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Concorso anomalo in omicidio: la Cassazione chiarisce

Un gruppo criminale pianifica un’intimidazione armata ai danni di un uomo, ma l’agguato si conclude con la sua morte. Gli imputati, dall’esecutore materiale all’autista, ricorrono in Cassazione invocando l’ipotesi del concorso anomalo in omicidio, sostenendo di non aver voluto l’evento letale. La Suprema Corte rigetta i ricorsi, affermando che l’utilizzo di un’arma da fuoco rende la morte una conseguenza prevedibile. Di conseguenza, tutti i partecipanti rispondono di omicidio volontario in concorso, essendo sufficiente l’accettazione del rischio (dolo eventuale) e non potendosi configurare un evento eccezionale e imprevedibile richiesto per il concorso anomalo.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Anomalo in Omicidio: Quando Tutti Rispondono del Reato Più Grave

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7855 del 2024, offre un’analisi cruciale sulla responsabilità penale nel concorso di persone, specialmente quando un’azione criminale degenera in un evento più grave di quello pianificato. Il caso in esame, relativo a una spedizione punitiva intesa come “gambizzazione” e trasformatasi in omicidio, permette di definire i confini tra omicidio volontario con dolo eventuale e l’ipotesi del concorso anomalo in omicidio. La Suprema Corte chiarisce come la prevedibilità dell’evento letale sia il fattore determinante per attribuire la responsabilità a tutti i concorrenti.

I Fatti: Un’Aggressione Finita in Tragedia

La vicenda trae origine da un agguato pianificato come ritorsione nell’ambito di conflitti legati al narcotraffico. L’obiettivo iniziale, secondo le ricostruzioni basate anche sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, era quello di ferire la vittima sparandole alle gambe. Il gruppo criminale era strutturato con ruoli precisi: un mandante e organizzatore, un esecutore materiale, un autista con il compito di portare e prelevare il commando, e uno “specchiettista” incaricato di monitorare la vittima e dare il segnale per l’azione.

Nonostante il piano prevedesse un ferimento, l’esecutore materiale, dopo aver attirato l’attenzione della vittima, la inseguiva e la colpiva con numerosi colpi di pistola calibro 7,65, causandone la morte per emorragia. Tutti i partecipanti venivano condannati in primo e secondo grado per omicidio volontario in concorso e reati connessi.

La Difesa degli Imputati e il Concorso Anomalo in Omicidio

Nei ricorsi presentati alla Corte di Cassazione, le difese hanno tentato di smontare l’impianto accusatorio su un punto fondamentale: l’elemento soggettivo. L’esecutore materiale ha sostenuto che il fatto dovesse essere qualificato come omicidio preterintenzionale, poiché la sua volontà era diretta solo a ferire. Gli altri concorrenti (l’organizzatore, l’autista, lo “specchiettista”) hanno invece invocato l’applicazione dell’art. 116 c.p., che disciplina il concorso anomalo in omicidio. Essi sostenevano che la morte della vittima fosse un evento non voluto e imprevedibile rispetto al piano originale di semplice ferimento, e che quindi non avrebbero dovuto rispondere del reato più grave.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente tutti i ricorsi, fornendo motivazioni chiare e rigorose che consolidano principi giurisprudenziali di grande importanza.

Dolo Eventuale e Prevedibilità dell’Evento

Per l’esecutore materiale, la Corte ha escluso la qualificazione di omicidio preterintenzionale, confermando invece la sussistenza del dolo, quantomeno nella forma del dolo eventuale. I giudici hanno sottolineato che la condotta – caratterizzata dalla reiterazione di colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata verso una zona del corpo ricca di vasi sanguigni – dimostra la piena accettazione del rischio che potesse derivarne la morte. L’uso di un’arma intrinsecamente letale rende la morte un esito non solo possibile, ma probabile, la cui eventualità l’agente non poteva non rappresentarsi e accettare.

L’Esclusione del Concorso Anomalo

Il punto centrale della sentenza riguarda il rigetto della tesi del concorso anomalo in omicidio per gli altri partecipanti. La Corte ha ribadito che l’art. 116 c.p. è applicabile solo a due condizioni: che l’evento diverso e più grave non sia voluto neppure a titolo di dolo eventuale e che costituisca una conseguenza eccezionale, atipica e imprevedibile del reato concordato.

Nel caso di specie, entrambe le condizioni mancano. Partecipare a un’aggressione pianificata con l’uso di una pistola significa accettare un piano che prevede uno strumento ad alta potenzialità lesiva. La morte della vittima, pertanto, non può essere considerata uno sviluppo “eccezionale” o “imprevedibile” di una sparatoria. Al contrario, è una delle sue conseguenze più logicamente prevedibili. Tutti coloro che hanno contribuito all’azione, conoscendo e accettando l’uso dell’arma, si sono assunti la responsabilità di tutte le conseguenze prevedibili, inclusa quella letale.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La sentenza n. 7855/2024 rafforza un principio fondamentale in materia di concorso di persone nel reato: la scelta degli strumenti e delle modalità dell’azione criminale determina l’estensione della responsabilità di ciascun concorrente. Chi decide di partecipare a un’azione che implica l’uso di armi letali risponde dell’esito più grave che ne deriva, se questo rientra nella sfera della normale prevedibilità. Il concorso anomalo in omicidio resta un’ipotesi residuale, applicabile solo a situazioni in cui l’evento morte è veramente il frutto di uno sviluppo aberrante e imprevedibile del piano criminoso originario, e non la logica conseguenza di una scelta operativa pericolosa condivisa da tutto il gruppo.

Se un gruppo pianifica di ferire una persona con un’arma da fuoco ma la vittima muore, i partecipanti rispondono di omicidio?
Sì. Secondo la Cassazione, chi partecipa a un’aggressione armata accetta il rischio che l’evento possa avere un esito letale. La morte è una conseguenza prevedibile dell’uso di un’arma da fuoco, quindi tutti i concorrenti rispondono di omicidio volontario in concorso, con dolo almeno eventuale.

In questo caso, perché non è stato riconosciuto il ‘concorso anomalo’?
Il concorso anomalo (art. 116 c.p.) si applica solo se il reato più grave commesso non era voluto e costituisce uno sviluppo eccezionale e imprevedibile del piano originale. La Corte ha stabilito che l’uso di una pistola rende la morte della vittima un evento prevedibile e non eccezionale, escludendo quindi l’applicabilità di questa norma.

Qual è la differenza tra omicidio volontario con dolo eventuale e omicidio preterintenzionale?
Nell’omicidio preterintenzionale, l’agente vuole solo percuotere o ferire la vittima, e la morte avviene come conseguenza non voluta. Nell’omicidio con dolo eventuale, l’agente non desidera primariamente la morte, ma agisce con modalità tali (es. usando un’arma letale e sparando più colpi) da prevedere la morte come conseguenza possibile della sua azione e ne accetta il rischio. La Corte ha ritenuto quest’ultima l’ipotesi corretta per l’esecutore materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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