorso contro le ordinanze emesse in sede di riesame per misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge.

Questo significa che non è possibile contestare in Cassazione i vizi logici della motivazione, come una presunta valutazione errata delle prove o una ricostruzione dei fatti non condivisa. L’unica eccezione si ha quando la motivazione è talmente carente, contraddittoria o manifestamente illogica da equivalere a una sua totale assenza, configurando così una violazione di legge.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione ampia e adeguata. Aveva spiegato come l’acquisizione della titolarità del complesso turistico fosse stata pilotata dal clan per garantirsi il controllo economico sulla struttura attraverso il ricorrente. Le intercettazioni e i rapporti personali dell’indagato con esponenti del clan erano stati considerati elementi idonei a sostenere l’ipotesi accusatoria di concorso esterno.

Anche riguardo alle esigenze cautelari, la Corte ha giudicato generico il ricorso. Ha sottolineato che il sequestro non era solo impeditivo (per evitare la prosecuzione del reato), ma anche finalizzato alla confisca. I beni, essendo funzionali a garantire un vantaggio economico illecito al clan, dovevano rimanere vincolati per interrompere tale arricchimento.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma con forza la distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove già esaminate dai giudici precedenti. Per i reati gravi come il concorso esterno in associazione mafiosa, se il Tribunale del Riesame fornisce una motivazione logica e coerente sulla sussistenza dei presupposti per il sequestro, le doglianze che si limitano a offrire una diversa lettura degli elementi probatori sono destinate all’inammissibilità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti che hanno portato a un sequestro preventivo?
No, di regola non è possibile. Il ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo è ammesso solo per “violazione di legge”, non per riesaminare i fatti o per contestare la logicità della motivazione del giudice, a meno che questa sia totalmente assente o manifestamente illogica.

Quali sono i presupposti per un sequestro preventivo per reati come il concorso esterno in associazione mafiosa?
Devono sussistere due presupposti: il fumus commissi delicti, cioè la concreta possibilità che sia stato commesso un reato, e il periculum in mora, cioè il pericolo che la libera disponibilità dei beni possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato. In questo caso, il sequestro era finalizzato anche alla futura confisca.

Perché il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché le sue censure non denunciavano una vera e propria violazione di legge, ma criticavano nel merito la valutazione delle prove (come le intercettazioni) fatta dal Tribunale del Riesame. La Corte di Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse fornito una motivazione adeguata e non meramente apparente, rispettando quindi la legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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