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Concorso di reati: quando ricettazione non è assorbita

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione e vendita di prodotti con segni mendaci. La Corte ha stabilito il possibile concorso di reati tra le due fattispecie, negando che la ricettazione sia assorbita. Inoltre, ha confermato il diniego delle attenuanti generiche e dell’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato, che ne dimostrano l’abitualità nel commettere reati.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Reati: Ricettazione e Vendita di Prodotti Contraffatti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso interessante riguardante il concorso di reati tra ricettazione e vendita di prodotti con segni mendaci. La decisione chiarisce importanti principi sulla distinzione tra queste due fattispecie e sui limiti per l’applicazione di benefici come le attenuanti generiche e la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato nei gradi di merito per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e di vendita di prodotti con segni mendaci (art. 517 c.p.). La difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, basando la propria strategia su tre motivi principali: l’errata applicazione delle norme sul concorso di reati, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Motivi del Ricorso

La difesa sosteneva, in primo luogo, che il reato di ricettazione dovesse considerarsi assorbito in quello di vendita di prodotti con segni falsi, in quanto parte di un’unica condotta criminosa. In secondo luogo, si lamentava che i giudici di merito non avessero concesso le attenuanti generiche, nonostante gli elementi a favore dell’imputato. Infine, si contestava l’esclusione della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), ritenendo che la condotta fosse di lieve entità.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concorso di reati

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno fornito una chiara spiegazione per ciascun punto sollevato dalla difesa, consolidando orientamenti giurisprudenziali già noti.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato. Ha spiegato che i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e vendita di prodotti con segni mendaci (art. 517 c.p.) possono concorrere. Le due norme, infatti, descrivono condotte diverse sia dal punto di vista strutturale che cronologico e sono volte a tutelare beni giuridici distinti. Non esiste, quindi, un rapporto di specialità tra le due fattispecie, né una volontà del legislatore di escluderne l’applicazione congiunta.

Sul secondo motivo, relativo alle attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: nel motivare il diniego, il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli dedotti dalle parti. È sufficiente che fondi la sua decisione su elementi negativi ritenuti decisivi, come in questo caso i numerosi precedenti penali specifici del ricorrente, che implicitamente superano ogni altra valutazione positiva.

Infine, anche il terzo motivo è stato giudicato infondato. La Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. basandosi su una valutazione complessiva del fatto. Aveva considerato le modalità della condotta, il valore significativo del danno e, soprattutto, i numerosi precedenti penali dell’imputato. Questi ultimi, infatti, sono un chiaro indicatore dell’abitualità del comportamento, una condizione che la norma esclude espressamente per la concessione del beneficio della non punibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma tre principi fondamentali del diritto penale. Primo, il concorso di reati è la regola quando le norme violate tutelano beni giuridici diversi e descrivono condotte distinte, come nel caso di ricettazione e vendita di prodotti con segni falsi. Secondo, la valutazione delle circostanze attenuanti generiche rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito, che può legittimamente negarle valorizzando elementi negativi come i precedenti penali. Terzo, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile a chi dimostra un’inclinazione a delinquere, desumibile dalla presenza di precedenti condanne che indicano un comportamento abituale e non occasionale.

Il reato di ricettazione può essere assorbito da quello di vendita di prodotti con segni mendaci?
No, la Corte ha stabilito che i due reati possono concorrere, poiché descrivono condotte diverse sia sotto il profilo strutturale che cronologico e tutelano beni giuridici differenti, non sussistendo tra loro un rapporto di specialità.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare ogni elemento a favore dell’imputato?
No, secondo la sentenza, è sufficiente che il giudice motivi il diniego facendo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi, come i precedenti penali, o all’assenza di elementi positivi, superando così ogni altra valutazione.

Avere precedenti penali impedisce di ottenere l’esclusione della punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
Sì, la Corte ha confermato che i numerosi precedenti penali di cui l’imputato è gravato escludono la non abitualità del comportamento, che è un requisito espressamente richiesto dalla legge per poter applicare tale causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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