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Concorso di persone: la responsabilità nel pestaggio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva escluso la gravità indiziaria per un indagato in un’aggressione di gruppo. La Corte ha stabilito che, in base al principio del concorso di persone, anche una partecipazione di pochi secondi a un pestaggio collettivo può comportare la piena responsabilità per il reato, in quanto rafforza il proposito criminoso degli altri. La decisione del Riesame, basata su riprese video incomplete per svalutare le testimonianze oculari, è stata ritenuta manifestamente illogica.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di persone: la durata della partecipazione è irrilevante?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26462/2025 offre un’importante lezione sul concorso di persone nel reato, specialmente nei casi di aggressioni di gruppo. Il principio chiave ribadito dai giudici supremi è che, in un’azione collettiva violenta, ogni partecipante risponde dell’intero evento lesivo, anche se la sua presenza è stata di breve durata. Questo caso analizza la responsabilità penale che deriva dal semplice unirsi a un pestaggio in corso, rafforzando il proposito criminoso degli altri aggressori.

I fatti del caso: un’aggressione di gruppo e la valutazione del Tribunale del Riesame

Tutto ha origine da un violento pestaggio ai danni di un vice ispettore di polizia. L’aggressione è iniziata ad opera di due soggetti e, in un secondo momento, si sono aggiunti altri tre familiari, tra cui l’indagato protagonista della vicenda. La violenza si è interrotta solo quando l’agente, sopraffatto, ha sparato un colpo d’arma da fuoco che ha ferito mortalmente uno degli aggressori.

Il Tribunale del Riesame, chiamato a valutare la misura cautelare per uno dei partecipanti arrivati in un secondo momento, aveva escluso la gravità indiziaria per il reato di tentato omicidio. La motivazione si basava principalmente su due punti: la sua presenza sul luogo del delitto sarebbe durata solo pochi secondi e le dichiarazioni dei testimoni oculari sarebbero state in contrasto con le riprese video di alcune telecamere di sorveglianza.

Il ricorso del PM e il principio del concorso di persone

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, ritenendola manifestamente illogica e contraddittoria. Il PM ha sostenuto che il Tribunale avesse errato nel considerare la breve permanenza dell’indagato come un fattore decisivo per escluderne la responsabilità. In un’azione di gruppo rapida e violenta, anche pochi secondi di partecipazione attiva possono essere determinanti.

Inoltre, il ricorrente ha evidenziato come il Tribunale avesse svalutato le testimonianze oculari basandosi su filmati che lo stesso Tribunale aveva ammesso essere incompleti e parziali, soprattutto nei momenti cruciali dell’aggressione. Il fulcro del ricorso era quindi il corretto inquadramento giuridico del concorso di persone, secondo cui chi si unisce a un’azione criminosa in corso ne accetta tutte le possibili conseguenze, contribuendo, anche solo moralmente, al rafforzamento dell’intento degli altri correi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del Procuratore, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame. I giudici hanno definito ‘palesemente illogico’ il ragionamento che svaluta le testimonianze oculari sulla base di riprese video incomplete. Al contrario, proprio l’incompletezza dei video avrebbe dovuto indurre a una maggiore cautela, valorizzando le dichiarazioni di chi ha assistito direttamente ai fatti.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del diritto penale: nell’ambito di un’aggressione fisica collettiva, caratterizzata dalla reciproca consapevolezza dei partecipanti, ciascuno risponde del complesso delle lesioni riportate dalla vittima, indipendentemente dalla durata della propria condotta e dal fatto che non abbia materialmente causato ogni singola lesione. Il contributo rilevante ai sensi dell’art. 110 c.p. può consistere non solo nel potenziamento materiale dell’offesa, ma anche nel rafforzamento del proposito criminoso degli altri, incoraggiandoli con la propria presenza e partecipazione.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce che il Tribunale del Riesame dovrà procedere a una nuova valutazione, tenendo conto dei principi di diritto enunciati dalla Cassazione. L’implicazione pratica è chiara: in un’aggressione di gruppo, non esistono ‘comparse’. Ogni individuo che si unisce all’azione, anche per un breve lasso di tempo, diventa pienamente corresponsabile dell’intero reato. Questa decisione rafforza la tutela delle vittime di violenza collettiva e chiarisce che la partecipazione a un’azione criminale, a prescindere dal suo contributo quantitativo, comporta una responsabilità penale piena.

In un’aggressione di gruppo, chi è presente solo per pochi secondi può essere ritenuto responsabile come gli altri?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, in un’aggressione fisica collettiva, ciascun partecipante risponde dell’intero complesso delle lesioni riportate dalla vittima. Anche una condotta di breve durata può essere sufficiente a configurare il concorso di persone, poiché rafforza il proposito criminoso degli altri correi e contribuisce all’azione complessiva.

Le riprese video incomplete possono smentire la testimonianza oculare?
No. La Corte ha ritenuto manifestamente illogico svalutare le dichiarazioni di testimoni oculari concordanti sulla base di riprese video che lo stesso giudice ha riconosciuto essere incomplete e parziali. Anzi, l’incompletezza del dato oggettivo dovrebbe portare a una valutazione più attenta del contributo dichiarativo.

Cos’è il concorso di persone in un reato?
È il principio giuridico per cui chiunque fornisca un contributo causale alla commissione di un reato, sia esso materiale (compiendo parte dell’azione) o morale (rafforzando o determinando l’intento altrui), è considerato responsabile dell’intero reato al pari degli altri partecipanti, secondo quanto previsto dall’art. 110 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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