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Concorso di reati: più falsi in un registro unico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2485/2024, ha affrontato un caso di falsificazione di registri di presenza per un corso di formazione professionale. L’imputato sosteneva di aver commesso un unico reato, ma la Corte ha stabilito che ogni singola e separata trasmissione telematica dei dati falsi costituisce un’autonoma violazione di legge, configurando così un concorso di reati e non un reato unico continuato. La decisione si basa sul criterio della contestualità degli atti, che in questo caso mancava.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Reati: Più Falsi in un Unico Registro Possono Costituire Reati Separati?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 2485 del 2024 offre un importante chiarimento sulla distinzione tra reato unico e concorso di reati, specialmente in contesti di falsificazione documentale reiterata. La questione centrale è: una serie di false annotazioni su un registro, legate a un unico scopo fraudolento, costituisce una singola condotta criminosa o una pluralità di illeciti distinti? La risposta della Suprema Corte è netta e si basa su criteri precisi, quali la finalità e, soprattutto, la contestualità temporale degli atti.

Il Caso: La Falsa Attestazione di Presenza a un Corso di Formazione

I fatti riguardano il responsabile di un corso di formazione per il conseguimento della carta di qualificazione per conducenti di mezzi pesanti. L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per aver commesso i reati di falsità ideologica in atti pubblici (art. 479 c.p.) e in certificati (art. 480 c.p.).

Nello specifico, egli aveva falsamente annotato sull’apposito registro telematico la presenza di diversi corsisti e, sulla base di queste false presenze, aveva poi rilasciato i relativi attestati di frequenza. La difesa ha impugnato la sentenza d’appello sostenendo che, essendo l’intero corso una simulazione, tutte le false annotazioni avrebbero dovuto essere considerate come un’unica azione criminosa, e non come un concorso di reati distinti uniti dal vincolo della continuazione.

La Tesi Difensiva: Unico Reato o Concorso di Reati?

Secondo la tesi difensiva, l’aver simulato ‘in toto’ lo svolgimento del corso avrebbe dovuto unificare le diverse condotte in un unico reato. L’argomentazione si fondava sull’idea che ogni singola falsa annotazione non avesse un’autonomia giuridica, ma fosse solo un frammento di un’unica, più ampia condotta illecita. Di conseguenza, non si sarebbe dovuto applicare l’aumento di pena previsto per la continuazione tra reati (art. 81, comma 2, c.p.).

Le Motivazioni della Cassazione sul Concorso di Reati

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il nucleo della motivazione risiede nella distinzione tra ‘azione unica’ e ‘pluralità di azioni’. La giurisprudenza di legittimità ha da tempo stabilito che per aversi un’azione unica non è sufficiente l’unicità del fine (il cosiddetto ‘criterio finalistico’), ma è indispensabile anche la ‘contestualità’ degli atti (il ‘criterio temporale’).

Un’azione può essere composta da più atti, ma questi devono essere talmente ravvicinati nel tempo da costituire un unico contesto d’azione, un succedersi immediato che li rende un frammento di un’unica condotta. Nel caso di specie, questo requisito mancava. La normativa che regola i corsi di formazione in questione prevede che la registrazione delle presenze venga raccolta e trasmessa telematicamente all’ufficio della motorizzazione civile a intervalli di tempo specifici: entro i primi quindici minuti dall’inizio o dalla ripresa di una lezione.

Ogni singola trasmissione telematica, pertanto, rappresentava un atto distinto e autonomo, separato nel tempo dal precedente e dal successivo. Di conseguenza, ogni invio di un registro falsificato costituiva un reato di falso ideologico a sé stante. La Corte ha concluso che, in maniera conforme al diritto, è stato correttamente individuato un concorso materiale di reati. Allo stesso modo, il rilascio di più attestati di frequenza a persone diverse ha integrato una pluralità di reati ai sensi dell’art. 480 c.p.

Le Conclusioni: Criteri per Distinguere l’Azione Unica dalla Pluralità di Reati

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: per unificare più condotte in un’unica azione delittuosa non basta che siano animate da un unico disegno criminoso. È essenziale la contestualità, ovvero che gli atti si susseguano senza apprezzabili soluzioni di continuità. Quando, come in questo caso, gli atti illeciti sono intervallati nel tempo e ognuno di essi ha una sua autonomia funzionale (come la trasmissione telematica a un ente pubblico), si configura una pluralità di reati. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche, poiché conferma che in casi di falsificazioni seriali, la pena può essere aumentata in ragione del numero di illeciti commessi, anche se tutti riconducibili a un unico piano fraudolento.

Quando più azioni simili costituiscono reati distinti invece di un unico reato continuato?
Secondo la Corte, si ha una pluralità di reati quando manca la ‘contestualità’, cioè l’immediato succedersi degli atti. Nel caso specifico, ogni singola trasmissione telematica del registro presenze, dovendo avvenire a intervalli di tempo specifici, è stata considerata un’azione autonoma e quindi un reato distinto, dando luogo a un concorso di reati.

Falsificare un registro presenze per più persone è un solo reato di falso?
No. La sentenza chiarisce che la falsificazione di ogni singolo registro giornaliero, trasmesso separatamente alla motorizzazione civile, costituisce un reato autonomo. Inoltre, anche il rilascio di attestati di frequenza a più soggetti distinti configura una pluralità di reati.

Quali sono i criteri per determinare se un’azione è ‘unica’ ai fini del reato?
La giurisprudenza utilizza un duplice criterio: finalistico (l’unicità del fine) e temporale (la contestualità degli atti). La sentenza sottolinea che l’unicità del fine da sola non è sufficiente; è necessaria anche la contestualità, ovvero l’immediato susseguirsi dei singoli atti, per poter parlare di un’azione unica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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