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Concordato in appello: sentenza annullata per vizio

Un imputato, condannato per aver falsamente dichiarato la propria data di nascita, aveva raggiunto un accordo con la Procura per una pena sostitutiva (il cosiddetto concordato in appello). La Corte d’Appello ha rigettato l’accordo senza riconvocare le parti per una nuova udienza, violando il diritto al contraddittorio. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, stabilendo che in caso di rigetto di un concordato in appello, il giudice ha l’obbligo di disporre un’udienza con la partecipazione delle parti, pena la nullità della decisione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Annullata la Sentenza se il Giudice non Garantisce il Contraddittorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5117/2024) ha riaffermato un principio cruciale della procedura penale: se il giudice d’appello non accoglie un concordato in appello raggiunto tra accusa e difesa, deve obbligatoriamente fissare una nuova udienza per garantire il contraddittorio tra le parti. La violazione di questa regola procedurale comporta la nullità della sentenza. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un fatto relativamente semplice: un uomo, durante un controllo da parte dei carabinieri, aveva dichiarato falsamente di essere nato in un anno diverso da quello reale (1976 anziché 1982). Per questo fatto, veniva condannato in primo grado per il reato di cui all’art. 495 del codice penale.

L’Accordo Raggiunto e il Rigetto della Corte d’Appello

In sede di appello, la difesa dell’imputato e il Procuratore Generale raggiungevano un accordo. Sfruttando le novità introdotte dalla Riforma Cartabia, le parti proponevano la sostituzione della pena detentiva di 8 mesi di reclusione con una pena pecuniaria. Questa proposta configura il cosiddetto concordato in appello, un istituto che mira a definire il processo in modo più rapido.

La Corte d’Appello di Torino, tuttavia, interpretava diversamente la volontà del Procuratore Generale, ritenendo che non vi fosse un vero e proprio accordo concluso. Di conseguenza, procedeva a decidere nel merito, confermando la condanna e rigettando la richiesta di pena sostitutiva, senza però riconvocare le parti per discutere la causa. È proprio questo snodo procedurale a essere stato censurato dalla Cassazione.

Il Ricorso per Cassazione e le Garanzie del Concordato in Appello

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Questa norma, modificata dalla Riforma Cartabia, stabilisce chiaramente che, in caso di mancato accoglimento della richiesta concordata, il giudice deve disporre che l’udienza si svolga con la partecipazione delle parti.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, fornendo una chiara interpretazione sulla natura e sulla gestione del concordato in appello.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha innanzitutto qualificato il concordato sulla pena come un “negozio giuridico processuale”. Ciò significa che l’accordo tra le parti deve essere interpretato secondo le regole del codice civile, ricercando la comune intenzione delle parti e non fermandosi al mero senso letterale delle parole. Nel caso di specie, era evidente che il Procuratore Generale avesse inteso aderire pienamente alla proposta della difesa, concludendo così l’accordo.

Una volta stabilito che un accordo valido era stato raggiunto, la Cassazione ha sottolineato l’obbligo inderogabile per la Corte d’Appello di seguire la procedura prevista. Avendo deciso di non accogliere la richiesta concordata, il giudice avrebbe dovuto disporre una nuova udienza partecipata, dando comunicazione alle parti. Non avendolo fatto, ha violato il diritto al contraddittorio, causando una nullità della sentenza emessa.

La Corte ha specificato che questa nullità, pur essendo a regime intermedio, è stata tempestivamente eccepita con il ricorso per cassazione, rendendo l’annullamento della decisione inevitabile.

Le Conclusioni

La sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino per un nuovo esame. Questa decisione ribadisce l’importanza delle garanzie procedurali nel processo penale. Il concordato in appello è uno strumento efficace, ma il suo eventuale rigetto da parte del giudice non può avvenire in modo arbitrario. È necessario rispettare il diritto fondamentale delle parti di essere sentite e di poter argomentare le proprie posizioni in un’udienza dedicata, garantendo così la piena attuazione del principio del giusto processo.

Cosa succede se un giudice d’appello non accetta un concordato sulla pena?
Secondo l’art. 599-bis, comma 3, del codice di procedura penale, se il giudice non accoglie la richiesta concordata tra le parti, deve disporre che l’udienza si svolga con la loro partecipazione. Non può decidere nel merito senza prima averle riconvocate per la discussione.

Come viene interpretato un accordo tra difesa e accusa sulla pena?
La Corte di Cassazione lo qualifica come un “negozio giuridico processuale”. Ciò significa che per interpretarlo bisogna ricercare la comune intenzione delle parti, applicando i criteri del codice civile e non limitandosi a un’analisi puramente letterale degli atti.

La mancata convocazione delle parti dopo il rigetto di un concordato che conseguenza ha?
Determina la nullità della sentenza. Come specificato dalla Cassazione nel caso di specie, si tratta di una nullità a regime intermedio che, se sollevata tempestivamente con il ricorso, porta all’annullamento della decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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