LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso di persone: basta la presenza sul luogo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre persone condannate per furto aggravato e indebito utilizzo di carta di pagamento. Il caso riguarda un borseggio in un mercato seguito da un prelievo ATM. La Suprema Corte ha confermato la validità della condanna basata su prove indiziarie, ribadendo che ai fini del concorso di persone è sufficiente una presenza coordinata e non meramente casuale sul luogo del delitto, anche senza l’individuazione del ruolo specifico di ciascun complice.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di persone: basta la presenza sul luogo del reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1973/2024, offre un’importante lezione sul concorso di persone nel reato, specialmente in contesti di gruppo come furti e borseggi. La Suprema Corte ha stabilito che una presenza coordinata e non meramente accidentale sulla scena del crimine può essere sufficiente per affermare la responsabilità penale, anche quando non è possibile identificare con precisione il compito svolto da ciascun complice. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un episodio avvenuto in un mercato cittadino. Una donna, mentre faceva acquisti, è stata spintonata e distratta da un gruppo di persone. Poco dopo, si è accorta che dalla sua borsa era sparito il portafogli, contenente circa 300 euro, documenti e una carta bancomat con il relativo codice PIN. Nello stesso giorno, con quella carta è stato effettuato un prelievo di 250 euro presso uno sportello ATM di una banca locale. Le indagini, basate sulle immagini di videosorveglianza del mercato e della banca, hanno portato all’identificazione e alla condanna di tre persone per furto aggravato in concorso e indebito utilizzo della carta.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno confermato la colpevolezza degli imputati. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo diversi punti. In particolare, gli avvocati lamentavano la mancanza di prove dirette sul contributo causale di ciascun imputato al furto, proponendo una ricostruzione alternativa dei fatti. Una degli imputati, inoltre, sosteneva di essersi limitata ad attendere gli altri in auto, senza partecipare attivamente al reato, e che il suo contributo, se mai esistito, fosse di minima importanza.

L’analisi sul concorso di persone della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, confermando le condanne. Il cuore della decisione risiede nella valutazione della prova indiziaria e nella sua applicazione al concorso di persone. I giudici hanno chiarito che, sebbene mancassero immagini che riprendessero l’esatto momento del borseggio, l’insieme degli indizi era sufficientemente ‘grave, preciso e concordante’ per fondare un giudizio di colpevolezza.

Gli elementi chiave valorizzati dalla Corte sono stati:
* La presenza simultanea e coordinata di tutti gli imputati sul luogo del furto.
* I loro movimenti compatti, sia nel mercato che nel tragitto verso l’auto per allontanarsi.
* La stretta contiguità temporale e logica tra la sottrazione del portafogli e l’utilizzo della carta presso l’ATM da parte di due membri del gruppo.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini della configurabilità del concorso di persone, è sufficiente anche la semplice presenza sul luogo del delitto, a condizione che non sia meramente casuale. Tale presenza deve essere servita a fornire stimolo, incoraggiamento o un maggior senso di sicurezza all’autore materiale del reato, manifestando una chiara adesione alla condotta delittuosa del gruppo.

Altri motivi di inammissibilità e il principio di devoluzione

Oltre alla questione centrale sul concorso, la Cassazione ha dichiarato inammissibili altri motivi di ricorso per ragioni procedurali. Alcune censure, come la richiesta di applicazione dell’attenuante per la minima partecipazione al fatto, non erano state sollevate correttamente nei precedenti gradi di giudizio. Questo riafferma l’importante ‘principio di devoluzione’, secondo cui il giudice d’appello (e a maggior ragione la Cassazione) può decidere solo sulle questioni che gli sono state specificamente sottoposte con i motivi di impugnazione. Non è possibile introdurre nuove questioni per la prima volta davanti alla Suprema Corte.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’articolo 192, comma 2, del codice di procedura penale, che disciplina la valutazione della prova indiziaria. I giudici hanno ritenuto che i tribunali di merito avessero correttamente applicato tale norma, costruendo un quadro probatorio solido a partire da singoli fatti certi (le immagini, le identificazioni, la cronologia degli eventi). Da questi fatti, hanno logicamente dedotto la partecipazione di tutti i componenti del gruppo all’azione criminosa. La Corte ha sottolineato che tentare di proporre una ‘lettura alternativa’ dei fatti in sede di legittimità è inammissibile, poiché il ruolo della Cassazione non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per quanto riguarda il concorso di persone (art. 110 c.p.), la motivazione evidenzia che la descrizione delle modalità operative del gruppo, connotate da un agire ‘compatto e consonante’, era sufficiente a dimostrare il contributo di ciascuno, rendendo irrilevante la mancata individuazione della specifica azione materiale compiuta da ogni singolo correo.

le conclusioni

La sentenza n. 1973/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. In primo luogo, stabilisce che in caso di reati commessi in gruppo, la prova della colpevolezza di tutti i partecipanti può essere raggiunta anche attraverso indizi che ne dimostrino la presenza consapevole e coordinata sulla scena del crimine. Non è indispensabile provare chi ha materialmente sottratto il bene o chi ha fatto da ‘palo’, essendo sufficiente l’adesione, anche solo psicologica, al piano criminoso comune. In secondo luogo, la decisione rammenta l’importanza di una strategia difensiva completa fin dai primi gradi di giudizio: le questioni non sollevate in appello non possono, di regola, essere recuperate in Cassazione. Infine, viene ribadito il perimetro del giudizio di legittimità, che non consente una nuova valutazione del merito dei fatti.

Quando la semplice presenza sul luogo di un reato è sufficiente per essere condannati per concorso di persone?
Secondo la sentenza, la semplice presenza è sufficiente quando non è meramente casuale, ma serve a fornire all’autore del fatto stimolo all’azione o un maggior senso di sicurezza, palesando una chiara adesione alla condotta delittuosa del gruppo.

È necessario provare l’esatto ruolo di ogni complice in un furto di gruppo per poterli condannare tutti?
No, la Corte ha stabilito che non è necessario distinguere il ruolo singolarmente svolto o l’identità dell’autore materiale della condotta quando le modalità operative del gruppo sono caratterizzate da un agire compatto e coordinato che dimostra un contributo collettivo al reato.

Si possono presentare per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso non discussi in Appello?
No, di regola non è possibile. La sentenza ribadisce che non possono essere dedotte con ricorso per cassazione questioni non prospettate nei motivi di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati