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Concorso di persone e spaccio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La Corte ribadisce che per configurare il concorso di persone è sufficiente un contributo anche solo morale, come fornire sicurezza al complice, distinguendolo dalla mera connivenza non punibile. La destinazione allo spaccio è stata confermata sulla base di tutte le circostanze del caso, non solo della quantità di droga.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Persone nello Spaccio: Quando la Presenza Diventa Reato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su un tema delicato del diritto penale: il concorso di persone nel reato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Quando la semplice presenza sul luogo del reato si trasforma in una partecipazione punibile? La Suprema Corte fornisce chiarimenti importanti, distinguendo nettamente la complicità attiva dalla mera e non punibile connivenza.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per detenzione di droga ai fini di spaccio, in concorso con un’altra persona. Gli imputati erano stati trovati fermi all’interno di un’auto in una stazione di servizio, in possesso di un significativo quantitativo di stupefacenti (suddiviso in 15 dosi per uno e 64 per l’altro). L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due punti principali: l’errata valutazione del suo concorso nel reato e la mancanza di prove certe sulla destinazione della droga allo spaccio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi del ricorso fossero una semplice ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza un reale confronto con le solide motivazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, la condanna è stata confermata, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: Analisi del Concorso di Persone

Il punto centrale della decisione riguarda la configurazione del concorso di persone. La Corte ribadisce un principio consolidato: per essere considerati complici, non è necessario compiere materialmente una parte dell’azione criminale. È sufficiente un contributo positivo, anche solo morale o materiale, che agevoli il proposito criminoso altrui.

La differenza fondamentale con la ‘connivenza non punibile’ risiede proprio in questo:
Connivenza: comportamento meramente passivo, senza alcun contributo causale alla realizzazione del fatto.
Concorso: contributo consapevole, che può manifestarsi anche solo assicurando al complice una maggiore sicurezza o una collaborazione su cui poter contare.

Nel caso specifico, la presenza non casuale degli imputati insieme, in attesa, all’interno di un veicolo in un’area di servizio, è stata considerata sufficiente a dimostrare un’adesione chiara alla condotta illecita e un reciproco supporto.

Le Motivazioni: La Destinazione allo Spaccio

Anche sul secondo punto, la Cassazione ha confermato l’approccio dei giudici di merito. La destinazione della droga allo spaccio non può essere desunta dal solo dato quantitativo, anche se questo supera i limiti tabellari per l’uso personale. La valutazione deve essere globale e considerare tutte le circostanze oggettive e soggettive. Nel caso esaminato, i giudici hanno valorizzato:
1. Il quantitativo della droga e il numero di dosi ricavabili.
2. Le circostanze dell’azione: lo stazionamento in un’area di servizio, esponendosi al rischio di controlli, è stato ritenuto un comportamento più consono a finalità di spaccio che di detenzione per uso personale.
3. L’assenza di prove: l’imputato non ha dimostrato la sua asserita qualità di consumatore abituale di eroina.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, sottolinea l’inutilità di presentare un ricorso in Cassazione che si limiti a ripetere le stesse doglianze già respinte nei gradi di merito, senza criticare specificamente la logica della decisione impugnata. In secondo luogo, e più sostanzialmente, ribadisce quanto sia sottile il confine tra la presenza casuale e il concorso di persone in materia di stupefacenti. La consapevolezza dell’attività illecita, unita a un comportamento che, anche implicitamente, rafforza la sicurezza dell’altro, è sufficiente per essere considerati penalmente responsabili per l’intero quantitativo di droga detenuto insieme.

Quando la semplice presenza in un luogo dove si commette un reato di spaccio può essere considerata concorso di persone?
Quando la presenza non è meramente casuale ma serve a fornire all’autore del reato uno stimolo, un maggior senso di sicurezza, o una collaborazione anche implicita, manifestando un’adesione alla condotta criminosa.

Se più persone detengono insieme della droga, ognuna risponde solo per la sua parte?
No. Secondo la Corte, quando più persone detengono insieme un quantitativo di sostanza stupefacente a fine di spaccio, ciascuna risponde della detenzione dell’intero quantitativo, essendo tutti concorrenti nell’unico reato.

La quantità di droga trovata è l’unico elemento per determinare se è destinata allo spaccio o all’uso personale?
No. La valutazione deve essere globale e tenere conto di tutte le circostanze oggettive e soggettive, come il luogo del ritrovamento, il comportamento degli imputati e l’assenza di prove di un uso personale abituale. Il solo dato quantitativo non crea una presunzione di spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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