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Concordato in appello: rinuncia e confisca, la guida

Un imprenditore, condannato per reati fiscali, ottiene una riduzione della pena tramite concordato in appello, ma la confisca viene confermata. La Cassazione dichiara inammissibile il suo ricorso, stabilendo che la rinuncia ai motivi di appello, insita nel concordato in appello, si estende anche alle statuizioni sulla confisca, in quanto capo autonomo della decisione non rientrante nel mero trattamento sanzionatorio.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Attenzione alla Confisca! La Cassazione Spiega i Limiti della Rinuncia

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette di raggiungere un accordo sulla pena tra accusa e difesa, rinunciando ai motivi di gravame. Ma cosa accade alle misure patrimoniali, come la confisca, quando si accede a tale istituto? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, stabilendo che la rinuncia ai motivi di appello si estende anche alle doglianze relative alla confisca, salvo che non sia diversamente ed esplicitamente pattuito.

I Fatti di Causa

Un imprenditore veniva condannato in primo grado per reati fiscali previsti dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, per aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte. Oltre alla pena detentiva, il Tribunale disponeva la confisca diretta di ingenti somme nei confronti delle due società a lui riconducibili.

In sede di appello, la difesa dell’imputato e la Procura Generale raggiungevano un accordo sulla pena. La Corte d’appello, in accoglimento della richiesta di concordato in appello, rideterminava la pena in due anni di reclusione (con sospensione condizionale), revocava le pene accessorie, ma confermava “nel resto” la sentenza di primo grado, lasciando quindi intatta la statuizione sulla confisca.

La Questione Davanti alla Cassazione

L’imprenditore proponeva ricorso per cassazione, contestando proprio la mancata revoca della confisca. La difesa sosteneva che la rinuncia ai motivi di appello non riguardasse la misura ablatoria e che, in ogni caso, la Corte avrebbe dovuto tener conto della prova del pagamento rateale del debito tributario, circostanza che, secondo la giurisprudenza, impone al giudice di revocare o ridurre la confisca per evitare duplicazioni sanzionatorie.

L’argomento centrale del ricorso era che il quinto motivo di appello, specificamente rivolto contro la confisca, non era stato oggetto di rinuncia esplicita nell’ambito dell’accordo sulla pena.

Le Motivazioni della Cassazione sul concordato in appello

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, offrendo una chiara interpretazione della portata del concordato in appello.

I giudici hanno innanzitutto richiamato un principio consolidato in giurisprudenza: la rinuncia a tutti i motivi di appello, connaturata all’accordo sulla pena, si estende anche alle doglianze relative all’applicazione di misure di sicurezza come la confisca. Questo perché la confisca non attiene al “trattamento sanzionatorio” (cioè la pena in senso stretto), ma costituisce un capo autonomo della decisione.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come l’istanza di concordato presentata dalla difesa fosse esplicita nel manifestare l’intenzione di “rinunciare integralmente ai motivi di appello”, proponendo unicamente una “rideterminazione della pena”. Anche il verbale d’udienza confermava che la rinuncia escludeva solo il punto relativo alla determinazione della pena.

Di conseguenza, la Corte d’appello ha agito correttamente omettendo di pronunciarsi sulla revoca o rideterminazione della confisca e disponendo la conferma nel resto della sentenza impugnata. La rinuncia dell’appellante ha precluso qualsiasi valutazione nel merito sulla questione della confisca, anche a fronte dei pagamenti effettuati all’erario.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica per difensori e imputati. Quando si valuta l’opportunità di accedere a un concordato in appello, è fondamentale avere piena consapevolezza che la rinuncia ai motivi, se non diversamente specificato, è totale e comprende anche le statuizioni diverse dalla pena detentiva, incluse le misure patrimoniali. Se l’intenzione è quella di ottenere una modifica anche sulla confisca, tale punto deve essere oggetto di specifica negoziazione ed essere esplicitamente escluso dalla rinuncia generale. In assenza di tale precisazione, l’accordo sulla pena cristallizza anche la misura ablatoria disposta in primo grado, precludendo ogni successiva contestazione.

Cosa succede alla confisca quando si raggiunge un concordato in appello?
Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di concordato in appello implica una rinuncia a tutti i motivi di gravame, compresi quelli relativi alla confisca. Pertanto, se non diversamente pattuito, la confisca disposta in primo grado viene confermata.

È possibile escludere la confisca dalla rinuncia legata al concordato in appello?
Sì, ma deve essere fatto esplicitamente. La parte che propone il concordato deve specificare che la rinuncia ai motivi di appello non si estende alla contestazione sulla misura della confisca. In mancanza di tale riserva, la rinuncia si considera integrale.

Se l’imputato sta pagando il debito tributario, la confisca viene automaticamente revocata con il concordato in appello?
No. La sentenza chiarisce che la rinuncia ai motivi di appello, implicita nel concordato, impedisce al giudice di esaminare nel merito la questione, anche se vi è la prova del pagamento del debito. La questione procedurale della rinuncia prevale sulla valutazione sostanziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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