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Concorso anomalo: quando si risponde del reato diverso

La Corte di Cassazione interviene su un caso di truffa dello specchietto evoluta in furto con strappo, delineando i confini del concorso anomalo (art. 116 c.p.). La sentenza chiarisce che la responsabilità del complice per un reato più grave non voluto si fonda sulla prevedibilità in concreto dell’evento, non sull’accettazione del rischio (dolo eventuale). La Corte ha annullato con rinvio la condanna per uno degli imputati, imponendo al giudice di merito una valutazione più approfondita del suo coefficiente psicologico.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso anomalo: la Cassazione chiarisce la responsabilità del complice

Quando più persone si accordano per commettere un reato, ma durante l’esecuzione uno dei complici commette un’azione diversa e più grave, come va valutata la responsabilità degli altri? La recente sentenza della Corte di Cassazione analizza proprio questa situazione, tracciando una linea netta tra concorso anomalo e dolo eventuale. Il caso nasce da una comune “truffa dello specchietto” che degenera in un furto con strappo, portando i giudici a un’importante riflessione sulla colpevolezza del compartecipe che non ha materialmente compiuto il reato più grave.

I Fatti di Causa: Dalla Truffa al Furto con Strappo

Due individui vengono condannati per una serie di reati, tra cui truffa aggravata e furto con strappo. Il loro modus operandi era la classica “truffa dello specchietto”: simulavano un urto con un’altra auto per farsi consegnare del denaro a titolo di risarcimento immediato. Durante una di queste operazioni, però, la situazione prende una piega diversa. Mentre uno degli imputati, alla guida del veicolo, attende in auto, il suo complice, non riuscendo a portare a termine la truffa, decide di strappare la borsa alla vittima per poi fuggire.

L’autista, condannato in appello per concorso in furto con strappo a titolo di dolo eventuale, presenta ricorso in Cassazione. La sua difesa sostiene che egli non avesse mai accettato il rischio che la tentata truffa potesse trasformarsi in un reato così diverso e grave. Chiede, pertanto, che la sua condotta venga inquadrata nella fattispecie più mite del concorso anomalo, prevista dall’art. 116 del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concorso anomalo

La Suprema Corte accoglie il ricorso dell’autista, annullando la sentenza di condanna limitatamente al reato di furto con strappo e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità ritengono che la Corte d’Appello abbia risolto la questione in modo troppo sbrigativo, qualificando la responsabilità del ricorrente in termini di dolo eventuale senza un’adeguata indagine sul suo reale stato psicologico.

Per un altro imputato, invece, il ricorso relativo a un diverso capo di imputazione è stato dichiarato inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Dolo Eventuale vs. Prevedibilità in Concreto

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra la responsabilità a titolo di dolo eventuale (concorso ordinario ex art. 110 c.p.) e quella per concorso anomalo (art. 116 c.p.). La Corte ribadisce un principio fondamentale: mentre il dolo eventuale richiede che l’agente si sia rappresentato l’evento più grave e ne abbia accettato il rischio, il concorso anomalo si fonda su un coefficiente soggettivo diverso: la colpa in concreto.

In altre parole, per rispondere del reato diverso commesso dal complice, non è necessario averne accettato il rischio, ma è sufficiente che tale evento fosse uno sviluppo logicamente e concretamente prevedibile dell’azione originariamente concordata. La prevedibilità non va valutata in astratto, ma in concreto, tenendo conto di tutte le circostanze del caso, della personalità degli imputati e del contesto in cui si è svolta l’azione. Il giudice di merito, secondo la Cassazione, avrebbe dovuto indagare se l’imputato, sulla base degli elementi a sua disposizione, potesse e dovesse rappresentarsi la possibile deviazione del complice verso un reato con violenza alla persona, come il furto con strappo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza il principio di personalità della responsabilità penale. Stabilisce che non si può estendere automaticamente la responsabilità per il reato più grave a tutti i concorrenti. È necessario un accertamento rigoroso e individualizzato dell’elemento soggettivo. I giudici di merito sono chiamati a un’analisi più approfondita, che non si fermi alla mera constatazione di un legame causale, ma che esplori la psiche dell’agente per capire se l’evento diverso fosse per lui concretamente prevedibile. La sentenza, quindi, impone una maggiore cautela nella qualificazione giuridica del concorso di persone nel reato, specialmente quando l’azione criminosa subisce un’evoluzione imprevista, garantendo che nessuno venga punito per un fatto che vada oltre la propria colpevolezza.

Quando si configura il concorso anomalo in un reato?
Il concorso anomalo (art. 116 c.p.) si configura quando uno dei concorrenti commette un reato diverso e più grave rispetto a quello originariamente concordato. L’altro concorrente risponde di questo reato diverso a condizione che l’evento non fosse da lui voluto (neanche a titolo di dolo eventuale) ma fosse una conseguenza prevedibile dell’azione concordata.

Qual è la differenza tra concorso anomalo e dolo eventuale nel concorso di persone?
La differenza risiede nell’elemento psicologico. Nel dolo eventuale, il concorrente si rappresenta la possibilità che si verifichi il reato più grave e ne accetta il rischio, proseguendo nell’azione. Nel concorso anomalo, invece, il concorrente non accetta tale rischio; la sua responsabilità si fonda sulla colpa, cioè sul non aver previsto un evento che, secondo la normale diligenza e le circostanze del caso, era prevedibile.

Cosa deve valutare il giudice per affermare la responsabilità per concorso anomalo?
Il giudice deve effettuare una valutazione “in concreto” della prevedibilità. Deve considerare tutte le circostanze del fatto, le modalità dell’azione, la personalità degli imputati e il contesto in cui si è agito. L’indagine deve verificare se il reato più grave rappresentava uno sviluppo logico e probabile del piano iniziale, secondo un giudizio di prognosi postuma basato sulla situazione specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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