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Concorso anomalo: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione analizza un caso di omicidio di un agente di polizia avvenuto durante un’operazione per sventare un’estorsione. La sentenza si concentra sulla posizione del complice dell’esecutore materiale, qualificando la sua responsabilità come concorso anomalo (art. 116 c.p.) e non come concorso doloso. La Corte chiarisce che per il concorso anomalo è sufficiente la prevedibilità in concreto dell’evento più grave, non essendo richiesta l’accettazione del rischio tipica del dolo eventuale. La sentenza annulla con rinvio le statuizioni civili per un travisamento delle prove testimoniali, ma dichiara irrevocabile la condanna penale per concorso anomalo.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso anomalo in omicidio: la Cassazione traccia i confini della responsabilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il delicato tema del concorso anomalo in un delitto, distinguendolo nettamente dal concorso ordinario sorretto da dolo eventuale. Il caso, di notevole complessità, riguarda l’omicidio di un agente di polizia e offre spunti cruciali per comprendere i limiti della responsabilità penale quando un’azione criminale degenera oltre le intenzioni originarie.

I Fatti: dall’estorsione alla tragedia

La vicenda ha origine a Roma, dove due giovani turisti stranieri, dopo un tentativo fallito di acquistare droga, subiscono il furto di uno zaino. Decidono quindi di organizzare un’estorsione per recuperare il maltolto e il denaro. Fissano un appuntamento notturno con l’intermediario, ma all’incontro si presentano due agenti di polizia in borghese.

Ne scaturisce una colluttazione. Uno dei due giovani estrae un coltello e colpisce mortalmente uno degli agenti. L’altro giovane, disarmato, ha una colluttazione separata con il secondo agente, per poi darsi alla fuga insieme al complice. L’esecutore materiale dell’omicidio viene condannato per omicidio volontario, mentre la posizione del suo complice diventa il fulcro di un complesso iter giudiziario.

L’iter giudiziario: un percorso complesso

Il processo si snoda attraverso vari gradi di giudizio. Inizialmente, entrambi gli imputati vengono condannati per omicidio doloso in concorso. La sentenza d’appello viene però annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione, che solleva dubbi sulla qualificazione psicologica del contributo del secondo giovane, quello disarmato.

La Corte d’Assise d’Appello, in sede di rinvio, riforma la decisione, escludendo il dolo di omicidio (anche nella forma eventuale) per il complice e riqualificando la sua condotta come concorso anomalo ai sensi dell’art. 116 del codice penale. Contro questa nuova sentenza ricorrono sia la Procura Generale, sia le parti civili (i familiari dell’agente deceduto e il collega superstite), sia la difesa dell’imputato.

La decisione della Corte sul concorso anomalo

La Suprema Corte, con la sentenza in esame, rigetta il ricorso della Procura e quello principale dell’imputato, ma accoglie quello delle parti civili ai soli fini civili. Il punto centrale è la conferma della qualificazione del fatto come concorso anomalo.

La Corte ribadisce la distinzione fondamentale:

* Concorso doloso (anche con dolo eventuale): Richiede che il concorrente, pur non volendo direttamente il reato più grave, ne abbia previsto la concreta possibilità e ne abbia accettato il rischio.
* Concorso anomalo (art. 116 c.p.): Non richiede l’accettazione del rischio, ma solo la prevedibilità in concreto che dal reato meno grave, voluto da tutti, potesse scaturire un delitto diverso e più grave. Si tratta di una responsabilità a titolo di colpa in un’attività illecita.

Il travisamento della prova e l’accoglimento del ricorso civile

Sebbene la condanna penale per concorso anomalo diventi definitiva, la Cassazione accoglie il ricorso delle parti civili. Il motivo risiede in un grave vizio di motivazione della sentenza d’appello, definito ‘travisamento della prova’. La corte di merito aveva basato parte del suo ragionamento sull’esclusione di alcune aggravanti, interpretando in modo errato le dichiarazioni del poliziotto superstite. In particolare, aveva affermato che, secondo il testimone, la qualifica di ‘Carabinieri’ sarebbe avvenuta solo durante l’accoltellamento, e non prima. Una lettura attenta dei verbali dimostrava invece il contrario.

Questo errore, secondo la Cassazione, ha inficiato la ricostruzione del fatto, con possibili conseguenze sulla quantificazione del risarcimento del danno. Pertanto, la sentenza viene annullata limitatamente alle statuizioni civili, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello per una nuova valutazione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si soffermano sulla corretta applicazione dei principi che regolano il concorso anomalo. La Corte d’Appello aveva correttamente valutato che, sebbene il complice fosse a conoscenza del coltello portato dall’amico e del contesto illecito, non vi erano prove sufficienti per affermare che avesse accettato il rischio di un omicidio. Tuttavia, l’evento mortale era uno sviluppo logicamente e concretamente prevedibile della situazione di partenza: un’estorsione notturna, la possibilità di incontrare complici armati o l’intervento delle forze dell’ordine. Questa prevedibilità è sufficiente a fondare la responsabilità ai sensi dell’art. 116 c.p. La Corte ha inoltre chiarito che l’incompatibilità tra il reato continuato e il concorso anomalo è strutturale, poiché il primo richiede un’unica programmazione dolosa che nel secondo, per definizione, manca riguardo al reato più grave.

Le conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto: la responsabilità per un evento più grave non voluto si fonda su un giudizio di prevedibilità ancorato a elementi concreti (personalità degli agenti, contesto, modalità dell’azione) e non su astratte massime di esperienza. Si conferma così una linea interpretativa che ancora la responsabilità penale al principio di colpevolezza, evitando forme di responsabilità oggettiva. Al contempo, la decisione sottolinea il rigore necessario nella valutazione delle prove, annullando le decisioni civili quando la ricostruzione del fatto si basa su un’errata lettura degli atti processuali, con evidenti implicazioni sulla tutela risarcitoria delle vittime del reato.

Qual è la differenza tra concorso doloso e concorso anomalo in un reato?
Nel concorso doloso (anche con dolo eventuale), il partecipe deve aver previsto e accettato il rischio che si verificasse un reato più grave. Nel concorso anomalo (art. 116 c.p.), invece, è sufficiente che il reato più grave fosse uno sviluppo concretamente prevedibile del reato meno grave originariamente pianificato, senza che vi fosse stata un’accettazione del rischio.

Perché la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso delle parti civili?
Il ricorso delle parti civili è stato accolto perché la Corte ha riscontrato un ‘travisamento della prova’ nella sentenza d’appello. I giudici di merito avevano interpretato erroneamente le dichiarazioni del poliziotto superstite riguardo al momento in cui lui e il collega si erano qualificati come agenti, inficiando la ricostruzione del fatto e, di conseguenza, la valutazione rilevante per il risarcimento del danno.

È possibile che una sentenza diventi definitiva solo su alcuni punti e non su altri?
Sì, è il principio del ‘giudicato parziale’. Quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza solo su specifici punti, le altre parti della decisione, che non sono logicamente connesse a quelle annullate, diventano definitive e irrevocabili. In questo caso, l’affermazione della responsabilità penale per concorso anomalo è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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