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Concorso di persone spaccio: quando si è complici?

Due individui sono stati condannati per complicità in spaccio di stupefacenti. Hanno fatto ricorso in Cassazione sostenendo che la loro fosse solo una connivenza non punibile. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che agire come ‘sentinella’ costituisce una partecipazione attiva e quindi un concorso di persone spaccio, superando la mera presenza passiva.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Persone nello Spaccio: Quando il Ruolo di “Palo” Diventa Reato

Nel complesso scenario dei reati legati agli stupefacenti, definire i confini della responsabilità penale è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo al concorso di persone spaccio, chiarendo la netta differenza tra la semplice connivenza, non punibile, e la partecipazione attiva che fa scattare la condanna. Il caso analizzato riguarda due soggetti condannati per aver agito come ‘sentinelle’ a favore di un terzo spacciatore.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per aver concorso, insieme a un altro soggetto, nella detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina ed eroina). Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, i due non avevano materialmente ceduto la droga, ma avevano svolto un ruolo di supporto essenziale all’attività illecita. Avverso la sentenza della Corte d’Appello, i due imputati proponevano ricorso per cassazione.

La Tesi Difensiva: Semplice Connivenza?

La difesa lamentava un vizio di motivazione riguardo all’applicazione dell’art. 110 del codice penale, che disciplina il concorso di persone nel reato. Secondo i ricorrenti, mancava la prova di un loro contributo materiale e causale all’attività di spaccio. Essi sostenevano che la loro condotta si limitasse a una mera ‘connivenza non punibile’, ovvero una presenza passiva sulla scena del crimine, senza fornire alcun aiuto concreto all’esecutore materiale. In sostanza, la loro tesi era di non aver fatto nulla per agevolare lo spaccio, ma di essersi solo trovati sul posto.

L’Analisi della Cassazione sul concorso di persone spaccio

La Suprema Corte ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza. I giudici hanno sottolineato come i ricorrenti si fossero limitati a riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente vagliate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contestare in modo specifico le prove a loro carico. Tali prove, basate su dichiarazioni di testimoni qualificati e documentazione, delineavano un quadro accusatorio solido.

Il Ruolo Attivo della ‘Sentinella’

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione del ruolo svolto dagli imputati. La Corte ha confermato che entrambi erano stati osservati in più occasioni svolgere la funzione di ‘sentinelle’. Questo compito, finalizzato a favorire e proteggere l’attività di spaccio del complice, non è una condotta passiva, ma un contributo attivo e consapevole all’illecito. Inoltre, elementi come il tentativo di uno degli imputati di disfarsi di un involucro di cocaina durante la fuga e il possesso di una somma di denaro non giustificata da parte dell’altro (in assenza di fissa dimora o fonti di reddito lecite) rafforzavano ulteriormente il quadro accusatorio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ribadito che, per configurare il concorso di persone spaccio, non è necessario compiere materialmente l’atto di cessione della sostanza. Qualsiasi contributo, sia esso materiale o morale, che agevoli la commissione del reato è sufficiente a fondare la responsabilità penale. Agire come ‘palo’ o ‘sentinella’ rientra a pieno titolo in questa casistica, poiché garantisce una maggiore sicurezza all’esecutore materiale, rafforzandone il proposito criminoso e facilitando la riuscita dell’operazione. La condotta dei ricorrenti non era quindi di mera connivenza, ma di vera e propria partecipazione, consapevole e volontaria, all’attività delittuosa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: la linea di demarcazione tra la connivenza non punibile e il concorso di persone è netta. Mentre la prima si esaurisce in una presenza passiva e inerte, il secondo scatta con qualsiasi azione che fornisca un apprezzabile contributo alla realizzazione del reato. Svolgere funzioni di sorveglianza e protezione durante un’attività di spaccio è una forma di partecipazione che fa scattare la responsabilità penale a titolo di concorso, con tutte le conseguenze di legge.

Fare da ‘palo’ durante un’attività di spaccio è reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, svolgere la funzione di sentinella (‘palo’) per favorire l’attività di spaccio di un’altra persona costituisce un contributo causale al reato e integra la fattispecie del concorso di persone, non una semplice e non punibile connivenza.

Qual è la differenza tra concorso di persone e connivenza non punibile?
La connivenza è la mera presenza passiva e la consapevolezza che si stia commettendo un reato, senza fornire alcun aiuto. Il concorso di persone, invece, richiede una partecipazione attiva, anche minima, che agevoli o rafforzi l’esecuzione del reato, come nel caso di chi fa da vedetta.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. Gli appellanti si sono limitati a riproporre censure già respinte dalla Corte d’Appello e a offrire una ricostruzione alternativa dei fatti, senza contestare specificamente le solide argomentazioni della sentenza impugnata basate su prove testimoniali e documentali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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