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Concorso aggravanti: Cassazione su calcolo pena

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello di Milano in un caso di tentata rapina aggravata. L’annullamento è dovuto a un errore nel calcolo della pena derivante dal concorso aggravanti. Specificamente, l’aumento per la recidiva è stato calcolato in due terzi, superando il limite massimo di un terzo previsto dall’art. 63, comma quarto, del codice penale, quando coesiste con un’altra aggravante a effetto speciale. La Corte ha ribadito che anche le sentenze emesse a seguito di “concordato in appello” sono soggette a ricorso per cassazione se la pena applicata risulta illegale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso Aggravanti: La Cassazione Annulla per Errato Calcolo della Pena

La corretta determinazione della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale, garantendo proporzionalità e legalità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22487/2024) ha riaffermato questo principio, facendo luce sulle regole di calcolo in caso di concorso aggravanti a effetto speciale. La pronuncia ha annullato una condanna per un errore matematico e giuridico nell’applicazione dell’aumento per la recidiva, anche in un contesto di “concordato in appello”.

I Fatti del Processo

Due imputati venivano condannati in primo grado per tentata rapina aggravata. In appello, le parti raggiungevano un accordo sulla pena (il cosiddetto “concordato in appello” previsto dall’art. 599-bis c.p.p.), che veniva recepito dalla Corte territoriale. Tuttavia, i difensori degli imputati proponevano ricorso per Cassazione, lamentando un grave errore nel calcolo della sanzione finale.

Il punto cruciale era l’aumento di pena applicato per la recidiva. La Corte di Appello, pur in presenza di un’altra aggravante a effetto speciale (la rapina commessa da più persone riunite), aveva disposto un aumento pari a due terzi, anziché attenersi al limite massimo di un terzo previsto dalla legge.

La Questione del Concorso Aggravanti e i Limiti di Legge

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 63, comma quarto, del codice penale. Questa norma disciplina proprio il concorso aggravanti a effetto speciale. La regola è chiara: quando più circostanze di questo tipo concorrono, si applica la pena prevista per l’aggravante più grave, sulla quale il giudice può poi operare un aumento fino a un terzo.

Nel caso di specie, le aggravanti erano due:
1. La rapina commessa da più persone (art. 628, c. 3, n. 1, c.p.).
2. La recidiva reiterata specifica.

La Corte di Appello aveva correttamente individuato la pena base tenendo conto della prima aggravante, ma aveva poi errato applicando un aumento di due terzi per la seconda. La Cassazione ha censurato questa operazione, definendola un “malgoverno dei principi di diritto” e una palese violazione di legge.

L’Ammissibilità del Ricorso anche dopo il Concordato

Un aspetto processuale di grande interesse affrontato dalla Corte è l’ammissibilità del ricorso per Cassazione avverso una sentenza che recepisce un concordato. In passato, la giurisprudenza tendeva a limitare i motivi di impugnazione in questi casi. Tuttavia, la Corte, richiamando un autorevole precedente delle Sezioni Unite (sent. “Fazio”, 2022), ha stabilito che i limiti previsti per il patteggiamento (art. 448 c.p.p.) non si estendono automaticamente al concordato in appello. Di conseguenza, un ricorso basato su un errore di calcolo che si traduce in una pena illegale è sempre ammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’accordo tra le parti, pur essendo uno strumento di economia processuale, non può mai derogare a norme imperative di legge, specialmente quelle che fissano i limiti edittali e le modalità di calcolo della pena. L’aumento di due terzi applicato dalla Corte di Appello per la recidiva, in un contesto di concorso aggravanti speciali, ha reso la pena finale illegale perché superiore a quella massima consentita dall’art. 63, comma quarto, c.p. L’errore non era un semplice vizio intermedio nel calcolo, ma un’applicazione di una sanzione non prevista dall’ordinamento per quella specifica combinazione di circostanze. La decisività di questo motivo ha reso superfluo l’esame delle altre doglianze sollevate da uno dei ricorrenti.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Milano per un nuovo calcolo della pena che rispetti i limiti di legge. Questa pronuncia è un importante monito: il rispetto delle regole sul calcolo della pena è inderogabile. Anche quando le parti si accordano sulla sanzione, il giudice ha il dovere di verificare la legalità del risultato finale. Il principio di legalità della pena prevale sulla volontà delle parti, assicurando che nessuna sanzione possa essere inflitta al di fuori dei confini tracciati dal legislatore.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello” per un errore nel calcolo della pena?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che è ammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello se la doglianza riguarda un errore di calcolo che ha portato all’applicazione di una pena illegale, ovvero non conforme ai limiti previsti dalla legge.

Come si calcola l’aumento di pena in caso di concorso di più aggravanti a effetto speciale?
Secondo l’art. 63, comma quarto, del codice penale, si applica la pena stabilita per la circostanza più grave, e il giudice può aumentarla fino a un terzo. Non è consentito applicare aumenti superiori a questo limite per le altre aggravanti concorrenti.

Qual è stato l’errore specifico commesso dalla Corte di Appello nel caso esaminato?
La Corte di Appello, dopo aver determinato la pena base per la tentata rapina aggravata dalla presenza di più persone, ha applicato un aumento per la recidiva (seconda aggravante a effetto speciale) nella misura di due terzi, violando il limite massimo di un terzo stabilito dalla legge per il concorso di tali aggravanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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