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Concorso contraffazione documento: la foto decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che fornire la propria fotografia per la creazione di un documento falso non costituisce semplice possesso, ma un vero e proprio concorso contraffazione documento. Questa condotta integra la fattispecie più grave prevista dall’art. 497-bis c.p., poiché l’individuo non è un mero utilizzatore del falso, ma partecipa attivamente al processo di falsificazione. La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tale reato.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso in Contraffazione: Quando Fornire la Propria Foto Diventa Reato

Fornire la propria fototessera a qualcuno che sta per creare un documento falso è un atto di complicità o una leggerezza scusabile? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 39473/2024, ha chiarito che tale gesto integra a tutti gli effetti un concorso contraffazione documento, facendo scattare la sanzione più grave. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale univoco e traccia una linea netta tra il semplice utilizzatore di un documento falso e chi partecipa, anche minimamente, alla sua creazione.

I Fatti del Caso: Dalla Foto alla Condanna

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 497-bis del codice penale. L’imputato aveva proposto ricorso sostenendo che la sua condotta, consistita unicamente nel fornire la propria fotografia da apporre su un documento falso valido per l’espatrio, non potesse essere qualificata come concorso nella falsificazione. A suo dire, avrebbe dovuto rispondere solo della fattispecie meno grave del possesso di documento falso, e non di quella, più severa, legata alla sua fabbricazione.

La Distinzione Cruciale dell’Art. 497-bis c.p.

L’articolo 497-bis del codice penale punisce il possesso e la fabbricazione di documenti di identificazione falsi. La norma è strutturata in due commi che delineano due diverse ipotesi di reato:

Il Primo Comma: Il Mero Possesso

Il primo comma punisce chiunque è trovato in possesso di un documento falso valido per l’espatrio. Secondo la giurisprudenza, questa norma si applica a chi è un semplice fruitore del documento, ovvero a colui che non ha partecipato in alcun modo al processo di falsificazione. Si pensi a chi riceve un documento già contraffatto da terzi a sua insaputa o a chi utilizza un documento con la foto di un’altra persona, sfruttando una certa somiglianza.

Il Secondo Comma: Fabbricazione e Concorso

Il secondo comma, invece, prevede una pena più grave per chiunque fabbrica, forma o comunque contribuisce alla creazione del documento falso. La ratio di questa previsione è punire in modo più significativo non solo il falsario materiale, ma chiunque si inserisca attivamente nel sistema illecito della falsificazione.

Analisi del Concorso Contraffazione Documento

La Corte di Cassazione ha rigettato la tesi difensiva, definendola manifestamente infondata. Secondo gli Ermellini, fornire la propria fotografia al falsario non è un’azione neutra, ma un contributo causale essenziale alla riuscita della contraffazione. Chi compie questo gesto non si limita a utilizzare un prodotto illecito creato da altri, ma diventa un ingranaggio del meccanismo di falsificazione. Si colloca, pertanto, all’interno del circuito criminale e non al di fuori di esso.

Le Motivazioni della Decisione

Per motivare la propria decisione, la Corte ha richiamato la sua giurisprudenza consolidata. È stato chiarito che la fattispecie meno grave del primo comma è destinata a punire solo chi si trova al di fuori del circuito della contraffazione. La condotta di chi fornisce la propria fotografia, invece, contribuisce in modo determinante alla formazione del documento falso e personalizzato. Questo atto dimostra la volontà di partecipare attivamente all’illecito, rendendo l’agente un concorrente nel reato e non un semplice possessore.
L’esegesi della norma, secondo i giudici, porta a concludere che il legislatore ha voluto distinguere nettamente tra chi subisce passivamente la falsificazione (o ne approfitta a posteriori) e chi ne è parte attiva. Il contributo, anche se minimo come la consegna di una foto, è sufficiente a far scattare la fattispecie più grave.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame ribadisce un principio di diritto fondamentale: nel reato di falsificazione di documenti, ogni contributo attivo è penalmente rilevante e qualifica l’agente come concorrente nel reato. La decisione serve da monito: non esistono contributi ‘minori’ o irrilevanti quando si tratta di alterare la fede pubblica. Chiunque fornisca materiale, informazioni o, come in questo caso, la propria immagine per la creazione di un documento falso, deve essere consapevole che la sua condotta sarà giudicata con la stessa severità riservata ai falsari, con tutte le conseguenze penali che ne derivano.

Fornire la propria fotografia per la creazione di un documento falso è reato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, fornire la propria fotografia costituisce un contributo attivo alla falsificazione e integra la fattispecie più grave di concorso nel reato di cui all’art. 497-bis, secondo comma, del codice penale.

Qual è la differenza tra il semplice possesso e il concorso nella contraffazione di un documento?
Il semplice possesso (reato meno grave, art. 497-bis, comma 1) si configura quando una persona detiene un documento falso senza aver partecipato alla sua creazione. Il concorso nella contraffazione (reato più grave, art. 497-bis, comma 2) si ha quando si contribuisce attivamente alla falsificazione, ad esempio fornendo la propria foto al falsario.

In quali casi si può essere puniti solo per il possesso di un documento falso con la propria foto?
Si risponde solo del reato di possesso se si entra in possesso del documento falso con la propria fotografia successivamente alla sua creazione, avvenuta ad opera di terzi e a propria insaputa (ad esempio, se i falsari erano già in possesso della foto per altri motivi).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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