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Concorso di persone: palo e staffetta nei furti

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per due individui coinvolti in una serie di furti a sportelli bancomat tramite esplosivi. La sentenza chiarisce i criteri per il concorso di persone nel reato, affermando che anche il ruolo di ‘staffetta’ o palo, seppur secondario, costituisce piena partecipazione al crimine. Viene inoltre ribadita la nozione di ‘micidialità’ per gli ordigni artigianali e la validità della querela presentata dal responsabile di filiale.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di persone nel reato: quando il ‘palo’ è responsabile quanto l’esecutore

Il concetto di concorso di persone nel reato è uno dei pilastri del diritto penale e definisce i confini della responsabilità quando più individui collaborano alla realizzazione di un illecito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su questo tema, analizzando il caso di una banda specializzata in furti a sportelli bancomat tramite esplosivi. La Corte ha stabilito che anche ruoli apparentemente marginali, come quello di ‘staffetta’ o palo, costituiscono un contributo essenziale al successo del piano criminoso, comportando una piena responsabilità penale.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un gruppo criminale che, partendo da una regione del Sud Italia, si recava periodicamente in Lombardia per compiere furti ai danni di sportelli bancomat, facendoli esplodere con ordigni artigianali noti come ‘marmotte’. Le indagini avevano portato alla condanna di due soggetti. Il primo era stato identificato come membro operativo del gruppo proveniente da Foggia. Il secondo, un residente locale, era accusato di fornire supporto logistico e di agire come ‘staffetta’ e palo durante le operazioni, utilizzando la propria auto per precedere o affiancare i veicoli del commando e garantire la buona riuscita dei colpi. Entrambi gli imputati, dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, hanno proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

La Decisione della Corte sul concorso di persone nel reato

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente i ricorsi di entrambi gli imputati, confermando le sentenze di condanna. Gli Ermellini hanno ritenuto infondate tutte le censure mosse, fornendo una motivazione dettagliata su ogni punto sollevato dalle difese, dalla qualificazione del contributo del concorrente alla natura degli esplosivi utilizzati.

Le Motivazioni

La sentenza si sofferma su alcuni aspetti giuridici di particolare interesse.

Il Ruolo della ‘Staffetta’ e il Contributo del Concorrente

La difesa di uno degli imputati sosteneva che il suo ruolo fosse stato marginale e non provato oltre ogni ragionevole dubbio. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come le prove raccolte (intercettazioni, tabulati telefonici, celle di aggancio e avvistamenti) delineassero un quadro coerente. Il suo contributo non era affatto di minima importanza, ma si inseriva in modo funzionale nel piano criminoso. L’attività di supporto logistico e di ‘staffetta’ era cruciale per il successo delle operazioni, rendendolo un concorrente a pieno titolo nel reato. La Corte ha ribadito che, ai fini del concorso di persone nel reato, non è necessaria una partecipazione diretta all’atto esecutivo, ma è sufficiente un contributo consapevole che agevoli o renda possibile la commissione del crimine.

La Qualificazione Giuridica degli Esplosivi

Un altro motivo di ricorso riguardava la classificazione degli ordigni artigianali (‘marmotte’) utilizzati. La difesa sosteneva che, in assenza di una perizia tecnica, non si potesse affermare la loro ‘micidialità’ e che il reato dovesse essere derubricato a una fattispecie meno grave. La Corte ha chiarito che la qualificazione di un materiale come esplosivo ai sensi della legge sulle armi (L. 895/1967) si basa sulla sua potenzialità offensiva e sulla sua capacità di produrre effetti detonanti, deflagranti o dirompenti. Le testimonianze delle guardie giurate e dei residenti, che avevano descritto la diffusività e la violenza delle esplosioni, erano sufficienti a dimostrare tale potenziale, rendendo superflua una perizia specifica.

Trattamento Sanzionatorio e Attenuanti Generiche

I ricorrenti lamentavano anche un trattamento sanzionatorio eccessivo e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. La Cassazione ha ritenuto la decisione dei giudici di merito corretta, sottolineando che la pena era stata motivata in base alla gravità dei fatti, alla sistematicità delle condotte e ai precedenti penali degli imputati. La Corte ha inoltre specificato che la diversa pena applicata a un coimputato che aveva scelto il patteggiamento non può essere usata come metro di paragone, data la diversità strutturale dei due riti processuali (giudizio abbreviato vs. patteggiamento).

Validità della Querela

Infine, è stata respinta l’eccezione sull’improcedibilità di uno dei furti per presunta invalidità della querela. La difesa sosteneva che il querelante, un dipendente della banca, non avesse prodotto la documentazione che ne attestasse il potere di rappresentanza legale. La Corte ha applicato il principio consolidato secondo cui la qualifica di persona offesa spetta a chiunque abbia il possesso o la custodia dei beni sottratti. Pertanto, il responsabile della filiale, in quanto incaricato della vigilanza sui beni dell’istituto, era pienamente legittimato a sporgere querela.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida principi fondamentali in materia di concorso di persone nel reato e reati contro il patrimonio. In primo luogo, riafferma che qualsiasi contributo causale, purché consapevole, alla realizzazione di un delitto è sufficiente per essere considerati concorrenti, anche senza partecipare materialmente all’azione principale. In secondo luogo, offre un criterio pratico per la valutazione della pericolosità degli esplosivi artigianali, basato sugli effetti concreti e sulla loro intrinseca potenzialità distruttiva. Infine, semplifica la questione della legittimazione a sporgere querela, valorizzando la relazione di fatto con il bene (custodia) piuttosto che la mera titolarità formale del diritto.

Quando una persona è considerata complice in un reato (concorso di persone) anche se non compie l’azione principale?
Una persona è considerata complice a tutti gli effetti quando fornisce un contributo consapevole e volontario che agevola o rende possibile la commissione del reato. Come chiarito dalla sentenza, anche ruoli di supporto come fare da ‘palo’, da autista o fornire appoggio logistico sono sufficienti per integrare il concorso di persone, senza che sia necessario partecipare materialmente al furto.

Come viene classificato un ordigno esplosivo artigianale ai fini della legge penale?
Un ordigno artigianale viene classificato come materiale esplosivo ‘micidiale’ sulla base della sua potenzialità e pericolosità intrinseca di produrre effetti detonanti, deflagranti o dirompenti. La valutazione non dipende necessariamente dagli effetti concreti di un singolo utilizzo, ma dalla sua capacità di causare gravi danni. Le testimonianze sugli effetti dell’esplosione possono essere sufficienti per provarne la natura pericolosa.

Un dipendente di un’azienda può sporgere una valida querela per un furto subito dall’azienda stessa?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che la legittimazione a proporre querela spetta non solo al proprietario dei beni, ma a chiunque ne abbia la custodia o il possesso. Pertanto, il responsabile di una filiale di banca o di un supermercato, in quanto incaricato della vigilanza sui beni, è considerato persona offesa dal reato di furto e può validamente sporgere querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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