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Concorso di persone: quando la presenza non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del PM contro la mancata convalida di un arresto per concorso di persone in una truffa. La sentenza ribadisce che la sola presenza passiva sul luogo del reato non è sufficiente a dimostrare la complicità, essendo necessario un contributo causale effettivo all’azione criminale.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Persone: Quando la Semplice Presenza sul Luogo del Reato non è Reato

La recente sentenza n. 39209/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui confini del concorso di persone nel reato, stabilendo che la mera presenza passiva sul luogo del delitto, senza un contributo causale effettivo, non è sufficiente per giustificare un arresto. Questa decisione ribadisce principi fondamentali del diritto penale, distinguendo nettamente la complicità attiva dalla semplice e non punibile connivenza. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: una Truffa e un Arresto Contestato

Il caso ha origine da un episodio di truffa aggravata ai danni di una persona anziana. Un uomo, fingendo che il figlio della vittima fosse stato fermato dopo un incidente stradale e necessitasse di denaro per una cauzione, la induceva a consegnargli oro e gioielli. Durante l’operazione, una donna attendeva nell’autovettura utilizzata dall’uomo per allontanarsi.

Le forze dell’ordine, intervenute, arrestavano entrambi: l’uomo come autore materiale della truffa e la donna con l’accusa di concorso nel reato, ipotizzando che avesse svolto il ruolo di “palo”, ovvero di vedetta.

La Decisione del Giudice e il Ricorso del PM

Il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) del Tribunale di Sassari, chiamato a convalidare gli arresti, decideva diversamente per i due soggetti. Convalidava l’arresto dell’esecutore materiale della truffa, ma non quello della donna. Secondo il Gip, gli elementi raccolti non erano sufficienti a dimostrare una sua partecipazione attiva. La sua sola presenza in auto e il fatto che coabitasse con il complice non costituivano prove idonee a integrare la quasi-flagranza di reato e la gravità indiziaria richiesta per la misura precautelare.

Insoddisfatto, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che il provvedimento del Gip fosse “abnorme”, in quanto il giudice avrebbe travalicato le proprie competenze criticando l’operato del PM. Inoltre, il PM ribadiva la tesi del ruolo di concorrente morale della donna, essenziale per il successo dell’azione delittuosa.

L’inammissibilità del Ricorso e i limiti del concorso di persone

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile, fornendo due ordini di motivazioni. In primo luogo, ha affrontato l’aspetto procedurale della presunta abnormità dell’atto, e in secondo luogo è entrata nel merito dei presupposti del concorso di persone.

L’Abnormità del Provvedimento: un Rimedio Eccezionale

La Corte ha specificato che il ricorso per abnormità è uno strumento eccezionale, utilizzabile solo quando un atto giudiziario si pone completamente al di fuori del sistema processuale. Nel caso di specie, esiste un rimedio specifico previsto dalla legge contro le ordinanze in materia di convalida dell’arresto (art. 391, comma 4, c.p.p.), ovvero il ricorso per cassazione ordinario. La presenza di un mezzo di impugnazione tipico esclude la possibilità di ricorrere al concetto di abnormità. Le valutazioni del Gip, seppure critiche, rientravano pienamente nel suo dovere di sindacare la legittimità dell’arresto.

Le Motivazioni della Cassazione sul concorso di persone

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi della posizione della donna. La Cassazione ha confermato la correttezza della valutazione del Gip, ribadendo un principio consolidato nella giurisprudenza: per aversi concorso di persone non è sufficiente la mera consapevolezza o la presenza passiva sul luogo del delitto. È necessario un contributo causale concreto alla realizzazione dell’evento.

Questo contributo può manifestarsi in vari modi:
1. Concorso materiale: partecipazione diretta all’esecuzione del reato.
2. Concorso morale: rafforzamento del proposito criminoso dell’autore o agevolazione della sua opera.

Nel caso esaminato, non è emerso alcun elemento che provasse un ruolo attivo della donna. La sua presenza in auto, in assenza di altre prove, è stata considerata dal giudice una circostanza neutra, non idonea a dimostrare un rafforzamento dell’intento criminale del complice o un’agevolazione dell’azione. In altre parole, non è stata provata la sua funzione di “palo”.

La Corte ha sottolineato che la quasi-flagranza, necessaria per l’arresto, deve basarsi su una percezione immediata ed autonoma delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l’indiziato. Questo collegamento, per la donna, mancava.

Le Conclusioni: Principi Giuridici e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame è di grande importanza perché riafferma la distinzione fondamentale tra il concorrere attivamente in un reato e il trovarsi passivamente sulla scena del crimine. Stabilisce che, ai fini di una misura grave come l’arresto, gli indizi devono essere seri, concreti e inequivocabili. La semplice vicinanza fisica o personale a chi commette un reato non può, da sola, trasformare una persona in un complice. Questa pronuncia tutela il principio di personalità della responsabilità penale, evitando che sospetti non supportati da prove concrete possano portare a ingiuste privazioni della libertà personale.

La semplice presenza di una persona sul luogo di una truffa è sufficiente per arrestarla per concorso di persone?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la mera presenza fisica, qualora si mantenga in termini di passività o semplice connivenza (in assenza di un obbligo giuridico di impedire il reato), non è sufficiente per configurare il concorso di persone.

Cosa serve per dimostrare il concorso di persone in un reato?
È necessario dimostrare un contributo causale effettivo alla realizzazione del reato. Questo contributo può consistere in un’azione materiale, ma anche in un comportamento che rafforza il proposito criminale dell’autore principale o che ne agevola concretamente l’opera.

È possibile ricorrere in Cassazione per “abnormità” contro un’ordinanza di mancata convalida dell’arresto?
No, il ricorso per abnormità è un rimedio eccezionale e non può essere utilizzato quando la legge prevede uno specifico mezzo di impugnazione. Contro l’ordinanza che decide sulla convalida dell’arresto è espressamente previsto il ricorso per cassazione ordinario, ai sensi dell’art. 391, comma 4, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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