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Concorso di persone: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35888/2025, ha rigettato i ricorsi di alcuni imputati condannati per tentato omicidio in concorso di persone. La Corte ha ribadito che per la configurabilità del concorso non è necessario un accordo preventivo, essendo sufficiente un’intesa spontanea o una partecipazione che rafforzi il proposito criminoso altrui. È stata inoltre negata l’attenuante del risarcimento del danno, poiché non è stata fornita la prova della sua integralità e del suo versamento prima del giudizio di primo grado.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di persone nel reato: quando si è responsabili anche senza un accordo?

La recente sentenza n. 35888/2025 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul concorso di persone nel reato, un concetto fondamentale del nostro diritto penale. La Suprema Corte ha esaminato un caso di tentato omicidio plurimo, confermando la condanna per alcuni imputati e cogliendo l’occasione per ribadire i principi che regolano la responsabilità penale in caso di azioni criminali di gruppo. La decisione sottolinea come la partecipazione, anche spontanea e non pianificata, a un’aggressione possa integrare la complicità, con conseguenze significative per tutti i partecipanti.

I fatti: una violenta aggressione di gruppo

Il caso trae origine da un grave episodio di violenza avvenuto a Pescara, dove un litigio è degenerato in un’aggressione collettiva ai danni di due persone. Durante l’assalto, sono stati sferrati diversi colpi di coltello. Il Tribunale di primo grado aveva emesso una sentenza complessa: alcuni imputati erano stati assolti per specifiche condotte, mentre altri erano stati condannati per duplice tentato omicidio aggravato.
In seguito all’appello, la Corte de L’Aquila aveva parzialmente riformato la decisione, dichiarando prescritto il reato di porto di coltelli e riconoscendo a tutti gli imputati le attenuanti generiche, con una conseguente riduzione delle pene. Tuttavia, la responsabilità per il tentato omicidio era stata confermata per i principali autori.

I motivi del ricorso e il concorso di persone

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. I punti centrali dei ricorsi erano:
1. Errata valutazione della prova: un imputato sosteneva di aver avuto un ruolo marginale e di non aver partecipato attivamente all’accoltellamento, contestando la ricostruzione dei fatti operata dai giudici.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento: gli imputati lamentavano il mancato riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 6, cod. pen., pur avendo versato una somma di 10.000 euro a ciascuna vittima.
3. Contraddittorietà della motivazione: un altro ricorrente evidenziava una presunta illogicità nella sentenza, che lo aveva condannato per il tentato omicidio di una vittima pur avendolo assolto per quello commesso ai danni dell’altra, nello stesso contesto.

La responsabilità nel concorso di persone secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutti i ricorsi, fornendo una chiara interpretazione del concorso di persone. I giudici hanno affermato che, per essere considerati concorrenti, non è necessario un previo accordo. È sufficiente un’intesa estemporanea, sorta durante l’azione criminosa, o anche la sola presenza sul luogo del delitto, qualora questa manifesti una chiara adesione alla condotta dell’esecutore materiale, fornendogli stimolo e un maggior senso di sicurezza.
Nel caso specifico, è stato accertato che tutti gli imputati avevano partecipato attivamente all’aggressione fisica, contribuendo a indebolire la difesa delle vittime e agevolando così l’azione di chi ha materialmente sferrato i colpi di coltello. Questo contributo causale è stato ritenuto sufficiente per affermare la responsabilità di tutti a titolo di concorso.

L’attenuante del risarcimento del danno: requisiti stringenti

Un altro punto cruciale della sentenza riguarda l’attenuante del risarcimento del danno. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito di non concederla, chiarendo i due requisiti fondamentali che devono essere soddisfatti:
1. Integralità del risarcimento: il danno deve essere riparato completamente. La valutazione sull’adeguatezza della somma versata spetta al giudice, che può ritenerla insufficiente rispetto alla gravità delle lesioni, come avvenuto in questo caso.
2. Tempestività: il risarcimento deve avvenire prima dell’apertura del giudizio di primo grado. Gli imputati non solo non hanno dimostrato l’adeguatezza della somma, ma non sono neanche riusciti a provare che il pagamento fosse avvenuto entro i termini di legge.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi ritenendoli infondati. In primo luogo, ha confermato che la valutazione delle prove testimoniali, operata in modo congruo e logico dai giudici di merito, non è sindacabile in sede di legittimità. La partecipazione attiva all’aggressione, anche senza sferrare il colpo finale, costituisce un contributo causale sufficiente per integrare il concorso nel reato di tentato omicidio. In secondo luogo, la Corte ha ribadito che l’attenuante del risarcimento del danno richiede la prova rigorosa, a carico dell’imputato, sia dell’integralità della riparazione sia della sua effettuazione prima del giudizio. Infine, ha chiarito che l’assoluzione per un capo d’imputazione non crea un vincolo logico per un’altra accusa, seppur contestuale, quando il quadro probatorio relativo alle due condotte è diverso e l’assoluzione non è stata impugnata dal pubblico ministero.

Le conclusioni

La sentenza consolida alcuni principi di grande rilevanza pratica. In primis, riafferma un’interpretazione ampia del concorso di persone, che non richiede pianificazione ma si accontenta di un contributo consapevole all’azione altrui. Questo significa che, in contesti di violenza di gruppo, anche chi non compie l’atto materiale più grave rischia di rispondere per l’intero reato. In secondo luogo, la decisione serve da monito sulla gestione del risarcimento del danno: per ottenere i benefici di legge, non basta un gesto simbolico, ma è necessaria una riparazione completa e tempestiva, adeguatamente documentata in giudizio.

È necessario un accordo preventivo per essere considerati complici in un reato?
No, secondo la Corte di Cassazione non è necessario un previo concerto. È sufficiente un’intesa spontanea intervenuta nel corso dell’azione criminosa o un contributo consapevole, anche solo morale, che rafforzi il proposito dell’esecutore materiale.

Quali sono le condizioni per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno?
Per ottenere l’attenuante prevista dall’art. 62, n. 6, c.p., il risarcimento del danno deve essere integrale, ovvero deve coprire tutti i danni patiti dalla vittima, e deve avvenire prima del giudizio di primo grado. L’onere di provare la sussistenza di entrambe le condizioni è a carico dell’imputato.

Un’assoluzione per un’aggressione impedisce la condanna per un’altra avvenuta nello stesso contesto?
No. Se un imputato viene assolto per il tentato omicidio di una persona, può comunque essere condannato per il tentato omicidio di un’altra vittima, anche se i fatti sono avvenuti nello stesso contesto. La Corte deve valutare autonomamente il quadro probatorio relativo a ciascuna accusa, specialmente se la precedente assoluzione non è stata oggetto di impugnazione da parte dell’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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