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Concorso di persone: quando è punibile la condotta

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di tre individui condannati per resistenza. La Corte ha stabilito che qualsiasi contributo, anche l’aggressività verbale, integra il concorso di persone nel reato, escludendo la ‘connivenza non punibile’. La fuga ad alta velocità e le minacce agli agenti hanno inoltre impedito l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Persone e Resistenza: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Partecipazione

Il concetto di concorso di persone nel reato è un pilastro del nostro diritto penale, ma i suoi confini possono essere sottili. Quando una semplice presenza si trasforma in una partecipazione punibile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre chiarimenti cruciali, analizzando un caso di fuga in mare e resistenza a pubblico ufficiale. La decisione sottolinea come qualsiasi contributo attivo, anche non materiale, sia sufficiente a integrare la fattispecie del concorso.

I Fatti del Caso

Tre individui a bordo di un’imbarcazione venivano intercettati in mare da una motovedetta della Guardia di Finanza, che intimava loro l’alt. Invece di fermarsi, il conducente dell’imbarcazione iniziava una fuga ad alta velocità, dando il via a un inseguimento durato circa 15 minuti. Durante le concitate fasi dell’operazione, un agente riusciva ad abbordare il natante in fuga. A quel punto, l’intero equipaggio si rivolgeva all’operante con atteggiamento aggressivo, costringendolo a considerare l’uso della propria arma di ordinanza per tutelare la propria incolumità. Condannati in primo e secondo grado, i tre imputati ricorrevano in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, la tesi di un’avaria al timone e l’estraneità ai fatti (connivenza non punibile) per due di loro.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la sentenza di condanna della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto le censure proposte meramente riproduttive di argomentazioni già esaminate e correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio, basate su argomenti logici e sulle convergenti dichiarazioni testimoniali degli agenti operanti.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le tesi difensive, offrendo importanti principi di diritto.

Il concorso di persone e l’esclusione della connivenza

Il punto centrale della motivazione riguarda la configurabilità del concorso di persone per tutti e tre gli occupanti dell’imbarcazione. La difesa sosteneva che due degli imputati fossero meri passeggeri, estranei alla decisione di fuggire del conducente. La Cassazione ha respinto questa visione, valorizzando l’atteggiamento aggressivo mostrato da tutto l’equipaggio nei confronti dell’agente che aveva abbordato il mezzo. Secondo la Corte, per integrare il concorso nel reato è sufficiente “qualsiasi comportamento esteriore che fornisca un apprezzabile contributo” alla realizzazione del proposito criminoso. L’aggressività mostrata non è stata considerata una mera connivenza passiva, ma un contributo attivo e consapevole che ha rafforzato l’azione di resistenza del conducente e messo in pericolo l’agente.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto

Un altro motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Anche su questo punto, la Corte è stata netta. La valutazione complessiva dei fatti, caratterizzati da una condotta reiteratamente minacciosa e aggressiva, e i rischi concreti corsi dagli agenti per la loro incolumità, sono stati ritenuti ostativi al riconoscimento di tale causa di non punibilità. La pericolosità della fuga e la successiva aggressione verbale hanno conferito al fatto una gravità incompatibile con il concetto di ‘particolare tenuità’.

La logicità delle sentenze di merito

Infine, la Corte ha giudicato infondata anche la tesi dell’avaria al timone, ritenendola illogica. Se il timone fosse stato rotto, l’imbarcazione non avrebbe potuto mantenere l’alta velocità necessaria per la fuga né, tantomeno, questo avrebbe impedito agli imputati di spegnere il motore per fermarsi e sottoporsi al controllo. Anche le doglianze sul trattamento sanzionatorio sono state ritenute generiche, poiché la Corte di merito aveva motivato in modo completo sia la quantificazione della pena sia il diniego delle attenuanti generiche.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di concorso di persone: non è necessaria una partecipazione diretta all’azione principale (in questo caso, la guida del natante in fuga) per essere considerati concorrenti nel reato. Un contributo morale o materiale, come un’azione intimidatoria che supporta e rafforza l’azione del complice, è sufficiente a integrare la fattispecie. La sentenza chiarisce che la linea di demarcazione tra la connivenza non punibile e la partecipazione attiva risiede nella presenza di un contributo causale, anche minimo, alla realizzazione dell’illecito.

Quando un comportamento apparentemente passivo si trasforma in concorso di persone punibile?
Secondo la Corte, ciò avviene quando il comportamento non è di mera conoscenza passiva, ma si traduce in un’azione esterna che fornisce un contributo apprezzabile al proposito criminoso, come nel caso dell’aggressività mostrata verso l’agente, che ha rafforzato la resistenza alla cattura.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione della non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ in questo caso?
La Corte l’ha esclusa a causa della gravità complessiva della condotta. Le azioni reiterate, minacciose e aggressive degli imputati hanno esposto gli agenti della Guardia di Finanza a rischi concreti per la loro incolumità, rendendo il fatto incompatibile con il requisito della particolare tenuità.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni difensive in Cassazione per ottenere una revisione della sentenza?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili proprio perché si limitavano a riproporre censure già adeguatamente esaminate e respinte dal giudice di merito con argomentazioni giuridicamente corrette e prive di illogicità manifeste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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