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Concorso di reati ambientali: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre individui condannati per lavori abusivi su una scogliera facente parte del demanio marittimo e di un’area protetta. La Corte ha stabilito che l’alterazione di un’area demaniale e la violazione delle norme a tutela delle aree protette costituiscono un concorso di reati ambientali, poiché le norme violate tutelano beni giuridici diversi: la proprietà pubblica da un lato e l’ambiente dall’altro. Non si tratta quindi di un concorso apparente di norme.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lavori Abusivi sul Demanio: Quando un Fatto Integra Più Reati

Quando un singolo comportamento illecito viola contemporaneamente più norme, si può configurare un concorso di reati ambientali? Questa è la domanda centrale affrontata dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza. Il caso riguarda lavori non autorizzati su una scogliera protetta, sollevando importanti questioni sulla differenza tra concorso formale di reati e concorso apparente di norme. La decisione chiarisce come la giustizia penale affronta le azioni che danneggiano sia il patrimonio pubblico che l’ambiente, confermando un approccio rigoroso a tutela di entrambi i beni giuridici.

I Fatti del Caso: Intervento non Autorizzato sulla Scogliera

Tre individui sono stati condannati dal Tribunale di Catania per aver eseguito, in concorso tra loro e in assenza delle necessarie autorizzazioni, delle innovazioni su un’area demaniale marittima. Nello specifico, avevano spianato una superficie di circa 17 metri quadrati su una scogliera, utilizzando malta cementizia. L’area interessata non era solo parte del demanio marittimo, ma ricadeva anche in una zona protetta e di particolare interesse paesaggistico. Per questi fatti, erano stati condannati per due distinti gruppi di reati: uno relativo alla violazione del Codice della Navigazione per le innovazioni abusive su area demaniale, e l’altro per la violazione della legge quadro sulle aree protette.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva ritenuto gli imputati colpevoli, condannandoli al pagamento di un’ammenda. Gli imputati, attraverso il loro difensore, hanno proposto ricorso per cassazione basandolo su due motivi principali:
1. La violazione dell’art. 81 del codice penale: secondo la difesa, la sentenza avrebbe erroneamente configurato un concorso formale di reati, mentre si sarebbe dovuto riconoscere un concorso apparente di norme, con conseguente applicazione di una pena più mite.
2. La manifesta illogicità della motivazione riguardo all’identificazione di uno degli imputati, che al momento del controllo era sprovvisto di documenti.

Il concorso di reati ambientali: la Distinzione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo di ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che l’oggettività giuridica delle norme contestate è diversa. Le norme del Codice della Navigazione (artt. 54 e 1161) sono poste a tutela del demanio marittimo, sanzionando l’occupazione abusiva o le innovazioni che ne impediscono l’uso pubblico. Al contrario, le norme della legge sulle aree protette (legge n. 394/1991) mirano a proteggere il bene pubblico dell’ambiente, vietando attività che possono alterare l’ecosistema marino e le sue caratteristiche geofisiche e idrobiologiche.

Le Motivazioni dell’Inammissibilità

La Corte ha stabilito che, data la diversità dei beni giuridici tutelati (patrimonio demaniale da un lato, ambiente dall’altro), non vi è un rapporto di specialità tra le norme. Un’azione può benissimo alterare l’ambiente senza costituire un’occupazione abusiva del demanio, e viceversa. Pertanto, la condotta degli imputati ha correttamente integrato un concorso di reati ambientali, e non un mero concorso apparente di norme. La pena inflitta, che teneva conto di entrambe le violazioni, è stata quindi ritenuta legittima.

Il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su censure meramente fattuali, volte a ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte ha sottolineato che l’identificazione era comunque avvenuta con certezza, come accertato dai giudici di merito.
Infine, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare d’ufficio l’estinzione del reato per prescrizione, anche se questa fosse maturata prima della sentenza d’appello.

Conclusioni: La Tutela Rafforzata dell’Ambiente e del Demanio

Questa ordinanza conferma l’orientamento della giurisprudenza verso una tutela rafforzata sia del patrimonio pubblico che dell’ambiente. La decisione sottolinea che le aggressioni a beni giuridici distinti, anche se derivanti da un’unica azione, devono essere sanzionate autonomamente. Chi compie lavori abusivi in aree di pregio paesaggistico e demaniale non risponderà solo della violazione delle norme edilizie o demaniali, ma anche di quelle specifiche a protezione dell’ambiente, con un conseguente aggravamento del trattamento sanzionatorio. Si tratta di un monito importante sull’importanza di rispettare la doppia natura, demaniale e ambientale, del nostro patrimonio costiero.

Costruire abusivamente su una scogliera in un’area protetta costituisce un solo reato o più reati?
Secondo la Corte di Cassazione, costituisce più reati. La condotta integra sia la violazione delle norme a tutela del demanio marittimo (Codice della Navigazione) sia la violazione delle norme a tutela delle aree protette (legge n. 394/1991), configurando un concorso formale di reati.

Perché la Cassazione ha ritenuto che si trattasse di due reati distinti?
La Corte ha spiegato che le due normative proteggono beni giuridici diversi e autonomi. Il Codice della Navigazione tutela l’integrità e l’uso pubblico del demanio marittimo come patrimonio dello Stato. La legge sulle aree protette, invece, tutela il bene pubblico dell’ambiente, preservando le caratteristiche geofisiche e biologiche dell’ecosistema. Poiché i beni protetti sono differenti, le violazioni sono considerate reati distinti.

Se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile, il giudice può comunque dichiarare la prescrizione del reato?
No. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui l’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce al giudice di rilevare d’ufficio cause di estinzione del reato, come la prescrizione, anche se maturate in precedenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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