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Concorso di colpa e bassa velocità: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un autista di autobus, condannato per omicidio colposo a seguito di un tamponamento mortale. L’autista sosteneva il concorso di colpa della vittima per la bassa velocità del veicolo tamponato (60 km/h in autostrada). La Corte ha stabilito che, in assenza di specifici limiti minimi, tale velocità non costituisce di per sé un intralcio. La responsabilità è stata attribuita esclusivamente all’autista del bus per non aver visto un ostacolo perfettamente visibile, rendendo irrilevante la condotta dell’altro conducente.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso di colpa nel tamponamento: la velocità ridotta non salva chi non vede un ostacolo

Il tema del concorso di colpa negli incidenti stradali è fonte di continui dibattiti legali, specialmente in casi di tamponamento in autostrada. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. 3, n. 32028/2025) offre un importante chiarimento: la bassa velocità di un veicolo non è sufficiente a configurare una colpa concorrente se la sua presenza era ampiamente prevedibile e visibile. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

Un autista di autobus veniva condannato per omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 del codice penale. L’imputato, mentre percorreva l’autostrada, aveva violentemente tamponato un’autovettura che procedeva nella stessa corsia centrale, causando la morte di un passeggero a bordo di quest’ultima. La difesa dell’autista, nel corso dei vari gradi di giudizio, aveva sempre insistito su un punto cruciale: l’autovettura tamponata viaggiava a una velocità eccessivamente ridotta, circa 60 km/h, costituendo un intralcio e un pericolo imprevedibile.

I Motivi del Ricorso e la tesi del concorso di colpa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, la mancata valutazione del concorso di colpa della conducente dell’auto tamponata. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero errato nel non considerare:

* La violazione di diverse norme del Codice della Strada da parte dell’altro veicolo, in particolare la marcia a velocità eccessivamente bassa in una corsia destinata al sorpasso.
* La mancata attivazione delle cautele necessarie (come le luci di emergenza) a fronte di una presunta avaria al veicolo.
* L’illogicità nel ritenere che una velocità di 60 km/h non costituisse un intralcio al normale flusso del traffico autostradale, notoriamente più celere.

In sostanza, la difesa mirava a dimostrare che la condotta della conducente dell’auto avesse contribuito in modo determinante a causare l’evento, dovendo quindi ridurre la responsabilità penale dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio di diritto chiaro e rigoroso: la prevedibilità dell’ostacolo e il dovere di diligenza del conducente che sopraggiunge.

Le Motivazioni: prevedibilità e diligenza del conducente

I giudici hanno smontato la tesi del concorso di colpa basandosi su alcune considerazioni fondamentali.

In primo luogo, è stato accertato che nel tratto autostradale in questione non esisteva alcun limite minimo di velocità imposto per legge. Di conseguenza, procedere a 60 km/h, pur essendo una velocità contenuta, non costituiva di per sé una violazione né poteva essere automaticamente classificato come ‘intralcio alla circolazione’. Spettava all’imputato, secondo la Corte, l’onere di dimostrare l’esistenza di un limite specifico o di circostanze tali da rendere quella velocità un pericolo oggettivo, prova che non è stata fornita.

Il punto centrale della motivazione, tuttavia, risiede nella condotta dell’autista del bus. La Corte ha sottolineato che l’incidente è avvenuto in pieno giorno e in condizioni di perfetta visibilità. L’autovettura che precedeva era, secondo i giudici, ‘pienamente visibile a distanza’. L’imputato, pertanto, aveva tutto il tempo e lo spazio per avvedersi della presenza del veicolo più lento e per adeguare la propria guida, rallentando o cambiando corsia.

La causa dell’incidente non è stata quindi individuata nella velocità dell’auto tamponata, ma esclusivamente nella ‘negligente condotta di guida dell’imputato, il quale semplicemente non si era avveduto della sua presenza’. La disattenzione del conducente del bus è stata ritenuta l’unico fattore causale rilevante, capace di assorbire qualsiasi altra potenziale concausa, come la presunta avaria o la mancata attivazione delle luci di emergenza.

Le Conclusioni: la responsabilità in caso di tamponamento

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della circolazione stradale: chi guida ha il dovere costante di prestare attenzione alla strada e di essere in grado di arrestare il proprio veicolo di fronte a un ostacolo prevedibile. La bassa velocità di un altro utente della strada, se non accompagnata da manovre improvvise e realmente imprevedibili, non può essere usata come scusante per la propria disattenzione. Il concorso di colpa può essere invocato solo quando la condotta della vittima si ponga come un evento anomalo e imprevedibile, tale da rompere il nesso di causalità con la condotta del principale responsabile. In questo caso, un’auto che procede lentamente in pieno giorno non rientra in tale categoria.

Guidare a una velocità molto inferiore al flusso del traffico in autostrada costituisce sempre un’ipotesi di concorso di colpa in caso di tamponamento?
No. Secondo la sentenza, in assenza di un limite minimo di velocità specifico, una velocità ridotta (in questo caso 60 km/h) non costituisce di per sé un intralcio alla circolazione né fonda un concorso di colpa, se il veicolo è pienamente visibile e la sua presenza prevedibile.

Chi ha l’onere di provare l’esistenza di un limite minimo di velocità o di una situazione di intralcio?
L’onere della prova spetta all’imputato (il conducente che ha tamponato). Se non dimostra l’esistenza di un limite minimo specifico per quel tratto di strada o di fatti oggettivi che rendevano la bassa velocità un intralcio, la sua argomentazione non può essere accolta.

La mancata attivazione delle luci di emergenza da parte del veicolo tamponato, in caso di avaria, è sufficiente a determinare il suo concorso di colpa?
Non necessariamente. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto tale elemento irrilevante perché l’imputato era pienamente in grado di vedere il veicolo a distanza e di evitare l’impatto, data la visibilità ottimale (giorno di sole). La negligenza del conducente che tampona è stata considerata la causa esclusiva e assorbente dell’incidente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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