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Concorso di persone: dolo eventuale e tentativo

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per tentato omicidio plurimo nei confronti di diversi imputati coinvolti in uno scontro armato tra clan rivali. La sentenza affronta il tema cruciale del concorso di persone, chiarendo che anche chi non ha materialmente sparato può essere ritenuto responsabile a titolo di dolo eventuale. La Corte ha stabilito che la partecipazione consapevole a una spedizione punitiva armata implica l’accettazione del rischio di un esito letale, rendendo tale forma di dolo compatibile con il delitto tentato nel contesto di un reato plurisoggettivo.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di Persone: Quando si Risponde di Tentato Omicidio senza Sparare?

Il tema del concorso di persone nel diritto penale solleva questioni complesse, specialmente quando si tratta di reati gravi commessi da gruppi criminali. Come si attribuisce la responsabilità per un tentato omicidio a chi, pur presente, non ha materialmente esploso i colpi? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti fondamentali, analizzando la sottile linea che separa il dolo eventuale dal concorso anomalo e confermando la piena responsabilità di tutti i partecipanti a una spedizione punitiva.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una violenta faida tra due clan mafiosi rivali. A seguito di un’aggressione subita da un proprio affiliato, uno dei clan decide di organizzare una plateale spedizione punitiva nel territorio nemico. Un corteo di numerosi motocicli, con a bordo decine di persone, si inoltra nel quartiere del clan avversario con l’intento dichiarato di “dare una lezione”.

Quella che doveva essere un’azione dimostrativa degenera rapidamente in un conflitto a fuoco. I membri del clan rivale reagiscono all’incursione e ne scaturisce una sparatoria che provoca vittime da ambo le parti. Gli imputati nel presente processo sono membri del clan che ha organizzato la spedizione, accusati di concorso in tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.

La Decisione della Corte sul Concorso di Persone

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi degli imputati, confermando l’impianto accusatorio. Il punto nodale della decisione risiede nella qualificazione dell’elemento psicologico dei concorrenti che non hanno materialmente sparato.

La Corte d’Appello aveva già operato una distinzione:

1. Dolo Eventuale: Per i membri che, partecipando consapevolmente a una spedizione armata in un contesto di alta tensione mafiosa, avevano previsto e accettato il rischio che la situazione potesse degenerare in un omicidio.
2. Concorso Anomalo (art. 116 c.p.): Per altri partecipanti, per i quali l’omicidio, pur non essendo stato accettato come rischio, rappresentava uno sviluppo prevedibile dell’azione criminale originariamente pianificata (un’aggressione).

La Cassazione ha convalidato questo approccio, sottolineando come la partecipazione a una tale azione collettiva, militarmente organizzata, costituisca un rafforzamento del proposito criminale altrui e implichi l’assunzione di responsabilità per le sue conseguenze più gravi e prevedibili.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha sviluppato un’articolata motivazione per respingere le tesi difensive, incentrate principalmente sull’asserita incompatibilità tra dolo eventuale e delitto tentato. Secondo i ricorrenti, il tentativo richiederebbe una volontà diretta e inequivocabile (dolo diretto), mentre il dolo eventuale si basa solo sull’accettazione di un rischio.

I giudici hanno superato questa obiezione, richiamando la più recente giurisprudenza di legittimità. Hanno chiarito che, nel contesto di un reato a concorso di persone, la responsabilità del concorrente morale o di chi fornisce un contributo atipico non richiede necessariamente il dolo diretto. È sufficiente che egli abbia agito con dolo eventuale, ossia abbia considerato la commissione del reato più grave come una possibile conseguenza della condotta concordata e ne abbia accettato il rischio pur di realizzare il piano iniziale.

La Corte ha valorizzato il contesto fattuale: l’azione non era una semplice rissa, ma una spedizione punitiva pianificata, in un territorio ostile, contro un clan noto per essere armato e pericoloso. In tali circostanze, la possibilità di uno scontro a fuoco non era una mera eventualità, ma una probabilità concreta che ogni partecipante non poteva non rappresentarsi e che, decidendo di proseguire, ha implicitamente accettato.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di concorso di persone nei reati di gruppo. Stabilisce che la partecipazione a un’azione collettiva violenta e premeditata espone ogni concorrente a una piena responsabilità per gli esiti più gravi, anche se non direttamente voluti, a patto che fossero concretamente prevedibili e che il soggetto abbia agito accettandone il rischio.

Questa decisione ha significative implicazioni pratiche: rende più difficile per i membri di organizzazioni criminali sottrarsi a gravi accuse sostenendo di non aver materialmente compiuto l’atto finale. La scelta di far parte di un “commando” armato è di per sé sufficiente a dimostrare un’adesione psicologica alle conseguenze più estreme dell’azione, inclusa la morte o il ferimento di persone.

È possibile essere condannati per tentato omicidio in concorso di persone senza aver materialmente compiuto l’azione, come sparare?
Sì. La sentenza afferma che il concorrente che non è esecutore materiale risponde del delitto tentato anche se l’evento è stato da lui voluto non con dolo diretto, ma con dolo eventuale. La partecipazione consapevole a una spedizione punitiva armata, rafforzando il proposito criminale del gruppo, è sufficiente a fondare la responsabilità.

Qual è la differenza tra dolo eventuale e concorso anomalo in un reato di gruppo?
Si ha dolo eventuale quando il concorrente prevede l’evento più grave (es. l’omicidio) come una conseguenza possibile dell’azione concordata e ne accetta il rischio. Si ha invece concorso anomalo (art. 116 c.p.) quando l’evento più grave, pur non essendo stato voluto neppure come rischio accettato, era comunque una conseguenza prevedibile dello sviluppo dell’azione originaria. La prima ipotesi configura un concorso pieno nel reato, la seconda un’ipotesi attenuata.

Il dolo eventuale è compatibile con la fattispecie del delitto tentato?
Sì. La Corte di Cassazione, conformandosi a un recente orientamento, ha stabilito che nel reato concorsuale il concorrente morale (o non esecutore) può rispondere di delitto tentato anche a titolo di dolo eventuale. Mentre per l’esecutore materiale si discute sulla necessità di un dolo diretto, per il concorrente è sufficiente l’aver previsto e accettato il rischio che l’azione potesse sfociare nel reato più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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